Ciò che vive, bios, e ciò che viene creato, techne: il rapporto tra l’essere vivente, la sua produzione e la ricaduta di essa sull’ambiente naturale è il tema che permea il nuovo allestimento delle opere d’arte della collezione AgiVerona di Giorgio e Anna Fasol nella sede di Ca’ Vignal 3 dell’Università di Verona. A distanza di tre anni dall’inaugurazione di Contemporanea/Contemporanei, esposizione stabile allestita alla fine del 2019 al polo universitario di Santa Marta, l’università di Verona torna a raccontare la cultura del nostro presente attraverso l’arte e i linguaggi della contemporaneità, rendendo protagonisti il corpo, l’ambiente e la tecnologia.

L’allestimento permanente delle opere della collezione Fasol, promosso dalla Commissione Contemporanea dell’ateneo scaligero, crea un ponte di comunicazione non solo tra i poli umanistico e scientifico, ma anche tra l’Istituzione accademica e una realtà associativa del territorio. Infatti la curatela vede affiancati Luca Bocchicchio, docente di arte contemporanea dell’università scaligera e Jessica Bianchera, presidente dell’associazione Urbs Picta, e mette in dialogo due attori che, da qualche anno, concorrono alla divulgazione dei linguaggi dell’arte contemporanea in città, grazie ad attività rivolte tanto agli specialisti della materia, quanto agli appassionati.

Porte aperte al contemporaneo all’ateneo veronese

Come ricordato dal professor Riccardo Panattoni, presidente delle Commissione Contemporanea, l’impegno dell’ateneo nell’organizzazione di allestimenti stabili della collezione Fasol nelle sedi universitarie e di un palinsesto di attività dedicate ai linguaggi del nuovo millennio si pone come obiettivo la creazione di un museo universitario diffuso, che possa dialogare con i pubblici interessati all’arte contemporanea e alle sue forme, un bacino sempre più in crescita negli ultimi anni. L’università di Verona, grazie alla collezione Fasol e alla Commissione Contemporanea, entra così di diritto nel novero degli atenei italiani pionieristici, che aprono le porte allo studio della cultura del contemporaneo, come il Campus di Fisciano dell’università di Salerno e il Museo-laboratorio di Arte contemporanea dell’università Sapienza di Roma.

Andrea Galvani, Il muro del suono #6, 2005-2006, stampa fotografica su carta Kodak Ultra Endura su alluminio dibond, edizione 4/5, courtesy l’artista e AGIVERONA Collection, © Andrea Galvani Studio

L’arte racconta la ricerca scientifica

Le ventinove opere esposte sono state selezionate dai curatori per raccontare i temi di ricerca scientifica che ogni giorno coinvolgono docenti e studenti nella sede di Ca’ Vignal 3, sperimentando il linguaggio dell’arte contemporanea come veicolo narrativo. Le artiste e gli artisti che Giorgio e Anna Fasol hanno scelto di sostenere grazie alla creazione di una collezione d’eccellenza e di ricerca – i cui orientamenti non risultano mai scontati – diventano i divulgatori di tematiche di stretta attualità, che superando il mero valore estetico dell’opera, comunicano gli interessi, i dubbi e le speranze delle nuove generazioni.

Bios Techne, come ricorda il magnifico rettore Pierfrancesco Nocini, integra gli spazi allestiti di Santa Marta, raggiungendo numeri straordinari di esposizione. «Con oltre cento opere ormai distribuite nei diversi edifici dell’università, le nostre studentesse e i nostri studenti possono vivere la loro esperienza di studio immersi nelle proficue sollecitazioni che l’arte contemporanea ha sempre stimolato».

Il corpo come veicolo di scambio tra forme viventi e ambiente, l’evoluzione delle tecnologie, la sostenibilità delle azioni dell’uomo e la salvaguardia delle risorse naturali sono i temi cardine del progetto che guida lungo il percorso espositivo, con uno sguardo sfaccettato sul rapporto che sussiste tra l’uomo e l’ecosistema.

Biodiversità, paesaggio, tempo

Nella hall di Ca’ Vignal 3 l’opera Performing Atlante Energetico di Elena Mazzi introduce l’esposizione con un focus sulla biodiversità del territorio italiano, focalizzandosi sul tema della coltivazione del riso in Piemonte, dove il chicco diventa espressione di un territorio, ma anche di una società e motore energetico essenziale per gli esseri viventi che sono parte di un sistema ambientale.

Accanto, Loris Cecchini, con Waterbones, propone un oggetto che richiama alla mente elementi biologici, da una forma molecolare, a una ragnatela, a un’aggregazione corallina, un gioco tra macroscopico e microscopico che si pone come immagine simbolica del dipartimento che ospita l’esposizione.

Adelita Husni-Bey, A Treesitting Archive, 2008 c-prints su carta matt, serie di 5 fotografie, edizione 3/5, courtesy AGIVERONA Collection.

Queste prime due opere conducono alla prima sezione della mostra, dove il tema dell’ambiente si fa portante. Il paesaggio entra in dialogo con il concetto di tempo grazie all’opera di Andrea Galvani, Il muro del suono #6, in cui l’illusione diviene protagonista, grazie a un sistema di fotografie a matrioska: lo scorcio di paesaggio scelto e fotografato dall’artista durante un viaggio tra il Friuli-Venezia Giulia e la Puglia viene stampato, montato su un pannello fotografico e ricollocato nel medesimo luogo a distanza di un anno dal primo scatto. Il risultato è un’immagine del tempo trascorso che entra in collisione con il tempo presente, un paesaggio passato costretto nei confini geometrici di un pannello fisico che entra in dialogo con un paesaggio che confini non ne ha, sia nel tempo che nello spazio.

Sullo scalone di accesso al primo piano, l’opera Treesitting di Adelita Husni-Bey racconta l’impegno civile per l’ambiente, catturando l’essenza dei movimenti di denuncia contro lo sfruttamento delle risorse naturali. Oggetto delle fotografie sono infatti i manufatti degli attivisti inglesi, che costruiscono villaggi sugli alberi di Tintore e di Stanton Moore nel Regno Unito per salvarli dall’abbattimento.

La violenza dell’uomo sui popoli e l’ambiente

Al secondo piano, un’opera irriverente di Invernomuto, intitolata Still da video, si presenta nelle forme di un vecchio dispenser per bevande, trasformato dal collettivo in un oggetto di denuncia della contaminazione violenta di un territorio da parte dell’uomo.

La stampa digitale su plexiglass sul fronte mostra un monumento di epoca fascista collocato dall’esercito italiano ad Addis Abeba durante l’occupazione degli anni Trenta. Dopo la sconfitta dell’Italia, l’ultimo imperatore d’Etiopia scelse di mantenere quattordici gradini della struttura, in memoria degli anni di giogo del regime nel paese, aggiungendo un piccolo leone, simbolo dell’Etiopia liberata. In filigrana si svolge inoltre un racconto, che traccia una linea sottile tra Vernasca – città di origine degli artisti –, l’Etiopia e la Giamaica, sfruttando il concetto di contaminazione non solo in ambito scientifico ma anche storico.

Un soldato italiano tornò ferito a Vernasca nel 1936, dove fu celebrato il suo rientro attraverso un rogo pubblico dell’effige di Hailé Selassié, l’ultimo imperatore d’Etiopia, considerato discendente del re Salomone dagli etiopi e il nuovo Messia dal culto rastafariano, che si era sviluppato in Giamaica negli anni Trenta. Accanto al dispenser sono quindi collocate alcune casse di bottiglie di acqua contaminata del Mediterraneo, a testimonianza della tossicità degli interventi violenti dell’uomo, siano essi rivolti all’ambiente o alle altre culture.

Sandrine Nicoletta, January 20, 2005: therefore we shall sleep well, 2005
barile, lampadina, stampa su alluminio, edizione 1/3, courtesy AGIVERONA Collection.

Di orientamento storico-politico anche January 20, 2005: therefore we shall sleep well di Sandrine Nicoletta: un barile creato per lo stoccaggio del petrolio simboleggia l’unità finanziaria di riferimento alla base dell’economia mondiale odierna e, allo stesso tempo, il seme della discordia che porta inevitabilmente alla guerra e alla sopraffazione tra i popoli.

Il titolo dell’opera “perciò dormiremo bene” fa infatti riferimento al 20 gennaio del 2005, quando George W. Bush, durante il discorso inaugurale del suo secondo mandato presidenziale, comunicò il proseguimento del conflitto in Iraq, iniziato nel 2003.

La scienza nelle sue forme più complesse e di ricerca chiude l’esposizione con Background inside platform through M influence (White) di Luca Pozzi, una spugna marina intrisa di pigmento bianco posta su un campo a levitazione elettromagnetica, ricoperto di acqua distillata dove la forma nera e quadrata della base dell’opera ispirata a Kazimir Malevič dialoga con le ricerche scientifiche contemporanee come la “Gravità Quantistica a Loop” di Carlo Rovelli e la “M” Theory di Edward Witten.

Pozzi, attraverso la sua opera, mira a smaterializzare l’oggetto, facendo evaporare il suo ambiente naturale di provenienza.

Luca Pozzi, Background inside platform through M influence (White), 2009, campo a levitazione elettromagnetica, alluminio, linoleum, acqua distillata, spugna marina intrisa di pigmento bianco, courtesy AGIVERONA Collection

In occasione dell’apertura della mostra Bios techne. Corpo ambiente e tecnologia, l’Università di Verona ha inaugurato il sito ufficiale www.contemporanea.univr.it dove è possibile reperire tutte le informazioni e le immagini delle opere allestite nelle sedi di Santa Marta e Ca’ Vignal 3 e rimanere aggiornati sulle attività proposte dall’ateneo per la promozione dell’arte contemporanea a Verona, tra cui il calendario aggiornato delle visite guidate. Stay tuned!

© RIPRODUZIONE RISERVATA