E così ancora una volta la questione degli alberi a Verona diviene materia di polemica politica con due fronti: da una parte il Comune, con la sua partecipata Agsm Aim Smart Solutions (ex Agsm Lighting), che ha predisposto il progetto del rifacimento dell’impianto di illuminazione di Corso Porta Nuova per il quale è stato annunciato un cantiere di potatura dei lecci in fregio al viale e, dall’altra, le opposizioni in Consiglio Comunale che denunciano la mancanza di condivisione con la cittadinanza e di attivazione della Consulta prevista dal Regolamento per la tutela del verde pubblico, approvato nel Consiglio del 18 febbraio 2021.

Un patrimonio arboreo malato

I motivi di polemica, francamente, non mancano: la successione di eventi atmosferici straordinari hanno inflitto un duro colpo, negli anni, al patrimonio arboreo del centro cittadino; tra uragani e venti dall’intensità caraibica abbiamo visto a terra, o pericolanti da meritare l’abbattimento, alberi in Via Todeschini ed altre vie di Borgo Trento, nei principali parchi cittadini, a Castel San Pietro, lungo le circonvallazioni. E le necessità di cantieri dagli esiti incerti per la filovia non hanno frenato l’Amministrazione dall’autorizzare abbattimenti strumentali ad esigenze che, ai più, non sembrano giustificabili.

Non parliamo poi delle potature portate al limite delle capitozzature che sembrano attentati all’incolumità delle piante e che lasciano i cittadini, notoriamente inesperti, perplessi e sospettosi verso l’Amministrazione, forse solo sfortunata di dover gestire un parco arboreo al limite della sopravvivenza per raggiunti limiti di età e condizioni precarie a causa dell’inquinamento,  dell’impermeabilizzazione dei suoli e di una manutenzione che sembra carente. Certo, c’è anche da dire che la sfortuna si accanisce più spesso su chi la comunicazione la distilla a beneficio della visibilità degli assessori e non per cercare un dialogo equilibrato con la cittadinanza.

Porta Nuova, edificata tra il 1532 e il 1540 su direzione dell’architetto Michele Sanmicheli, che chiude a sud l’omonimo corso – foto di Sergio Cucini

Il “boulevard” poco illuminato

Veniamo al “caso Corso Porta Nuova”: il boulevard di ingresso alla città; l’unico viale con una prospettiva scenografica tale da meritare il ruolo di biglietto da visita di Verona, con uno sfondo dolomitico (nei giorni particolarmente tersi) e il traguardo della piazza dell’Arena, icona ricercata dalla maggior parte dei visitatori e turisti. La condizione dell’illuminazione è imbarazzante, oltre che pericolosa per la sicurezza stradale e l’incolumità dei passanti, e richiedeva un rimedio sollecitato dai residenti e da chi ha a cuore l’immagine della città da lustri: in auto, partendo dal semaforo a fianco alla porta sanmicheliana, ad un tratto dalla visibilità perfetta si arriva al semaforo con l’incrocio con Via Cesare Battisti con un tratto in ombra che si rischiara solo in prossimità dell’ulteriore impianto semaforico per girare in Piazza Cittadella per poi ripiombare nell’ombra, vicino al marciapiede, fino a Vicolo Ghiaia.

Non va meglio nell’altra direzione, dove il tratto in corrispondenza a Pradaval intervalla macchie di luce ad altre d’ombra per poi tornare in perfetta visibilità dal semaforo che regola la svolta a sinistra in Via Cesare Battisti. Per i pedoni le cose sono altrettanto complicate sul marciapiede: nel tratto dove questo è più ampio le zone d’ombra sono in corrispondenza di Pradaval mentre dove il marciapiede ha dimensioni meno ampie l’ombra la fa da padrona tra il garage Italia e l’intersezione con Vicolo Ghiaia; principalmente per la distanza tra le sorgenti luminose (in corrispondenza delle gronde dei palazzi) e l’ingombro delle chiome degli alberi.

Il rimedio progettato dalla partecipata di Agsm Aim ricalca la forma dei lampioni ideati quando furono installati allo scopo dell’illuminazione viabilistica, con alberi di dimensioni ridotte e frequenza maggiore dell’attuale, e del sostegno alla linea elettrica della filovia operante negli anni 60 e 70 mentre i lecci attuali “… stando al progetto, saranno sottoposti ad una tripla interferenza: quella con le radici che dovranno essere tagliate per far posto al cavidotto e ai plinti e quella con la parte aerea della chioma che dovrà essere sottoposta a severe potature per consentire la diffusione dei coni illuminanti; inoltre l’illuminazione ravvicinata potrà alterare il fotoperiodismo delle piante” (Alberto Ballestriero su Verona In del 19/12/21).

Una questione non dibattuta

L’elenco delle attività commerciali di Corso Porta Nuova

La questione non sembra affatto peregrina: possibile che una decisione così importante viene lasciata agli ingegneri, passa indenne le forche caudine del parere della Circoscrizione, della Soprintendenza ai Beni Ambientali, non viene accompagnata dalla valutazione del Settore Strade e Giardini del Comune, viene comunicata con una conferenza stampa e non sembra avere avuto una discussione e confronto in consiglio comunale? I veronesi, per i loro amministratori, contano così poco? La funzionalità e la bellezza delle sue vie, la salvaguardia del verde, primo contributo alla tanto decantata transizione ecologica ed alla lotta al riscaldamento globale, non passa forse dall’ombra e dal contributo alla fotosintesi di alberi in salute e aiutati a sopravvivere invece che ostacolati perché ritenuti sacrificabili?

I residenti, le attività economiche con sede in Corso Porta Nuova non hanno nulla da dire? La disposizione dei pali lungo i marciapiedi era l’unica prevedibile, invece di predisporre due ordini di lampioni: una lungo lo spartitraffico per la circolazione viabilistica ed una semplificata lungo i marciapiedi per quella pedonale?

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