Una situazione economica e sociale del Paese difficile, una microcriminalità presente nel quotidiano del tessuto sociale e l’incertezza per il futuro dominano i timori degli argentini e della classe media che arrivi nuovamente, come o forse peggio del 2001, una profonda crisi che in passato li ha portati a emigrare verso Italia, Spagna e Stati Uniti soprattutto.

In piena campagna per le presidenziali e con una economia che vede inflazione e incremento dei prezzi fuori controllo, abbiamo potuto parlare con Genaro Trovato, dirigente sindacale di grande esperienza nel sindacalismo della Città Autonoma di Buenos Aires, Capitale Federale della Repubblica Argentina, responsabile finanziario del SUTECBA,  che rappresenta lavoratori che operano  per lo Stato nei suoi tre poteri, Esecutivo, Legislativo e Giudiziario.

Braccio destro del Segretario Generale del SUTECBA, Amadeo Genta, è anche membro del consiglio di amministrazione della Confederazione Generale del Lavoro (CGT), la più grande centrale sindacale d’Argentina come Segretario Generale COEMA (Confederazione dei lavoratori e degli impiegati statali comunali di tutta l’Argentina). È uno dei più importanti leader sindacali dell’Argentina di oggi.

Gerardo Trovato fra Daniela Pezzutti ed Elvira Tocci, avvocate di Sutecba

Trovato, innanzitutto cosa significa sindacalismo oggi in Argentina?

«In primo luogo, voglio sottolineare che il sindacalismo in Argentina ha una grande importanza istituzionale ed è pienamente riconosciuto nella Costituzione nazionale, nei Trattati internazionali dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, ILO, e nelle leggi rilasciate di conseguenza.

I diritti di istituire organismi sindacali, contrattazione collettiva con i datori di lavoro sulle condizioni di lavoro e i salari, il ricorso a scioperi e altre misure di azione diretta, sono valori fondamentali nella vita dell’Argentina e la loro violazione o limitazione ha prodotto reazioni molto gravi nei colleghi e compagne organizzate, in tempi di dittature o governi militari insensibili al rispetto dei diritti sindacali e sociali. Nel dopoguerra, si sviluppò in Argentina un movimento politico e sociale profondamente umanista, fondato sulla giustizia e sulla solidarietà e ispirato alla dottrina sociale della Chiesa, emergendo dalla grave situazione in cui versavano i settori salariati delle città e delle campagne.»

Qual è il rapporto tra sindacalismo e Peròn?

Genaro Trovato

«Data l’esistenza di un capitalismo selvaggio, che impedì lo sviluppo dell’Argentina, nacque il giustizialismo, che ebbe come direttore d’orchestra il generale Juan Domingo Peron che ha cambiato la vita istituzionale, collettiva e individuale del popolo argentino.

All’interno di questo quadro generale, le entità sindacali cominciarono a garantire i diritti di tutti i lavoratori e lavoratrici, partecipando all’esecutivo, al legislativo e in ambito aziendale con progetti, collaborazioni su temi relative alle loro funzioni quali la salute, l’istruzione, la ricreazione, turismo sociale, cultura e manifestazioni artistiche.»

Come e quando ha iniziato a operare al SUTECBA?

«Nel mio caso ho sviluppato la militanza sindacale nella lotta rivendicativa dei colleghi che si impegnavano a Buenos Aires, capitale federale dell’Argentina. Al principio avevamo lo status di organizzazione di livello istituzione dello Stato Municipale e dopo il 1994 con la riforma dello statuto costituzionale che introdusse la Città Autonoma di Buenos Aires, assumemmo la conformazione che è giunta fino ai giorni nostri.

Il SUTECBA è l’organizzazione sindacale dove ho iniziato come delegato fino a raggiungere la leadership nel Consiglio di amministrazione come Segretario delle finanze, attraverso un processo democratico fondato su libere elezioni e con il voto degli iscritti. Comunque ho ancora il cuore di un militante e, nonostante la carica che ricopro, continuo a combattere per i miei compagni e le mie compagne con tutta la mia energia, capacità, valori solidali, giustizialisti e democratici.»

A più di 75 anni dalla nascita del peronismo, qual è la situazione di quel movimento, oggi?

Buoenos Aires – Da Pexels (Ana Benet)

«Ci sono due premesse essenziali. La prima che il peronismo o giustizialismo è sempre salito al potere attraverso libere elezioni, democratiche e senza proscrizioni.

La seconda che in quel periodo ci furono anche inframezzate dittature militari (dal 1955 al 1973 e dal 1976 al 1983) e tre governi civili diversi dal peronismo (dal 1983 al 1989; dal 1999 al 2001 e dal 2015 al 2019).

Con i militari vi furono repressione, torture, sequestri, morti e violazione dei diritti umani, politici e sociali e gli altri tre governi civili, sebbene arrivassero democraticamente al potere, non ebbero la forza di soddisfare le esigenze del popolo argentino.»

Che aspettative vede dal suo osservatorio al SUTECBA alle prossime presidenziali?

«Le prossime elezioni significano una nuova speranza per il popolo argentino, e come sempre, l’unione continuerà a difendere e rivendicare i diritti dei lavoratori. L’organizzazione dei lavoratori è la migliore difesa contro gli abusi di potere, il movimento operaio è la colonna vertebrale del movimento peronista e rappresenta l’idea, il significato e sentimento del Paese che desideriamo e di cui c’è bisogno per raggiungere l’unità nazionale.

Come diceva il generale Peròn, “l’Unionismo, visto dal punto di vista sindacale e non politico, è un sentimento, un sentimento naturale dell’unione degli uomini nella fratellanza e solidarietà. A questo appartiene, come la famiglia, per un diritto naturale”.»

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