Un progetto pensato per i ragazzi dai 14 ai 18 anni, che hanno sentito maggiormente la mancanza di relazioni e di contatto diretto a causa del lockdown e della didattica a distanza, sta per iniziare grazie a Fondazione Aida.

Off Line – ritrovarsi a teatro, finanziato dalla Regione Veneto, ha l’obiettivo di far riscoprire le relazioni mancate durante questi mesi di pandemia. il primo dei corsi gratuiti partirà il 23 settembre, mentre i laboratori, che coinvolgeranno gruppi fino a 15 ragazzi ciascuno, Inizieranno entro la metà di ottobre all’interno di spazi messi a disposizione dalla rete di enti, associazioni e scuole coinvolti, presso i comuni di Buttapietra, Castelnuovo, Santa Lucia, Garda, Tregnago, Villafranca e nella frazione di Chievo. Ogni Comune definirà un proprio percorso con un focus sulla conflittualità, l’interpersonalità, il rapporto del sé con il gruppo e la società, l’autoanalisi (per informazioni e iscrizioni, rivolgersi a formazione@fondazioneaida.it, tel. 045.8001417).

Ragazzi e ragazze a rischio isolamento

Lo scenario del disagio adolescenziale registrato dal servizio psicologico InOltre della Regione Veneto, impegnato nella lotta alle conseguenze psichiche dovute al Covid, È preoccupante. Secondo i loro dati, sono 136 i ragazzi a rischio suicidario, messi in difficoltà proprio dall’isolamento sociale e dalla mancanza di attività, che hanno richiesto aiuto agli psicologi di InOltre.

Anche un’indagine di Save the Children dimostra quanto gli adolescenti, in modo particolare, abbiano sofferto la mancanza di rapporti e le relazioni in presenza con gli amici, a scuola e nelle attività extracurricolari, come lo sport, la musica, il teatro e l’associazionismo.

Il 46% dei ragazzi intervistati da Save the Children ha definito l’anno passato come “sprecato” a causa della DAD e della sospensione di tutte le attività. È un segno che sia proprio la generazione della socializzazione 4.0 a capire il valore delle relazioni con i coetanei.

La risposta di Off line – Ritrovarsi a teatro

«Sicuramente il teatro non è la cura, ma è una disciplina mediata attraverso il gioco per acquisire la consapevolezza di sé, dell’altro, della società e della libertà – spiega Leonardo Sartori, direttore organizzativo di Fondazione Aida -. È un gioco serio che vuole rispondere alle esigenze dei giovani dialogando con le comunità educanti dei vari territori, per proporre il percorso più adatto, ripartendo dalla propria storia, dalla propria identità, prima che da ogni altro aspetto.»

Nei laboratori si useranno la scrittura, il corpo e la voce, per lavorare su diverse tematiche, si porteranno in scena grandi classici e frammenti della drammaturgia, confrontandosi in gruppo sulle emozioni e le storie vissute durante il periodo del lockdown.

Una generazione in dialogo con Ifigenia

Di solitudine, isolamento, relazioni si sono occupati anche i ragazzi e le ragazze coinvolti nel progetto di Spazio Teatro Giovani con “Laboratorio Ifigenia”, che ha portato alla messa in scena di Ifigenia#generazionesacrificio, al Teatro Romano il 1 settembre 2021 scorso all’interno del programma dell’Estate teatrale veronese.

«Da sempre, anche prima dell’emergenza sanitaria, il teatro è importante per i ragazzi, soprattutto nei momenti di passaggio – affermano Silvia Masotti e Camilla Zorzi di Spazio Teatro Giovani -. È il contesto in cui le scene e gli attori parlano allo spettatore, o dove nel gruppo il singolo mette a disposizione le proprie risorse, già consapevoli, o sconosciute. È lo spazio sicuro dove si possono vestire i panni di altri individui. Perché a teatro, come nella vita reale, corpo e profondità di riflessione sono necessari.»

Una scena tratta dalle prove alla scuola Spazio Teatro Giovani.

E Ifigenia#generazionesacrificio è stato la sintesi di un anno di laboratori e riflessioni sul teatro, sugli strumenti della comunicazione, sulla letteratura e sul corpo. Definito come la «rivincita di due anni faticosi», ha ripreso la tragedia di Euripide rielaborando i testi con un linguaggio moderno e giovane, mettendo in luce la complessità della comunicazione di oggi attraverso un dialogo tra i video del collettivo Anagoor e le scene recitate dagli attori, tra i professionisti della compagnia trevigiana, che vuole ricreare un’arte teatrale della polis, e i 18 ragazzi che hanno reinterpretato la tragedia greca ambientandola negli anni Cinquanta e Sessanta.

Il «gioco serio» del teatro, come lo definisce Sartori di Fondazione Aida, può quindi essere un modo, molto efficace, per dare nuovi strumenti e affrontare le difficoltà di un’età di per sé complessa, ora appesantita dalle limitazioni sociali degli scorsi mesi.

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