Coltivare l’informazione per creare consapevolezza. Questa è la motivazione dell’incontro Mafie a Nordest: il dovere di informare di venerdì 12 maggio, a cui hanno partecipato in molti tra i cittadini di Povegliano Veronese, per seguire l’Extra Festival del Giornalismo di Verona anche fuori dalle mura della città. 

Una riflessione su come i media impattano sulla nostra vita e che inizia con la domanda «Ma chi te lo fa fare?». Quando si tratta di comunicare la mafia, questa è la domanda che i giornalisti si sentono spesso chiedere e la risposta l’hanno data, tre delle personalità in prima linea nella narrazione della criminalità organizzata: Gianni Belloni (giornalista e presidente dell’Osservatorio ambiente e legalità del Veneto), Luana de Francisco (giornalista per “L’Espresso”, “Il Messaggero Veneto”) e Pierpaolo Romani (giornalista e coordinatore nazionale di “Avviso pubblico”). Il moderatore era Luigi Grimaldi, giornalista de “L’Arena”. 

Le mafie sono una questione culturale, politica, economica

Informare è il dovere dei giornalisti, essere informati è un diritto dei cittadini sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani. La questione, quindi, non è “chi ve lo fa fare”, ma come comunicare la mafia

«Le mafie comunicano e sono già dentro al flusso di comunicazione generale», spiega subito Gianni Belloni. Comunicano, in particolare, nella dimensione del mostrarsi e del «pavoneggiarsi» con l’uso di loghi, per farsi riconoscere, accreditarsi e per rafforzare la paura nei loro confronti. Il rischio, per i professionisti dell’informazione è di alimentare tali miti e creare un brand. 

Le mafie sono una questione culturale, politica, economica. Quando si parla di mafia il rischio è quello di negare o sottovalutare il fenomeno, oppure sopravvalutarlo; per questo è importante definire prima cosa sia la mafia oggi.

«Le parole, per i giornalisti, sono importanti» ribadisce Pierpaolo Romani, «con la parola mafia, cosa descriviamo?». È l’articolo 416 bis del Codice penale che risponde e chiarisce i termini corretti da usare: la mafia si configura principalmente come una forma di criminalità organizzata, clandestina, composta da uomini e donne, con eserciti e capitali privati. Oggi la mafia si presenta come un’impresa e usa la violenza, l’intimidazione e la corruzione per controllare l’economia.

La mafia del Nord 

In Veneto, in particolare, sono in corso diversi processi che coinvolgono organizzazioni criminali e ciò ci dice che la malavita nel Nordest non può più definirsi un’infiltrazione, ma è un radicamento di, ormai, trent’anni. Si parla di «mafia del Nord», specifica Luana de Francisco, ed è molto attiva, ha «complici e conniventi» tra imprenditori, professionisti e amministratori locali. 

Come le altre mafie è una questione di classi dirigenti, come affermava Pio La Torre, sostiene Pierpaolo Romani, riportando anche la vicenda del comune di Eraclea

Le mafie hanno come punto centrale del loro sviluppo le relazioni stabili. «Ad Eraclea si era consolidato un gruppo profondamente radicato nel territorio», afferma Gianni Belloni.

Un’altra città sotto il controllo della Commissione parlamentare antimafia, nel 2015 e poi nel 2019, è Verona. Negli ultimi tre anni le interdittive emesse dalla prefettura di Verona sono state venti. «A Verona e provincia non c’è un settore economico che non sia attenzionato» specifica Pierpaolo Romani.

Il problema legato alle difficoltà nell’applicazione efficace del 416bis da parte della magistratura del nord è una questione di cultura giudiziaria

Nel Veneto è cambiato qualcosa nel momento in cui negli apparati investigativi sono entrate persone che arrivano da esperienze e hanno aiutato a capire cosa sono le mafie e come combatterle.

È, infatti, un passo del percorso alla legalità, sostenuto da Avviso Pubblico, cercare di formare gli amministratori locali e lavorare con le scuole. l’obiettivo è quello di creare sensibilizzazioneconsapevolezza e soprattutto competenza.

©RIPRODUZIONE RISERVATA