Domenica 25 giugno al Festival di Cinema Africano e oltre sono stati presentati i primi quattro cortometraggi della sezione Africa Short. Le selezione sarà valutata da ben tre giurie (Internazionale, Studenti e Studentesse dell’Università di Verona e 37135, prefisso del quartiere veronese di Borgo Roma) ed è composta da 20 opere provenienti dalla Repubblica democratica del Congo e dalla Tunisia, dall’Egitto e dal Ghana, dall’Algeria e dal Rwanda, dal Togo e dal Sudafrica, dal Mali e dal Senegal, dal Marocco e dall’Etiopia.

Aboula Ngando diretto da Marcus Onalundula ha aperto la serata. Questo cortometraggio tramite la commedia ci porta nella difficile situazione socio-economica della Repubblica democratica del Congo. Seguendo il tragicomico Aboula Ngando e le sue disavventure tra amanti e portafogli rubati, scopriamo le varie facce di un Paese e del suo popolo: da una parte pronto ad aiutare chi è sommerso dai debiti e dall’altra abile a rubare e far perdere le proprie tracce. La critica sociale che Onalundula mette in scena resta però in superficie, privilegiando il tono scanzonato che ha strappato più di una risata al pubblico.

Dibattito con il critico Giuseppe Gariazzo, il regista Lotfi Achour e Giusy Buemi, della direzione artistica del Festival. Foto di Gandino Marocchio.

Indipendenza femminile e tragedie sconosciute

Di ben altro spessore cinematografico è What We Don’t Know About Miriam, cortometraggio diretto da Morad Mostafa. Siamo in Egitto e la protagonista Miriam soffre di dolori al ventre e perde copiosamente sangue mentre si trova in ospedale con suo marito. Dopo la visita medica, la diagnosi farà scattare un conflitto tra la coppia. Come esplica il titolo del lavoro di Mostafa, il fulcro del racconto risiede nel “non detto” ovvero in quello che non conosciamo di Miriam, la cui parola e pensiero sono castrati da una società fallocentrica che favorisce il parere maschile sopra ogni cosa.

Muovendosi nel filone teorico-estetico che guarda al cinema europeo dei Fratelli Dardenne e perciò un’idea di cinema che pone al centro la progressione narrativa, Mostafa sviluppa un racconto attento alle dinamiche sociali dell’oggi. Indipendenza femminile, libertà di parola e perciò di scelta sono solo alcuni dei temi che in 25 minuti What We Don’t Know About Miriam tocca, mostrando una sensibilità nei confronti delle immagini che non ha nulla da invidiare a titoli blasonati, su tutti La scelta di Anne di Audrey Diwan. 

Durante la proiezione di What We Don’t Know About Miriam. Foto di Emanuele Antolini.

Una panoramica su una distesa di rifiuti, una visione dell’Africa ben distante dall’idea collettiva che il pubblico può avere nei confronti di questo vasto e sconosciuto continente. Inizia così TsuTsué di Amartei Armar, cortometraggio ghanese in selezione anche al Festival di Cannes. La tragedia però non è solo una quinta teatrale, ma si sviluppa attorno ai due protagonisti Sowah e Okai, due ragazzi che hanno perso in mare il loro fratello maggiore. Il rimando è plateale, le morti di questo genere purtroppo sono all’ordine del giorno e TsuTsué sottolinea una cosa scontata ma che spesso è messa in secondo piano dalla narrazione mediatica: dietro ogni persona annegata c’è una famiglia che piange. 

Una storia vera straziante

La serata si è conclusa infine con Angle Mort di Lotfi Achour. Il cortometraggio è una confessione post-mortem basata sulla vera storia – come spiegato dallo stesso regista dopo la proiezione – di Kamel Matmati, la cui morte per tortura venne riconosciuta dallo stato tunisino solo nel 2016, ovvero 25 anni dopo il brutale evento. Tramite una regia che mescola l’animazione a immagini reali, Lotfi Achour costruisce un racconto straziante, che fa dell’uso della parola l’elemento cardine per sviscerare un pezzo di storia dello Stato tunisino. La speranza in Angle Mort si assopisce nel grigio scuro delle immagini, vanificando una ricerca di giustizia che in uno Stato dittatoriale, come quello governato da Ben Ali, non troverà mai spazio e luogo, come il corpo di Lotfi Achour.

Questa sera, lunedì 26 giugno, il concorso continua con 4 cortometraggi (Kelasi, Toute La Nuit, Young Man Rumble e Lions). A fine serata ci saranno inoltre gli interventi del regista di Lions Beru Tessema e del produttore, nonché attore di Young Man Rumble, George Adindu, pronti a dialogare con il pubblico. In caso di pioggia le proiezioni si terranno al chiuso all’interno della sala della Chiesa di Santa Teresa. Biglietto festival 5 euro.

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