Era ora. Dopo quasi due anni di apnea, Disney consegna agli spettatori un nuovo prodotto a tema Star Wars finalmente degno di questo nome. Finalmente degno dei capisaldi di questa saga. Come, più volte ricordato, il vincolo di affetto che lega i fan alle scaramucce galattiche impone innanzitutto a chiunque si accinga a trattare della materia, un assoluto rispetto: rispetto per la Passione, primo mobile legato alla creazione, alla narrazione e alla ricezione di questi racconti; rispetto per la tradizione ormai consolidata e con uno specifico canone; rispetto per lo standard di qualità elevatissimo che Guerre Stellari esige.

Si è parlato di apnea nelle righe iniziali perché, diciamocelo francamente, con le Fiction che avrebbero dovuto fare il botto, quelle cioè incentrate su personaggi cardine e simbolo nello svolgimento degli eventi, Boba Fett e Obi-Wan Kenobi, la casa di Burbank ha toppato. Certo, leggendo quanto appena scritto, lo sprovveduto potrebbe consegnarmi le solite, inutili statistiche che, in teoria, parlano chiaro. Carta canta e dice che sono stati fra i materiali più visualizzati e che hanno riscosso, dunque, maggior successo. Tutto vero, ma in realtà nulla di più falso. È lo stesso motivo per cui, se qualcuno andasse a recuperare la lista dei primi venti film che hanno incassato di più al botteghino nella Storia del Cinema, probabilmente avrebbe un mancamento. Solo tre, quattro titoli si salvano e a buon diritto, tutto il resto potrebbe essere tranquillamente cestinato. Commento brutale, certo, ma vero, vero e, ancora, assolutamente vero. È l’eterno scontro fra Cinema ed Economia, fra Bellezza e soldo facile e ingiustificato: Emozione e Meraviglia che lottano con file di dati, noiosi, tristi, grigi.

Cassian Andor assieme al suo fidato “amico” B2EMO. Una nuova presenza meccanica di spessore entra a far parte della Galassia Lontana Lontana

Andor si schiera in tutto e per tutto a favore delle prime e lascia ai secondi solo le chiacchiere. Una serie che si inserisce, certo, in un sistema destinato continuamente a produrre, ma se guardiamo al come lo fa, beh, è chiaro ed evidente che questa volta le cose sono molto diverse rispetto al recente passato. Chi scrive questo articolo è abbastanza drastico nella valutazione riguardo a cosa deve essere considerato o non considerato Star Wars. Credo tuttavia sia lecito affermare che tutti coloro che guardano e osservano con occhio critico, razionale, competente e intelligente non potranno che essere in linea con la seguente valutazione: è Star Wars tutto ciò che dona in modo nuovo, elegante e consapevole, orientato al Futuro e, allo stesso tempo, conscio del Passato; disposto a inchinarsi di fronte alla grandezza di ciò che è stato, ma ad elevarsi come nuovo passaggio imprescindibile nello svolgimento degli eventi. Non sono Star Wars, non c’entrano nulla con Star Wars, invece, quei tentativi di emulare male qualcosa che non è riproducibile, di riscrivere la stessa storia distorcendo solamente alcuni elementi, solleticando i fan (e quelli probabilmente meno raffinati cascheranno nella trappola) per nascondere la mancanza di nuove idee e nuovi spunti. 

Tensione e paura sono dipinte sul volto del protagonista della serie, un impeccabile Diego Luna

Il vero amante della Saga, quando si trova di fronte a qualcosa di speciale, a qualcosa di perfettamente in linea con le attese, lo capisce subito. È come quando si incontra una persona con cui scatta un’imprevedibile sintonia: una sorta di sesto senso che funziona e attiva un sensore sotto la pelle. E solo per un momento che si rimane smarriti, ma, in realtà, si comprende benissimo come e perché il processo funziona. In questo caso succede esattamente la stessa cosa.

The Book of Boba Fett e Obi-Wan Kenobi bsono la quintessenza della banalità sconcertante in cui può scadere la materia stellare se maltrattata. Non servono a niente, non aggiungono nulla, anzi, semmai rovinano, sì rovinano, i racconti precedenti. Sono tristi, prive di acuti. Anche provando a cercare qualcosa di buono in quel mare melmoso, in quell’accozzaglia di spunti buttati là, non si trova. Nemmeno se la ricerca durasse una vita intera. Il poeta e magister Orazio, avrebbe usato un termine fantastico e perfetto per descrivere quelle “opere”: ovvero “lutulenta”, “cose che scorrono fangose”. E se pensiamo che se ne servì nel I sec a.C. per far riferimento ai testi di un caposaldo della letteratura latina quale è Lucilio, diventa quasi imbarazzante, da velarsi il capo e da chiedere scusa, mettere sullo stesso piano le saturae e quei derelitti sceneggiati.

Coruscant, Senato Imperiale – Mon Mothma tiene un accorato discorso in un ambiente ostile e pieno di pericoli. La senatrice è sola nella sua battaglia

Andor partiva con pronostici non proprio favorevoli, ma come avviene con le sorprese, quelle belle, ha saputo scalare in fretta la classifica delle preferenze e imporsi episodio dopo episodio nel cuore di chi crede realmente nella Forza. Sono ben dodici i tasselli che compongono questo mosaico che dall’inizio alla fine è andato formandosi senza sbavature, senza tessere di grandezza sproporzionata, in un crescendo di rara organicità. Essenziale, per una Serie TV, suscitare interesse e tenere incollati gli spettatori fino ai titoli di coda (o meglio, piccolo spoiler, fino alla scena dopo i titoli di coda presente al termine dell’ultima puntata). Andor ce l’ha fatta. E tutto questo è avvenuto grazie ad una trama, anzi a più trame davvero ben congegnate e grazie ad un incredibile cast di attori, dall’amato protagonista fino ai comprimari più o meno conosciuti, di eccezionale livello: da segnalare le performance del ritrovato e notevole Diego Luna nei panni del complesso Cassian Andor; di un’affascinante e intensa Genevieve O’Reilly in quelli drammatici della senatrice Mon Mothma; di un magistrale e poetico Stellan Skarsgård nelle vesti del vero burattinaio di tutti gli eventi, una figura tanto ambigua quanto magnetica.

Ancora Genevieve O’Railly nei panni di Mon Mothma: la maschera che il personaggio indossa è quella di una persona, solo in apparenza, sorridente e spensierata

Senza dimenticare l’inquietante Andy Serkis in una delle interpretazioni meglio riuscite e credibili della sua carriera o l’intrigante Adria Arjona a cui è affidata la parte di Bix, tanto fragile quanto determinata e coraggiosa. I caratteri sono davvero tanti e si potrebbe andare avanti quasi all’infinito passandoli in rassegna tutti. Ognuno con le proprie sfumature, ognuno con una propria anima: quanto detto per l’ultimo dei personaggi citati, infatti, calza, in realtà, a pennello per ciascuno di coloro che sullo schermo appaiono tanto o poco. È questa la vera chiave della serie: l’analisi introspettiva condotta in modo in modo magistrale dalla sapiente mano del creatore e sceneggiatore Tony Gilroy e dai registi che si alternano alla direzione dei vari episodi.

Luthen Rael interpretato dal magnifico Stellan Skarsgård: mercante d’arte o grande burattinaio della Ribellione?

Sono numerosi gli spunti che ricollegano la vicenda al filone principale, così come tanti sono quelli che dovranno essere necessariamente sviluppati nella Seconda Stagione, che a questo punto non si può che aspettare con trepidazione.

Ancora una volta, però, è doveroso dire grazie a Star Wars, grazie a George Lucas, grazie a tutte quelle persone che quelle storie le vivono prima di tutto dentro se stesse, le trasformano in qualcosa di concreto, duraturo, immortale: è la Forza della narrazione, la capacità di raccontare qualcosa, di raccontarlo nel migliore dei modi e di travolgere un animo, quello dell’uomo, sempre alla ricerca di ciò che è emozionante, bello e ineluttabilmente magico.

Lo sguardo sospettoso e seducente di Adria Arjona, alias Bix Caleen, ribelle e preziosa alleata di Andor

Immagine di copertina: Immagine promozionale della Serie TV. I dodici Episodi sono ora disponibili su Disney+

Tutte le immagini sono state prese dalla Pagina Facebook Ufficiale di Star Wars.

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