Nel corso dell’evento universitario Together Green Week  per la promozione di una Verona sostenibile, il 30 maggio scorso, è stato presentato il progetto èVRgreen, pensato dall’amministrazione comunale e sviluppato con la collaborazione dei Dipartimenti di Biotecnologie  e  Scienze Umane dell’Università di Verona. Progetto da portare avanti nell’ambito della transizione ecologica della città.

L’assessore

Per l’assessore alla transizione ecologia Tommaso Ferrari, «Quando parliamo di cambiamenti climatici entriamo in una sfera molto complessa che ha a che fare con moltissimi aspetti della città (mobilità energia  adattamento  e mitigazione dei cambiamenti climatici, la resilienza). In città» aggiunge «abbiamo finora vissuto una cultura dove la natura è vissuta come residuale. Ora la grande sfida è riconoscere il suo fondamentale ruolo e ibridare i sistemi cittadini».

Il progetto èVRgreen, sostiene l’assessore «affronta in parte questa complessità ponendosi l’obiettivo di monitorare la qualità dell’aria in modo più specifico» […] «monitorare il verde attuale non solo nelle aree pubbliche ma anche in quelle private» nello stesso tempo «settare dei bioindicatori (forme che ci regala la natura come l’apicoltura urbana) che ci permettono di capire lo stato di salute dell’ambiente».

«Molto spesso» ha ricordato Ferrari «lamentiamo scelte politiche non supportate dai dati. Qualsiasi strategia senza dati a supporto è una strategia monca nel senso che va implementata e poi monitorata per vedere se si va nel verso giusto. Si tratta di un metodo nuovo» e aggiunge «vogliamo che il legame scientifico con l’università diventi fondamentale  per elaborare programmi a lungo termine della città».

Gli scienziati

Flavia Guzzo, docente di Botanica generale al dipartimento di Biotecnologie, spiega: «Perché intendiamo forestare Verona? Non solo perché le piante sono belle ma anche perché sono in grado di fornire una serie di servizi ecosistemici, alcuni importantissimi, essenziali su larga scala, ma anche  alcuni molto concreti all’interno della città, di prossimità, come l’abbassamento della temperatura, la riduzione delle polveri sottili nell’aria e l’aumento della biodiversità».

In particolare, nota la professoressa «il rapporto piante-temperatura è spesso semplicisticamente ridotto a “le piante fanno ombra”. Non si sta parlando di questo ma di una cosa più potente e ben più utile».  Le piante, a causa dell’evaporazione dell’acqua attraverso le foglie, funzionano da «veri e propri climatizzatori», riducono la temperatura urbana svolgendo un ruolo essenziale per mitigare gli effetti dell’ormai accertato cambio climatico e riscaldamento ambientale.

A supporto interviene Linda Avesani docente di Genetica agraria: «È ormai dimostrato che le isole di calore hanno un importantissimo impatto sulla salute così come il contenuto delle polveri sottili PM2.5 e PM10 nell’aria».

In particolare le PM2.5, che per la loro finezza possono raggiungere  in profondità gli organi interni del nostro corpo, sono le più pericolose. A Verona la concentrazione delle polveri PM2.5 nell’aria superano spesso la soglia limite indicata dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Di qui la necessità di monitorare con più precisione il fenomeno per prendere le decisioni efficaci.

«Non bastano i servizi ecosistemici che la forestazione può dare alla città» sostiene Leonardo Latella, curatore Responsabile Collezioni Naturalistiche del museo di storia naturale, e aggiunge «Non basta piantare un albero. Bisogna sapere che albero è, occorre che l’albero possa vivere autonomamente, che nesessita del vento e degli animali per favorire la sua riproduzione». Inoltre «Se selezioniamo gli animali creiamo degli squilibri. Gli insetti sono regolati da uccelli, gli uccelli dai predatori e così via in un delicato processo di autoregolazione naturale. La biodiversità va gestita nel suo complesso».  

Il filosofo

Per Federico Leoni, insegnante di antropologia filosofica all’Università degli Studi di Verona, è importante l’idea di sé e della realtà nella quale si è inseriti dove «i limiti del tuo linguaggio sono i limiti del tuo mondo. A seconda delle parole che usi disegni il mondo che puoi frequentare, maneggiare, condividere. Se utilizziamo parole vecchie abbiamo anche un mondo vecchio».

Ad esempio: «L’idea che la parola CITTA’ porta con sé ha un retaggio nobile, illustre e nello stesso tempo pericoloso. Storicamente, almeno in Europa occidente, la città si è costruita con uno spazio di eccezione, uno spazio strappato alla natura, chiuso, protetto, sta ad indicare l’eccezionalità di questo spazio ma anche il pericolo nel senso che più chiudi più fai di quello che resta fuori o un nemico o una risorsa  indefinitamente, illimitatamente disponibile».

Come sta cambiando l’idea di città

«Qui» spiega Leoni «siamo di fronte ad un’operazione che inverte questo funzionamento, porta la natura dentro, gli alberi all’interno, produce una ibridazione che funziona in modo capovolto rispetto al modo in cui storicamente sono organizzate le città e storicamente hanno funzionato le parole che raccontano la città: la cinta urbana, le mura […] Tutto un armamentario logico, retorico, esistenziale, psicologico che ha a che vedere con l’eccezionalità della città e anche con l’eccezionalità dell’abitante della città, il quale è un essere speciale, un essere che non ha destino comune con quello che è rimasto fuori, diventato nemico, distesa inerte».

Il filosofo sintetizza: «Quello che si sta facendo è decostruire questa opposizione, immaginare la città come uno spazio ibrido» e conclude: «Pensare la città permeabile, l’essere umano come non eccezionale e la tecnica come produttrice di natura sono concetti nuovi che mancano nel nostro vocabolario concettuale. È anche un compito politico nel senso che si relaziona con il modo in cui la città pensa se stessa».

Il pubblico

In conclusione dell’incontro il progetto èVRgreen viene percepito come parte di un passaggio culturale vasto, profondo, complesso, con molte sfaccettature, che coinvolge attivamente ciascun cittadino, fondamentale per far accrescere la cultura della città e realizzare programmi sostenibili a lungo termine di contrasto al cambiamento climatico.

Non sorprende che Il pubblico presente in sala abbia chiesto di procedere celermente.

© Riproduzione riservata

Leggi anche: Verona in prima linea nella ricerca sulla biodiversità