Una manifestazione per dire basta alla cementificazione in uno dei luoghi più caratteristici e incantevoli della Valpantena. È quanto è accaduto a Santa Maria in Stelle ieri, domenica 9 maggio, dove si sono riunite, nel pieno rispetto delle norme anti Covid-19, diverse associazioni: Monastero Bene Comune, Legambiente, il WWF, Comitato dei Fossi di Montorio, l’Asma, Isde, Verona Polis, Medici per l’ambiente, Mamme no Pfas, Gaspolicella.

Siamo a Sezano, nella Bassa Valpantena, in un paesaggio disegnato dalle colline, un piccolo angolo di paradiso a pochi passi da Verona, noto soprattutto per il suo monastero olivetano cinquecentesco, in cui vive oggi la comunità degli Stimmatini.

Un momento della manifestazione contro la cementificazione della Valpantena, foto di Alice Silvestri

Si tratta di un’area sottoposta a vincolo paesaggistico ambientale e tutelata da una legge regionale che ne ricorda le ricchezze, definendo che “si tratta di zone di non comune bellezza sia per la singolarità dell’aspetto vegetazionale e faunistico sia per la presenza di antiche contrade medioevali, di notevoli costruzioni rurali e di bellissime ville cinquecentesche”.

Invece a ridosso del monastero sono di recente sorti due capannoni di cemento dedicati all’attività vitivinicola di aziende locali e questo ha scatenato la rabbia dei cittadini, che si sono ritrovati per protestare contro un utilizzo del suolo sempre più invasivo, che sta trasformando questa porzione della Valpantena in un’area industriale.

Sui pendii del vicino Monte Cucco, a Sezano, già si poteva osservare uno sbancamento nella collina, «una vera ferita nel bosco», come l’hanno definita i partecipanti alla manifestazione, e nelle vicinanze è stata edificata una cantina di notevoli dimensioni.

Un altro esempio? Una sorta di ricovero destinato all’uso di un’azienda terzista, poco ad ovest del monastero. L’ennesimo consumo di suolo «che – come leggiamo dalla locandina dell’evento – trasforma una zona di interesse storico-culturale in zona di attività industriale, provocando, inoltre, non solo disagio agli abitanti del luogo, ma compromettendo in modo definitivo il valore delle stesse abitazioni confinanti».

Un utilizzo che, lecito o meno che possa essere, mette in secondo piano non solo la valorizzazione e la conservazione di territori del nostro Paese, ma anche le esigenze dei cittadini stessi che vivono questi luoghi.

Le costruzioni recenti sono state realizzate con tutte le autorizzazioni comunali necessarie, compresa quella paesaggistica, ottenute anche a causa del mancato riscontro della Soprintendenza, il cui parere era vincolante. Il silenzio della Soprintendenza ha quindi consentito agli uffici preposti del Comune di Verona di autorizzare gli interventi sul territorio.

Per questi motivi, l’associazione Monastero Bene Comune, insieme a molte altre del veronese, ha pensato a una serie di iniziative, battezzate come “pellegrinaggio della vergogna”, per esprimere il proprio dissenso nei confronti di questo sfruttamento del suolo, coinvolgendo tutta la cittadinanza che abbia a cuore la difesa e la cura dell’ambiente. La manifestazione è iniziata nel pomeriggio, alle 15, presso il campo sportivo di Santa Maria in Stelle, dove una dopo l’altra sono intervenute le associazioni partecipanti.

La speranza è che in futuro si adotti più cautela e si abbia più rispetto del paesaggio, con tutto ciò che questo comporta: il rispetto della fauna e della flora che lo caratterizzano, della cultura che esso racchiude, delle persone che lo abitano.

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