Il 12 giugno, in occasione della Giornata Internazionale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, UNICEF Italia, ha presentato il primo Report statistico sul lavoro minorile nel nostro Paese.

Il Report è stato redatto sulla base dei dati dell’INAIL e dell’INPS, in seguito elaborati dal Laboratorio di Sanità Pubblica per l’analisi dei bisogni di Salute della Comunità dell’Università degli Studi di Salerno.

Copertina del Rapporto Unicef Italia

Questa indagine si inserisce in un più ampio percorso che ha visto UNICEF Italia impegnata in un percorso di sensibilizzazione sulla tutela e sulla sicurezza del lavoro delle persone minori di età.

Già nel giugno 2022 era stato avviato l’Osservatorio Unicef per la prevenzione dei danni alla salute da lavoro minorile, proprio allo scopo di contrastare lo sfruttamento degli adolescenti e tutelare la legalità.

A febbraio di quest’anno, inoltre, era stato firmato un protocollo con il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per unire le forze nella raccolta, il monitoraggio e l’analisi dei dati su questo tema, operazione fondamentale per valutare i principali rischi per la salute e di conseguenza sensibilizzare maggiormente sia i datori di lavoro, sia i giovani lavoratori.

I dati

Il rapporto esamina i dati sul lavoro minorile e gli infortuni da lavoro in Italia nel quinquennio 2017-2021, distribuiti per età, regione e genere.

Foto di Myicahel Tamburin, pexels.com

Nel 2022 si sono contati 69.601 i lavoratori minorenni tra i 15 e i 17 anni, in aumento rispetto ai 51.845 del 2021 e ai 35.505 del 2020.

Le cinque regioni con il maggior numero di ragazzi fino a 19 anni occupati complessivamente sono: Lombardia (240.252), Veneto (155.987), Emilia Romagna (134.694), Lazio (119.256) e Puglia (108.867).

Il maggiore impiego di lavoratori di sesso maschile entro i 19 anni (193.138) rispetto a lavoratrici di sesso femminile (117.149), mostra la tendenza delle ragazze a proseguire e completare almeno la scuola secondaria.

Ma è anche vero che per le giovani donne che decidono di abbandonare gli studi, ottenendo al più un titolo secondario inferiore, le possibilità di occupazione rispetto ai loro coetanei maschi sono di gran lunga minori (20,8% rispetto a 41,9%).

Gli infortuni per zona ed età. Alcune riflessioni.

La Regione Veneto rappresenta la prima Regione per infortuni con esito mortale. Al contrario, Abruzzo, Basilicata, Sardegna, la Provincia autonoma di Trento e la Valle d’Aosta non registrano nessun infortunio con esito mortale nel quinquennio preso in esame.

Gli infortuni con esito mortale sono fortemente sbilanciati verso la fascia di età 15-19 anni. Tra il 2017 e il 2021 sono stati ben 74 i ragazzi morti in incidenti sul lavoro. La maggior parte di loro, 67, aveva un’età compresa tra 15 e 19 anni, gli altri 7 meno di 14.

Nel periodo compreso tra il 2017 e il 2021 le denunce di infortunio di minorenni sotto i 19 anni presentate all’Inail a livello nazionale ammontano a 352.140.

Emerge un divario territoriale rappresentato da un Nord Italia caratterizzato da elevati tassi di denuncia di infortuni sul lavoro da parte dei minorenni, e da un Sud Italia e isole caratterizzati da numeri nettamente inferiori di denunce.

Foto di Aedrian, unsplash.com

Inoltre il numero maggiore di denunce di infortunio effettuate da lavoratori di età pari o minore a 14 anni potrebbe evidenziare carenze nelle procedure per la sicurezza sul lavoro quando questo esula da forme contrattuali previste dalla legge.

Ricordiamo, infatti, che in Italia l’età minima per l’ammissione al lavoro non può essere inferiore all’età in cui termina la scuola dell’obbligo, che corrisponde a 16 anni.

La differenza nel numero di denunce per territorio e l’elevato numero di infortunati di età tra i 14 e i 15 anni, dimostra che quando si parla di lavoro minorile, si rischia sempre di incappare in situazioni di irregolarità.

Come ha sottolineato Carmela Pace, Presidente del Comitato Italiano per l’UNICEF, nella presentazione del report, il senso ultimo di questo lavoro è proprio “la diffusione di una cultura della prevenzione, contrastare lo sfruttamento degli adolescenti e tutelare la legalità”.

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