La pellicola si apre con una dichiarazione della regista, Anna Giralt Gris. Dichiarazione di pura ammirazione per Enric Duran, attivista catalano che è riuscito a vivere appieno la sua vita inseguendo i suoi ideali. Ci racconta di come lei ami riprendere le manifestazioni di protesta e di quanto persone come il protagonista del suo film l’abbiano ispirata. A seguito di questo incredibile raggiro del sistema bancario, per il quale ora pende su Duran una condanna di 8 anni di carcere, la Gris decide di intervistarlo.

Inizia così la ricerca del protagonista latitante ed il film si sviluppa tra incontri con le persone a lui vicine – madre, ex fidanzate e compagni di lotte – materiale di repertorio e grafiche stilizzate volte a spiegare nel dettaglio la metodologia per arrivare alla frode. Racconta di come, con molto studio e pianificazione, Duran tendesse ogni azione della sua vita alla lotta al capitalismo e cercasse in ogni ambito di organizzare la società in modo da uscire dal sistema, in modo non violento.

Com’è strutturato il film

Duran prese così di petto la lotta al sistema bancario e tra il 2006 e il 2008 architettò un piano per smascherare il castello di carta su cui sorgono le banche. Iniziò a chiedere prestiti, aprendo conti correnti fittizi sulla base di false buste paga e spostando denaro da uno all’altro senza che qualcuno verificasse la provenienza. In quel biennio, sfruttando promozioni ufficiali degli istituti di credito, gratuità e offerte, riuscì a chiedere 68 prestiti a 39 banche, accumulando una cifra di circa 492.000 euro.

Il tema della denuncia sociale

Trattandosi di uno scopo di denuncia sociale, non ha usato un euro per fini personali ma ha usato la somma per finanziare iniziative di solidarietà non violente e giornali anticapitalisti. I giornali gli sono serviti per rendere pubblico ciò che stava facendo. Per lui, infatti, era indispensabile mettere a conoscenza più persone possibili di quello che era riuscito a fare, per aprire gli occhi alla gente sulla vera essenza del sistema bancario. Duran colpisce al cuore i principi del sistema finanziario che appoggia la profonda iniquità della distribuzione del credito. Per questo motivo viene definito come un moderno Robin Hood e queste sue parole lo spiegano bene: «He robado 492 mil euros a quienes más nos roban para denunciarlos y construir alternativas de la sociedad».

L’incontro tra regista e protagonista

La regista ha dapprima un dialogo via chat e poi riesce finalmente ad incontrare l’attivista. La video intervista mostra di come Duran, nonostante debba vivere in latitanza, abbia mantenuto la sua voglia di lottare e di come ancora stia pensando a strategie per combattere il capitalismo. Ma “può una sola persona cambiare il mondo?”. Questo si chiede alla fine del documentario Anna Giralt Gris.

Il dibattito al termine della proiezione

La stessa domanda viene posta al dottor Riccardo Milano, uno dei fondatori di Banca Etica e studioso di morale economica. Modera il dibattito al termine della proiezione Giorgio Vincenzi, giornalista di Heraldo.

Dopo una dichiarazione di ammirazione per gli ideali che hanno spinto Duran a compiere il suo gesto, Milano spiega al numeroso pubblico che si, un solo uomo può innescare la lotta ma senza l’appoggio della gente non si può cambiare nulla. Ed era proprio con la divulgazione e nel cercare di mettere più persone possibili a conoscenza del sistema che Duran cercava proseliti.

Ha poi raccontato delle pochissime realtà di banche etiche nel mondo. Sono banche che non gestiscono soldi ricavati da guerre, malaffare, finanza speculativa. Spiega poi della bassissima conoscenza dell’economia di base che c’è in Italia, ultima in Europa e pari allo Zambia. Non viene insegnata nelle scuole e non c’è un’attenzione al consumatore con un’adeguata informazione. Nessuno si chiede cosa sta dietro i fondi d’investimento che i maggiori Istituti promuovono quando si va in filiale.

Il sistema bancario

Racconta di come Banca Etica avesse partecipato pacificamente al G8 di Genova, per manifestare contro la globalizzazione ed il sistema capitalistico. Purtroppo, l’intervento dei black block ha impedito ai movimenti non violenti di esercitare il loro diritto alla dimostrazione. «Di quelle lotte rimane ben poco. Nel 2008 c’è stato il movimento di Occupy Wall-Street, ma oggi ci siamo rassegnati», afferma Milano. «Proprio oggi la Corta d’Appello di Venezia ha emesso al condanna dei vertici di Banca Veneta, scoprendo poi che la maggior parte dei capi d’accusa è andata in prescrizione.»

Il sistema giudiziario, sia a livello nazionale che europeo e internazionale, non riesce a contrastare la deriva delle banche. «Le leggi internazionali permettono molto e non condannano mai.»

La gente non protesta più, l’economia è sempre più finanziarizzata, lo spostamento del capitale dai poveri ai ricchi è costante e le guerre (con la successiva prospettiva di ricostruzione) sono ormai un business. Sembra quindi che l’unica soluzione per tornare ad una più equa distribuzione della ricchezza sia una nuova crisi.

Il documentario Robin Bank, di Anna Giralt Gris, è stato vincitore di un Audience Award (25º DocsBarcelona) e di un Best Documentary Award (Festival de Cine en Català). La rassegna Mondovisioni – I documentari di Internazionale alla Fucina Culturale Machiavelli prosegue per altri tre incontri, sempre il lunedì alle 21 e sempre con un dibattito di approfondimento a seguire. Il programma e le info per i biglietti qui.

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