Anche per l’inverno 2022/2023 come nel precedente, il leit-motiv é sempre siccità e   temperature oltre la norma, salvo le due brevi recenti avvezione fredde tra fine febbraio ed inizio marzo; intanto le previsioni del World Resources Institute avvertono che anche l’Italia sarà in una situazione di stress idrico già entro il 2040; purtroppo gli anni aridi e caldi che stiamo vivendo vanno proprio in questa direzione.

Qual è la situazione di laghi e fiumi?

Le altezze idrometriche risultano tutte inferiori ai valori normali:

  • Po: fino -3,2 m sotto allo zero idrometrico, le esigue precipitazioni e un poco di neve fusa lo ha fatto alzare di un solo centimetro in questi ultimi giorni, in pratica si registrano  valori tipici dell’estate.
  • Adige: I livelli non sono drammatici ma comunque risultano inferiori del 25% rispetto alla media 2004-2019.  La portata varia fra i 50 e i 70 metri cubi, ma i mesi di gennaio e febbraio sono caratterizzati da portate limitate, e in questa stagione non ci sono prelievi importanti. Quella che manca è la neve in quota che solitamente con il disgelo aumenta le portata di fiumi e torrenti e ricarica le falde.
  • Lago di Garda e grandi laghi del nord: Il Garda risulta avere un livello di -53 cm. (livello attuale 43.5 cm, valore medio 97.2cm)  in lieve crescita dall’inizio del mese corrente, ma alla data del 31 gennaio si manteneva ancora nettamente inferiore rispetto al livello medio mensile con un valore compreso tra 5° e 25° percentile. Valori così bassi solo nel 1987. Tant’è che come  era già avvenuto quest’estate, sul lago di Garda all’isola di San Biagio, o dei conigli, una formazione rocciosa a circa 200 metri dalla riva, ci si arriva a piedi, camminando su una striscia di terra emersa dalle acque in ritirata: in inverno non era mai accaduto.

Meno drammatica, ma critica la situazione degli altri laghi https://www.laghi.net/) (fig.3 )

I dati

Le precipitazioni cadute sia nella stagione autunnale che nell’inverno  2021/2022 ( tra i più caldi e secchi),   sono risultate deficitarie specie al nord segnatamente al nord ovest con una percentuale che va dal 30%, 40% di Veneto, Trentino e Lombardia  fino ad oltre il 40% del Piemonte che tuttora paga una pesante siccità. Anche i rimanenti mesi sono risultati sotto media; il Drought Observatory del CNR-IBE ha evidenziato come al nord Italia dal febbraio 2021 al gennaio 2023 ci siano zone con siccità tra moderata ed estrema.

  • Precipitazioni a febbraio

 Nel corso dei primi 15 giorni di febbraio, sul Veneto, sono caduti mediamente 0.5 mm (di precipitazione, nel restante periodo si sono avuti scarsi valori attorno ai 6 mm come sulla zona dolomitica e nel rodigino.  Il valore medio (1994-2022) dell’intero mese di febbraio è stimato in 60 mm e il valore della mediana è di 48 mm. Anche Verona testimonia  una crisi idrica che ha apportato nei 53 giorni di pioggia del  2022   solo  571.6 mm rispetto ai 783,3 mm di norma  ( periodo climatologico 1981-2010), se consideriamo che l’estate 2022 é risultata la piú calda da sempre con +0,98 gradi rispetto alla media storica, capiamo come alla siccitá si sia aggiunto un effetto aggiuntivo di calore sui sistemi vegetali. Anche gli inizi di marzo hanno prodotto solo 3-4  mm vicino all’area urbana e quasi nulla sul Garda. La media climatologica per Verona indica che dovrebbero cadere in marzo circa 61 mm con 6  giorni di pioggia. (Courtesy ARPAV)

  • Riserve nivali

Le precipitazioni sono state scarse con 5-10 cm di neve fresca (il 3 e il 6 febbraio) solo su alcune stazioni settentrionali al confine gli apporti sono stati superiori Pertanto il cumulo di neve fresca dal 1 ottobre al 15 febbraio 2023 ha un deficit del 30% circa nelle Dolomiti e del 15 % nelle Prealpi. La quantità media di neve fresca che manca in quota è di circa 100 cm sulle  Dolomiti e di 30 cm sulle Prealpi (dati ARPAV). A livello più generale il totale di “Snow-water volume” é calato del 56%. Da tali dati si evidenzia la forte riduzione dell’apporto di acqua da fusione che purtroppo  andrà a ripercuotersi sui livelli di falda.

  • Abbassamento della falda 

Non solo laghi e fiumi, ma in Lombardia e Veneto  la siccità prosciuga anche i fontanili. Lo afferma la  Coldiretti regionale che evidenzia come l’abbassamento delle falde acquifere, provocato dalla mancanza di piogge e dalla scarsità idrica, stia mettendo in crisi la cosiddetta “fascia delle risorgive” una sorta di marker dei livelli di falda superficiali.  Si tratta  di un’area  delle risorgive che attraversa la media pianura lombarda e veneta  da ovest a est ove sono presenti  fontanili ancora attivi. La falda qui é superficiale, ma in altre zone pedicollinari ultimamente si é abbassata raggiungendo valori negativi di decine di metri.

  • Trend delle precipitazioni

Una caratteristica emersa dagli studi della recente climatologia sulla pioggia riguarda  la diversa tipologia delle precipitazioni poiché si evidenzia  la  tendenza a concentrarsi in accumuli più abbondanti e concentrati e meno frequenti specie al Sud, ove risultano localmente più violenti. Ciò é evidenziato nello studio del “climate change” dallo scenario “business as usual” cioé quello che ci vede meno virtuosi nella riduzione della CO2. Negli ultimi anni, inoltre, è stato coniato un nuovo termine, flash drought cioè la siccità rapida, che si sviluppa in poco tempo e risulta particolarmente pericolosa per l’agricoltura specie in primavera-estate. Inoltre quando poi arrivano i sistemi temporaleschi, l’intensa precipitazione fa scivolar via l’acqua senza che penetri a sufficienza nel terreno molto secco, inoltre può creare fenomeni erosivi anche seri con dissesti e frane

Allarme per l’agricoltura in Italia

Secondo i dati Coldiretti, l’estate del 2022, che è stata la più calda da sempre, ha causato il crollo del 30% della produzione di riso ed il Polesine ne é il più colpito. Vi é anche un calo del terreno coltivabile sia per la risalita del cuneo salino sia per un uso eccessivo di estrazioni di gas metano. Quest’anno il raccolto, secondo  le  previsioni, sembra essere anche  peggiore del 2022 con una produzione di riso che toccherà il minimo storico. La stessa preoccupazione si estende anche ad altre coltivazioni.

In Italia la maggior parte delle risaie si trova tra Lombardia, Veneto e Piemonte. Proprio in queste regioni dove le  piogge cadute sono il 40% in meno rispetto alla media storica. Si tratta quindi di una forte perdita economica per il nostro paese, che risulta essere nell’Unione Europea il primo fornitore di riso.

Allarme europeo

Anche nel resto di  Europa la desertificazione  avanza senza sosta.  Ad alto rischio sono i paesi del sud Europa: Portogallo, in alcune zone della Spagna, nel sud-est della Grecia, a Malta, a Cipro e nelle zone che si affacciano sul Mar Nero in Bulgaria e Romania.

Dopo il 2000, l’Agenzia Europea dell’Ambiente ha avviato un progetto di monitoraggio del problema desertificazione: DISMED, Desertification Information System for the Mediterranean.  I dati raccolti fino al 2008 stimavano in 14 paesi europei,  l’esistenza di aree ad alta sensibilità alla desertificazione.

Figura 5

Una decina di anni dopo, nel 2017, questi dati sono stati aggiornati e la situazione, come si legge nei vari rapporti è peggiorata, la fig. 5 mostra che le aree a rischio di desertificazione, in Grecia, Spagna, Italia, Portogallo e Romania, sono correlate con un basso livello di carbonio organico nel suolo. Tredici Stati membri dell’UE, non solo nella regione del Mediterraneo, ma anche nell’Europa centrale e orientale, hanno dichiarato di essere colpiti dalla desertificazione.

  •  La desertificazione è una sfida trasversale, il sostegno dell’UE alla lotta alla desertificazione può essere fornito attraverso molteplici programmi di finanziamento provenienti da diversi settori politici, come lo sviluppo rurale, l’ambiente, la coesione o la ricerca. Uno tra gli obiettivi del PRRR é proprio la salvaguardia delle risorse idriche  la gestione efficace, efficiente e sostenibile dei servizi idrici.

 La Corte dei conti sta esaminando i progetti UE  in cinque Stati membri (Cipro, Italia, Portogallo, Romania e Spagna), valutando se il rischio di desertificazione viene affrontato in modo efficace ed efficiente secondo i dettami UE.

Definizioni

 La desertificazione è definita dalla Convenzione delle Nazioni Unite  (UNCCD) come “il degrado del suolo in aree aride, semi-aride e secche sub-umide risultante da vari fattori, comprese le variazioni climatiche e le attività umane”.  .

 Il degrado del suolo è definito come la riduzione o la perdita di produttività biologica o economica che il suolo non può recuperare da solo senza aiuto.  Il degrado del suolo è il processo di trasformazione della terra fertile in terra meno o non produttiva.  Il degrado e la desertificazione del suolo sono fenomeni complessi guidati da un’attività umana non sempre idonea ai vincoli del suolo e del clima.

 Le terre aride sono aree in cui il rapporto tra precipitazioni annuali, potenziale evaporazione e traspirazione delle piante rientra in un intervallo compreso tra 0,05 e 0,65.  Le terre aride sono soggette a frequenti siccità.

 I deserti sono aree iper-aride e aride dove si verificano scarse precipitazioni e di conseguenza le condizioni di vita sono ostili per la vita vegetale e animale.

 La siccità è un fenomeno che si verifica quando le precipitazioni sono state molto  al di sotto della media, e ciò causa un impatto negativo sulla produzione delle risorse terrestri.  La siccità e la desertificazione sono correlati, ma il primo è un evento periodico a breve o medio mentre il secondo  a  lungo termine.  Persistendo per mesi o anni, la siccità può colpire vaste aree e può avere gravi ripercussioni ambientali, sociali ed economiche.  Anche se le siccità si sono sempre verificate, la loro incidenza e il loro impatto sono esacerbati dai cambiamenti climatici e dalle attività umane che non sempre si adattano al clima locale.

E in Italia?

In Italia è a rischio desertificazione il 20% del territorio e piú di un quinto del territorio italiano presenta situazioni di crisi idrica.  Secondo il Consiglio Nazionale Ricerche (CNR), infatti, una percentuale compresa tra il 6 e il 15 per cento della popolazione italiana vive già in territori esposti a una siccità severa o estrema.

 Inoltre in  questi anni la situazione é peggiorata causa  il verificarsi di estati sempre più calde, inverni secchi e scarsamente nevosi. 

Ottimizzare la risorsa d’acqua

Abbiamo visto in precedenza come la carenza  di acqua, conseguenza della  siccità, produca il maggior impatto negativo sul comparto agricolo e indotto. Teniamo inoltre presente che la FAO, ha dichiarato che il modello della rivoluzione verde (industrializzazione dell’agricoltura più chimica di sintesi) può considerarsi esaurito sia a  causa dell’enorme impatto ambientale dovuto ad un  massiccio uso di fertilizzanti chimici e pesticidi (concausa del deterioramento del terreno), sia alla contaminazione dell’acqua ed eccesso nei consumi della stessa con  perdita di biodiversità

É quindi ormai tassativo, visto i grossi consumi di acqua in agricoltura, giá da ora analizzare tutti quei metodi e quelle tecnologiche atte ad una ottimizzazione e risparmiare le risorse idriche:

  •  Ricerca di  colture, che possano resistere a siccità e a temperature sempre più elevate.

La scienza ci dice che le piante presentano grandi differenze nella tolleranza o nella sensibilità alla carenza idrica. Alcune piante (cosiddette idrofile) esigono addirittura un ambiente sommerso  come  il riso e quindi poco resistenti alla scarsità di acqua. Altre (piante xerofite) sono invece resistenti come l’olivo che è caratterizzato da foglie molto particolari e da un apparato radicale esteso: con le prime riesce a compiere gli scambi gassosi riducendo di molto la perdita d’acqua e con il secondo  è in grado di raggiungere eventuali riserve idriche. L’ingegneria genetica é sempre più in grado di fornire grandi risposte all’identificazione dei geni maggiormente responsabili per la  tolleranza a stress e carenza idrica delle piante

  • Il progetto DROPS (Drought-tolerant yielding plants), finanziato dall’UE, ha sviluppato nuovi approcci per migliorare l’efficienza dell’utilizzo dell’acqua e aumentare i raccolti delle piante in condizioni di siccità.
  • Il progetto ELITE (Mapping quantitative trait loci for water use efficiency in potato (Solanum tuberosum)), finanziato dall’UE, si è proposto di ampliare le conoscenze scientifiche sulla tolleranza alla siccità e sull’efficienza dell’irrigazione (WUE) riguardo alle patate.
  • Migliorare le tecniche di irrigazione

L’efficienza  d’irrigazione è il rapporto tra la quantità di acqua utilizzata dalla coltura e la quantità prelevata dalla pompa. Più un sistema è efficiente e maggiore è il risparmio idrico. I sistemi con l’efficienza irrigua più bassa sono quelli per sommersione (25%) e per scorrimento (30-40%). I sistemi irrigui per aspersione, detti anche “a pioggia”, presentano un’efficienza compresa fra il 70 e l’80%. Tuttavia richiedono molta energia poiché l’acqua è espulsa ad alta pressione. Infine i sistemi d’irrigazione più efficienti sono quelli che distribuiscono l’acqua in prossimità della pianta (85-90%), vicino alla base di questa o vicino alle sue radici. In tal modo, tutta l’acqua raggiunge il terreno anziché depositarsi sulla parte epigea della pianta dove evapora con grande facilità. (Courtesy AB AQUA-Centro Studi IdroStrategici)

  • Irrigazione a goccia (Drip Irrigation)

L’irrigazione a goccia è il sistema di erogazione di acqua e nutrienti più efficiente per la crescita delle colture;  pertanto risulta essere un obiettivo dell’Agenda 2030 – e viene promosso dall’UNEP e da altri per lo sviluppo sostenibile e per ridurre la domanda di forniture di acqua dolce in tutto il mondo.

La “drip irrigation” fornisce acqua e sostanze nutritive direttamente alla zona radicale della pianta, nelle giuste quantità, al momento giusto, in modo che ogni pianta riceva esattamente ciò di cui ha bisogno, quando ne ha bisogno, per crescere in modo ottimale.  L’irrigazione a goccia cambia l’economia dell’agricoltura globale consentendo agli agricoltori di coltivare più piante  per ettaro risparmiando metri cubi di acqua, inoltre permette di: 1) ridurre l’impatto della siccità e dei cambiamenti climatici sulla produzione alimentare 2) evitare la contaminazione delle falde acquifere e dei fiumi causata dalla lisciviazione dei fertilizzanti.

  • Utilizzo acque reflue

L’approccio utilizzato da Israele sulle politiche sulle risorse é decisamente vincente.Basti pensare che attualmente Israele usa quasi il 90% dell’acqua riciclata per scopi agricoli  ed ha l’obiettivo di arrivare al 95% entro il 2025. Per fare un raffronto, il Paese europeo che più si avvicina a questi dati, si fa per dire, è la Spagna con il 17% dell’acqua riciclata destinata all’irrigazione. Ricordiamo che Israele grazie all’utilizzo di tecniche drip irrigation, desalinizzazione e riutilizzo di acque reflue è l’unico paese del nord Africa che può addirittura esportare acqua ai paesi limitrofi come la Giordania.

Il trattamento delle acque reflue è un processo che rimuove ed elimina i contaminanti dalle acque reflue, queste ultime sono poi converte in effluenti che possono essere restituiti al ciclo dell’acqua. Esistono vari tipi di acque reflue, quelle domestiche,  industriali ed agricole. Purtroppo, nel nostro Paese, l’impiego delle acque reflue depurate in ambito agricolo è pressoché inesistente. In Italia su 3.300.000 ettari, solo 15.000 ettari sono irrigati con acque depurate. Di conseguenza, solo lo 0,45% dei terreni irrigati usufruisce di questo metodo.

  • Desalinizzazione

I dissalatori potrebbero essere una risposta reale e attuabile in tempi brevi all’emergenza idrica, ma sembrano essere penalizzati da un quadro normativo e socio-politico sfavorevole.

Il Governo è al lavoro per rispondere all’emergenza idrica che sta colpendo l’Italia, puntando prevalentemente su misure di water saving ed efficientamento delle infrastrutture idriche. Nel Pnrr vi sono alcuni milioni destinati a  costruire nuove infrastrutture idriche. Purtroppo i dissalatori restano bloccati nella selva delle autorizzazioni

Ricordiamo che con  il processo di desalinizzazione è possibile rendere potabile l’acqua di mare, ma la recente Legge “Salvamare” sembra non procedere speditamente. L’intensificarsi degli effetti dei cambiamenti climatici potrebbe causare una significativa riduzione della disponibilità di risorse idriche, fino al 40% a livello nazionale e fino al 90% per il Sud Italia nel lungo termine. (Courtesy Energia &Mercato)

Più lungimirante di noi é stata Spagna dove hanno realizzato dei desalinizzatori di taglia industriale. La città di Barcellona, per buona parte del suo approvvigionamento idrico,  si basa su un impianto di questo tipo che è uno dei più grandi di Europa e serve buona parte del centro urbano”.

  • L’Italia ha caratteristiche ideali per lo sviluppo della desalinizzazione

Molte sono le aree soggette a scarsità cronica di acqua e abbiamo una linea costiera tra le più ampie al mondo;  eppure da noi la desalinizzazione conta oggi solo per lo 0,1% dei prelievi idrici complessivi.

Non solo: nelle isole la desalinizzazione in situ è assai più conveniente del trasporto. Un altro limite é la necessitá di fornire energia, per i processi di desalinizzazione, utilizzando  combustibile fossile, ma la tendenza sempre in aumento di produrre energia con tecniche  di energia alternativa ( solare, eolico ecc) farà sì che diventi un metodo sempre piú percorribile per incrementare la risorsa idrica nazionale.

  • Costruzione di nuovi vasi di raccolta acque piovane

Da più parti é richiamata la necessità di istituire un “piano invasi”, con una rete iniziale di piccoli invasi a basso impatto paesaggistico diffusi sul territorio che conservino l’acqua piovana per metterla a disposizione di cittadini, industria  e agricoltura, durante le prolungate siccitá estive. 

E’ questo anche  il messaggio dell’Anbi, l’associazione dei consorzi di bacino (gli enti pubblici che gestiscono i bacini di fiumi e laghi). Ricordiamo che questo metodo é già usato anche negli alpeggi estivi per abbeverare gli animali anche se nella scorsa torrida estate molti di questi invasi si sono prosciugati.

Utilizzo e spreco di acqua in Italia

 In Italia, il consumo complessivo di acqua è pari a 26 miliardi di metri cubi annui. Di questi, il 55% è consumato nel settore agricolo (l’Italia sta dietro solamente la Spagna come superficie irrigata in Europa), seguito dal settore industriale (27%) e da quello civile (18%). I settori agricolo e industriale si approvvigionano marginalmente dalla rete idrica, usata quasi esclusivamente in ambito civile. Il prelievo annuo di acqua ammonta però a 33 miliardi di metri cubi e la differenza tra prelievo e consumo rappresenta le dispersioni, che costituiscono così il secondo ambito di impiego. Infatti purtroppo lo spreco di acqua potabile è pari al 42% dell’acqua che scorre lungo i 500.000 km di rete di acquedotti.

Le buone pratiche

L’Italia è il paese europeo che detiene il primato per il consumo di acqua potabile: si parte da circa 150 L/giorno per arrivare addirittura a 240 L/giorno per persona! (fig. 11)

Ecco il decalogo per non sprecare acqua in casa in tempi di siccità, Metro propone per ridurre gli sprechi partendo dai piccoli gesti quotidiani, con benefici sull’ambiente e sulla bolletta:

1. Chiudere i rubinetti mentre ci si lava i denti o ci si rade.  Si risparmiano 6 litri d’acqua ogni minuto.

2. Diminuire il tempo della doccia. Ogni minuto passato nella doccia consuma dai 6 ai 10 litri d’acqua.

3. Meglio la doccia del bagno.  Così diminuisce del 75% il consumo d’acqua.

4. Installare rubinetti areati. Consentono di risparmiare acqua pur mantenendo la stessa pressione.

5. Riparare i rubinetti che gocciolano. Una perdita può la perdita di 21.000 litri di acqua all’anno per ogni rubinetto.

6. Utilizzare l’acqua del deumidificatore o del condizionatore per il ferro da stiro.

7. Fare lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico. Quest’accortezza comporterà un risparmio di elettricità di diminuire i consumi d’acqua di 8.200 litri all’anno.

8. Lava le verdure lasciandole a mollo anziché in acqua corrente. Per una famiglia di tre persone è stato calcolato un risparmio di circa 4.500 litri all’anno.

9. Scongelare gli alimenti all’aria o in una bacinella. L’abitudine di lasciarli sotto l’acqua corrente spreca sei litri al minuto.

10. Ripara il water che perde. Riparando il water potrai evitare il lento ma costante fluire dell’acqua e risparmiare circa 52.000 litri d’acqua in un anno. (courtesy of Metronews)

Provvedimenti del Governo contro la siccità

A conclusione di questo excursus sul dramma della siccitá ecco gli ultimi provvedimenti politici: una cabina di regia a Palazzo Chigi, una campagna di sensibilizzazione, un commissario ad hoc e un provvedimento urgente per fronteggiare l’emergenza siccità. Questa, in estrema sintesi, la strategia definita il primo marzo al tavolo sulla crisi idrica, presieduto dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

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