Il 10 ottobre si celebra la Giornata mondiale della Salute Mentale. In quest’occasione, possiamo domandarci cosa significa salute? L’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, ci suggerisce che la salute non è semplicemente l’assenza di una malattia, ma invece parla di uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale.

È possibile, pertanto, affermare che non è ragionevole etichettare la salute mentale come una salute “di serie b”, ma, al contrario, per il buon funzionamento della persona, è necessario uno stato di benessere nel quale la stessa possa realizzarsi, oltrepassare le difficoltà della vita quotidiana, esercitare un lavoro produttivo e contribuire all’interno della propria comunità.

Purtroppo le malattie mentali, che sono alquanto comuni, sono ancora oggi molto spesso associate a un forte stigma e a episodi di discriminazione. I pregiudizi che si vengono a creare, derivanti da paura e incomprensione, creano alienazione e discriminazione. Questo fenomeno, frequentemente, diventa la causa principale di isolamento sociale ed emarginazione della persona, che incontra ancora più difficoltà a chiedere aiuto e supporto. Per spezzare questo circolo vizioso proviamo a superare alcuni stereotipi e pregiudizi legati alla salute mentale.

Lo psicologo è per le persone fragili, deboli

Ciascuno di noi ha dentro di sé alcune fragilità, è l’insieme di esse con le nostre forze che ci rende persone uniche. Il chiedere aiuto spesso è un atto di estremo coraggio, è la capacità di ascoltarsi e di comprendere che ciascuno di noi a che fare con i propri limiti, oltre che con le proprie possibilità. Le persone che riescono a mettersi in discussione e affrontare tutto ciò che le mette in difficoltà dimostrano, al contrario del pregiudizio, di essere persone estremamente forti.

Io sono fatto così, è impossibile cambiare

La filosofia ci insegna che niente è perfettamente uguale per sempre, ma viviamo in un eterno cambiamento. Ciascuno di noi inoltre ha una personalità, che è il frutto delle nostre attitudini personali e delle relazioni sociali che hanno contraddistinto il nostro passato e presente. Ognuno, poi, può mostrare a se stesso e agli altri delle cose nuove di sé, senza perdersi di vista la propria autenticità. Fermarsi nel concetto di impossibilità a cambiare è, molto spesso, soltanto una forma difensiva rispetto alla paura di affrontare la novità. Stare bene con noi stessi, invece, significa anche offrire possibilità che ci possono far crescere e migliorare.

Parlarne non risolverà i problemi

Sono le azioni che scegliamo di mettere in pratica nella nostra vita a permetterci di affrontare e risolvere eventuali difficoltà. Per fare questo passaggio è però necessario avere consapevolezza di noi e di quello che ci sta accadendo. Parlarne, pertanto, diventa il primo necessario passo utile per raggiungere il proprio benessere.

Lo psicologo mi farà il lavaggio del cervello

Lo psicologo è un professionista che non ha poteri magici ma, per aiutare la persona, parte dalla comprensione di quello che la stessa decide di mostrare di sé, col linguaggio verbale e non verbale. Allo stesso tempo, è proprio il paziente ad avere in mano il timone della nave e, pertanto, non viene obbligato a far niente di ciò che non vuole realmente affrontare. Un percorso con lo psicologo aiuta la persona a rileggere alcuni eventi significativi e fornisce strumenti utili per il cambiamento.

Basta confidarmi con un amico

Avere una solida rete sociale è sicuramente di supporto per ciascuno di noi, ma l’aiuto che può fornire uno psicologo è molto diverso da quello che può darci un nostro amico, soprattutto se ci troviamo di fronte a difficoltà molto importanti. Lo psicologo è un professionista che aiuta a trovare le radici dei nostri problemi e possibili alternative, più conformi ai nostri bisogni attuali. Per riuscire a creare questa relazione entrano in gioco empatia e fiducia reciproca, indispensabili per affrontare un ipotetico cambiamento.

La psicoterapia dura troppo tempo

Ciascun percorso di psicoterapia è diverso e unico e, pertanto, non è possibile definirne la durata a priori. È utile sapere, però, che determinati approcci hanno una durata minore. Quando ci si rivolge a uno psicoterapeuta, dunque, non è corretto dare per scontato che si rimarrà necessariamente in terapia per anni, ma si valuterà insieme al professionista il proseguo degli incontri, in base ad alcuni fattori come la storia del paziente, la natura della difficoltà portata e l’impatto nella sua vita odierna.

Mi dovrò distendere su un lettino

Siamo abituati a vedere nei film il classico setting con lo psicologo che siede, in maniera poco attiva, alle spalle del paziente, steso su un lettino. Pertanto molto spesso, quando ci si accinge a entrare in uno studio di psicoterapia ci si aspetta questo. Nella realtà, la maggior parte dei trattamenti psicologici prevede che i due interlocutori stiano seduti uno di fronte all’altro.

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