Per chi vive il mondo della scuola, la decisione dell’Ufficio scolastico provinciale di Palermo risulta incomprensibile: un provvedimento disciplinare duro perché una docente non ha impedito che alcuni alunni, in occasione della Giornata della Memoria, proiettassero un Power Point da loro prodotto. Contenuto? Un video nel quale gli studenti accostavano la promulgazione delle Leggi razziali del 1938 al Decreto sicurezza del Ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

Una decisione incomprensibile. Di fatto, non si tratta di propaganda politica fatta da una docente, ma della libera espressione di alcuni suoi alunni. Un docente svolge la sua attività didattica, ne sorveglia il corretto svolgimento, vigila sull’incolumità degli alunni: può e deve censurare, magari preventivamente, anche la libera espressione degli alunni per conto del MIUR?

Le reazioni. PD e sindacati, incredibilmente, danno segni di vita chiedendo spiegazioni al Ministro dell’Istruzione in quota Lega, Marco Bussetti. Com’è ovvio, dall’altra parte, gli internauti di destra giustificano la censura, ritenendo l’accostamento Hitler-Salvini opera della docente; si leggano – ad esempio – i commenti in calce alla notizia su ilgiornale.it. In questo caso, il livore è pari all’incapacità di comprendere un testo scritto, certificando – qui davvero, come segnalavamo giorni fa – il crollo diffuso delle capacità cognitive.

Il solito attacco contro Salvini. Si paventa dunque l’ennesimo attacco, parte di una strategia accerchiante, al ministro Salvini, “o mio capitano“, che ha ora le sue grane con i voli sollevato dalla Corte dei conti e già ne aveva col caso Diciotti. Siamo adesso di fronte alla rivendicazione di un proditorio attacco di due sedicenni studenti criptotrotskisti, notoriamente diffusi a Palermo? Evidentemente no. E non funziona nemmeno il solito “eh, ma a parti invertite…” “avessero propagandato il Comunismo…” perché la magistratura ha assolto un docente negazionista. Non è, quindi, una giustizia a senso unico.

Se non nel senso, l’occasione ci interroga, però, sulla politica a scuola. Può un docente parlare di politica? Può, per esempio, non farlo un docente di storia dell’ultimo anno?

La legge, intanto, dice:

  • Art. 1 Decreto legislativo 297/94 (Testo Unico della scuola) 1: «Nel rispetto delle norme costituzionali e degli ordinamenti della scuola stabiliti dal presente testo unico, ai docenti è garantita la libertà di insegnamento intesa come autonomia didattica e come libera espressione culturale del docente».
  • Il docente «deve mantenere il buon costume – art. 21 Cost. manifestazione del pensiero – non violando il comune senso del pudore o della coscienza collettiva».
  • Ha limiti a tesi o teorie che non ricevono alcuna garanzia costituzionale. (Art. 1 T.U istruzione «Nel rispetto delle norme costituzionali… ai docenti è garantita la libertà di insegnamento…»).
  • Deve avere rispetto della coscienza morale e civile degli alunni – art.2 T.U istruzione – e rispetto dei diritti inviolabili dell’art. 2 Cost. («La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità…»).

Non poco, ma molto vago. Di fatto, passando la scuola come ultimo baluardo della sinistra, alcune famiglie temono che i loro figli vengano indottrinati. La scuola dovrebbe essere, allora, solo un luogo dove apprendere competenze tecniche, forme senza contenuti che dovrebbero essere forniti dalla famiglia. Famiglia che spesso, però, latita in questo ruolo di trasmissione identitaria, specie per la mancanza di un contraddittorio sia verticale che orizzontale. Ovvero, morte dello spirito critico. Quindi?

In conclusione. La sentenza che assolve il negazionista Roberto Valvo afferma che, essendosi rivolto a una sola alunna e non a un intero gruppo, ovvero avendo espresso una sua opinione senza fare propaganda, non ha violato la Legge Mancino. Il discrimine, quindi, rimane sottile e ambiguo e, a differenza del caso di Palermo, sarà difficile trovare una linea netta di confine.

Nel frattempo, speriamo che la docente di Palermo Rosa Maria Dell’Aria, 63 anni e 40 di servizio, si opponga al provvedimento, e che vinca. Vinca per lei, ma soprattutto per noi.

Rosa Maria Dell’Aria