Ieri mattina il clima era tutt’altro che sereno in via Merici 4, dove qualche decina di residenti si è unita all’appello lanciato dalla lista Tosi, e in particolare dalla consigliera comunale Anna Bertaia, affinché diocesi e Caritas rivedano la scelta di destinare un edificio nel rione Filippini all’accoglienza di 25 richiedenti asilo.

Parlando con i residenti, emerge un quadro di sostanziale timore su due questioni in particolare: il rischio che il numero degli ospiti possa in futuro aumentare e il pericolo che questi, annoiati dal fatto di non poter lavorare, possano “bighellonare” per le strade del quartiere, mettendo a rischio la sicurezza dei residenti.

L’esempio di Villa Francescatti

Paure facilmente superabili con i fatti: i bandi della prefettura che individuano le strutture idonee ad ospitare i richiedenti asilo sono bandi pubblici, istruiti con criteri precisi e insuperabili, quindi non è possibile che Caritas aumenti il numero previsto di ospiti che sono e rimarranno 25, dei quali 17 peraltro già ospitati in un Cas a San Zeno, che verrà chiuso.

La consigliera comunale Lista Tosi Anna Bertaia con Flavio Tosi

Riguardo poi al timore che gli ospiti possano creare disagi ai residenti, l’esperienza dell’accoglienza di circa 50 profughi da parte di Caritas a Villa Francescatti, nel quartiere di San Giovanni in Valle, sembrerebbe smentirne la fondatezza: il progetto, durato 3 anni, ha visto il quartiere accogliere i richiedenti asilo senza il minimo problema di sicurezza, e non risultano disagi di alcun tipo segnalati dai residenti.

I richiedenti asilo sono infatti inseriti in programmi di accoglienza strutturati, che prevedono varie attività che favoriscono l’integrazione di coloro che sono in attesa di vedere regolarizzata la loro permanenza nel Paese.

Richiesta di chiarezza

Caritas svolge da anni questo tipo di attività, con risultati positivi sul piano dell’integrazione ampiamente verificabili e dettagliati dalla stessa organizzazione sui suoi canali di informazione pubblici, e con centri di accoglienza disseminati in più zone della città dove non risulta siano mai emerse problematiche di sicurezza legate alla presenza sul territorio dei richiedenti asilo coinvolti nei progetti.

La consigliera Anna Bertaia, presente al sit-in con Flavio Tosi, ha risposto così alla nostra domanda su come sarebbe possibile che il numero di ospiti aumenti in modo incongruo rispetto a quanto stabilito dal bando predisposto dalla prefettura, e quale interesse avrebbe Caritas ad ospitare più persone rispetto a quelle per le quali disporrebbe della copertura economica.

«Ho chiesto informazioni in Consiglio comunale e l’assessore (Luisa Ceni, assessora ai Servizi sociali, ndr) mi ha detto che non c’è l’autorizzazione. Sono andata dal prefetto, che mi ha confermato la stessa cosa. Ma è da un mese che qui si lavora, quindi i cittadini si chiedono perché stiano procedendo se non c’è ancora l’autorizzazione. C’è un quartiere che ha strade molto strette, un asilo vicino all’edificio in questione, i cittadini vogliono solo capire cosa stia succedendo. Noi siamo a favore dell’accoglienza, ma la struttura individuata non è adeguata a nostro avviso. Chiediamo che il Comune e il prefetto si facciano carico delle voci dei cittadini, e che spieghino come mai per 25 persone si sta sistemando l’intero edificio».

Un trasferimento dal Cas di San Zeno

L’assessora Ceni aveva però risposto in una seduta del Consiglio comunale mercoledì 19 aprile dicendo che ai Filippini verranno spostate alcune persone già presenti nel Cas di San Zeno, e che il nuovo centro di accoglienza non ne ospiterà più delle 25 previste. Il Comune è in costante dialogo con la prefettura, che è il soggetto preposto a coordinare l’intera operazione, e con Caritas.

Il fatto poi che i lavori di adeguamento alle norme sull’agibilità stiano riguardando l’intero edificio si spiega con la motivazione che nel momento in cui si interviene su un edificio, in genere lo si fa sull’intera planimetria e non solo su una parte: un aspetto che non basta a suffragare un ipotetico aumento degli ospiti.

Un luogo di integrazione secondo Caritas

Lo stesso Marco Bonato, vice direttore di Caritas, ha chiarito in una recente intervista al quotidiano locale L’Arena che non ci sono mai stati problemi con il territorio da parte degli ospiti, e che nella struttura di via Merici 4 verranno predisposti anche gli spazi per le varie attività che li vedranno coinvolti, per garantire la massima integrazione possibile col territorio.

Pur comprendendo la legittima richiesta da parte dei residenti di avere informazioni precise sulla destinazione dell’edificio di proprietà della diocesi, i timori legati al numero dei richiedenti asilo e alla possibilità che ne derivino problemi di sicurezza, appaiono dunque smentiti dai fatti.

I manifesti di Fortezza Europa

C’è poi chi ha preso la palla al balzo per criticare sia la maggioranza che l’opposizione in Comune: Fortezza Europa, associazione culturale di estrema destra, ha infatti tappezzato il quartiere Filippini di manifesti che invitano il sindaco Damiano Tommasi, Flavio e Tosi e Lorenzo Dalai, presidente della prima circoscrizione, a rispedire i rifugiati a casa loro.

Al sit-in era infine presente anche un più esiguo gruppo di residenti, assieme alla vice presidente della prima circoscrizione Chiara Consolo di Traguardi, che al contrario hanno voluto partecipare per manifestare la propria volontà di accogliere e conoscere i nuovi ospiti della struttura e del quartiere, magari organizzando un pranzo di reciproca conoscenza.

La voce di chi vuole accogliere

Elisa Z., residente nel quartiere da anni, spiega così la sua presenza al sit-in: «Io vivo nella via parallela a via Merici, sono favorevole all’apertura del centro di accoglienza e sono qui per sentire le ragioni di chi la pensa diversamente da me. Ho letto tutto quanto uscito a riguardo sui media, e penso che queste persone non si convincano con argomentazioni razionali, ma solamente con la prova dei fatti, che dimostrerà come 25 persone non possano in alcun modo rappresentare “un’invasione”, come sostenuto da qualcuno, che non sconvolgeranno gli equilibri del quartiere e che non accadrà nulla di particolarmente grave».

«La gente è spaventata – continua Elisa Z. -, ma ricordo che la sicurezza può essere messa in pericolo da chiunque. L’anno scorso non sono potuta entrare in casa mia per ore perché c’era un uomo armato all’interno del palazzo, ed era un cittadino veronese. Personalmente ho scritto una mail alla diocesi e a Caritas, mettendomi a disposizione per organizzare un pranzo di benvenuto, magari in parrocchia, nel quale potersi conoscere reciprocamente per nome e dare la possibilità ai nuovi ospiti di sentirsi accolti dal quartiere. Per i residenti è importante sapere chi sono queste persone, perché solo così si superano le paure di ciò che è sconosciuto».

Non resta che attendere che l’edificio di via Merici 4 sia in possesso di tutti i requisiti previsti per la piena agibilità. Di certo, sia la Prefettura che Caritas agiranno nel pieno rispetto delle regole e in linea con i principi di accoglienza e integrazione, che sono alla base della cultura non solo italiana, ma europea.

©️ RIPRODUZIONE RISERVATA