Sabato 18 febbraio a Firenze due studenti sono stati colpiti da sei ragazzi di Azione Studentesca, esterni alla scuola. Il caso ha avuto una eco nazionale, con l’intervento di vari esponenti politici di destra e sinistra, soprattutto a seguito della lettera di Annalisa Savino, dirigente del liceo scientifico Leonardo Da Vinci, lettera in cui la preside segnalava ai suoi ragazzi il pericolo di un ravvivarsi della fiamma fascista e, più in generale, totalitaria. In merito alla lettera, il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha preso le distanze, precisando però, successivamente, che non sono previste sanzioni per la dirigente, salvo ritenere la lettera “impropria”.

La deriva fascista

Il tema che più non va giù al Ministro è il taglio politico-patriottico: “In Italia non c’è alcuna deriva fascista autoritaria. Difendere le frontiere, ricordare il proprio passato e l’identità di un popolo non hanno niente a che vedere con il fascismo né tantomeno con il nazismo. Non ritengo necessario intervenire, sono lettere ridicole. Vanno prese per quello che sono, un atto di propaganda, ma se l’atteggiamento dovesse persistere andando al di là dei confini istituzionali, allora vediamo se prendere o meno delle misure”. 

In più, un articolo de Il Primato Nazionale del 21 febbraio addirittura metterebbe in dubbio la ricostruzione condivisa dalla maggioranza della stampa, seppur citando un testimone anonimo (e già questo non aiuta la sua credibilità) che afferma: «I ragazzi di Azione Studentesca sono arrivati davanti al liceo, volevano dare dei volantini ma sono stati accolti a insulti dai ragazzi del collettivo di sinistra, a suon di ‘Fasci di merda, andatevene via’. Sono dunque i militanti dei collettivi ad aver aggredito chi voleva semplicemente effettuare un volantinaggio. I ragazzi di Azione Studentesca hanno risposto allora all’aggressione, ho visto tutto con i miei occhi.»

Un fatto comunque è certo: un gruppo di sei ragazzi di destra, che fa parte di un movimento che si definisceMovimento degli studenti non conformi che vogliono difendere i propri diritti nel nome dell’identità nazionale, della socialità e della Tradizione” se l’è presa con due ragazzi che probabilmente li ha insultati. Evidentemente, nella cultura di questo gruppo, “un movimento vitale, organico e strutturato, che antepone la ferrea coerenza ideale alla grigia burocrazia di maniera. […] con una visione del mondo che vuole recuperare i riferimenti forti, le simbologie originarie e i toni ribelli” il richiamo anche nei toni oltre che nelle azioni a esperienze e simbologie diffuse tra gli anni ’20 e ’45 del Novecento non manca.

Alcune considerazioni

Certo, la questione è ancora in divenire, ma già si possono alcune considerazioni.

La prima è che il Ministro si è sentito in dovere di stigmatizzare la lettera della dirigente senza essere ancora riuscito a trovare il tempo per condannare il pestaggio, nemmeno mantenendosi sul generico, mentre il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla consegna dei premi Alfieri della Repubblica, il tempo per un cenno di condanna – addirittura spontaneo – lo ha trovato. E dire che il Ministro sarebbe a capo di una comunità educante e che la violenza presente in questa comunità dovrebbe riguardarlo.

Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione e del Merito del Governo Meloni (Foto da Twitter)

La seconda è che il Ministro bolla come propaganda una lettera che rimane nell’alveo delle disposizioni transitorie della nostra Costituzione, della Legge Mancino e degli indirizzi educativi del mondo della scuola che da anni insistono sull’inclusione, la non violenza e, per certi versi, sull’europeismo. Perché, piaccia o no, la Costituzione italiana è antifascista: se ritenere che una lettera che esprime quei valori sia propaganda, significa ritenere che quei valori siano di parte. E vien da chiedersi allora da che parte siano i valori del Ministro.  

La terza è la sensazione, diffusa in certi ambienti, che la sinistra abbia il monopolio della cultura e dei suoi luoghi di diffusione, per cui si ritiene profondamente sbagliato che i docenti parlino di politica a scuola. Aveva fatto scalpore anni fa la vicenda di una docente, sospesa perché non aveva impedito che alcuni alunni, in occasione della Giornata della Memoria, proiettassero un Power Point da loro prodotto nel quale gli studenti accostavano la promulgazione delle Leggi razziali del 1938 al Decreto sicurezza dell’allora Ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Questo sospetto è paradossale e problematico allo stesso tempo.

L’influenza degli insegnanti

Infatti, in un Paese in cui, dalla nascita di Forza Italia, si premiano al voto stabilmente governi di destra, ritenere che i docenti possano influenzare politicamente i giovani dimostra non solo come gli insegnati siano diventati irrilevanti per i ragazzi ma pure quanto mai sia infondato su questo punto il discredito dalle famiglie, che immaginano i docenti figli del ’68 (peraltro tutti in pensione) longa manus della propaganda della sinistra.

Nel frattempo, attendiamo che il Ministro trovi l’occasione per lasciare una dichiarazione.
Citando Nanni Moretti: «Dì una cosa di sinistra, dì una cosa anche non di sinistra, di civiltà; di una cosa, dì qualcosa, reagisci!»

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