Dopo aver ascoltato qualche mese fa il presidente uscente della Prima Circoscrizione Giuliano Occhipinti, ripartiamo proprio dal neo presidente Lorenzo Dalai con il nostro giro per i territori del Comune di Verona che si prolungherà nelle prossime settimane.

La Prima Circoscrizione include un territorio che va da Porta Vescovo e Veronetta fino a San Zeno passando ovviamente per il centro storico. Quartieri fra loro diversissimi e che vivono a loro volta una situazione unica, soprattutto il centro storico con la costante mole di turisti, rispetto al resto della città.

Presidente Dalai, iniziamo con l’evidenziare quali sono i principali problemi che deve affrontare in questa prima fase del mandato…

«Direi due cose. La prima cosa che salta all’occhio, al veronese e al turista, è la pavimentazione del centro storico che è in condizioni deleterie. Questa situazione deriva da 15 anni di incuria, forse anche di più. Ho parlato di recente con Paolo Tosato, che è stato Assessore alle Strade e Giardini della prima Giunta Tosi e lui si ricorda che all’epoca ci fossero tre stradini, cioè addetti alle manutenzione strade. E già allora (2007-2012) erano pochi per gestire tutto il territorio circoscrizionale. Ecco, se tre sembrano pochi, sappiate che oggi ne abbiamo soltanto uno. Cioè tutta la città compresa dentro le mura, da Veronetta a San Zeno passando per il centro storico, ha una sola persona addetta alla manutenzione delle strade. Capite bene che al momento l’unica cosa che può fare è quella di eliminare l’immediatezza del pericolo, coprendo le buche quando si creano, con una “secchiata” di asfalto. E purtroppo abbiamo tutti i giorni o quasi problemi con chi ha piccoli incidenti dovuti alle condizioni delle nostre strade, che fra l’altro spesso non sono fatte di asfalto, ma di marmo o porfido e quindi materiali non semplici da mantenere integri.»

E la seconda?

«La raccolta dei rifiuti. È invasiva e pesante. Abbiamo avuto di recente un incontro prolungato con i funzionari dell’AMIA per capire come risolvere il problema della raccolta differenziata dei ristoranti. La maggior parte di loro, duole ammetterlo, non differenzia. Butta tutto nel cassonetto e poi arrivederci e grazie. Nonostante l’impegno notevole di mezzi e persone sul tema i risultati ancora oggi non sono adeguati alle aspettative.»

Ad incidere sul problema, va detto, c’è anche la grande massa di turisti…

Il Presidente della Prima Circoscrizione Lorenzo Dalai

«Si, ma non solo. Abbiamo notevoli problemi di spazi nella città antica che è una parte importante della Prima Circoscrizione. Abbiamo, pensate, 1600 stalli per 2800 permessi. E già qui c’è un grosso problema. Poi le “finestre” di apertura della ZTL che consentono l’accesso a persone che parcheggiano e poi non escono più, perché è risaputo che alcuni varchi non sono sorvegliati in uscita. A questo aggiungiamo, come diceva lei, la massa di turisti che crea un surplus di carico su tutti questi servizi. Ribadiamo che Verona non è Disneyland. Non è nemmeno una città museo come è nell’intendimento di alcuni enti sovrani e inappellabili come le Sovrintendenze. Non è possibile che le Sovrintendenze abbiano un potere sganciato dalla realtà quotidiana. Abbiamo visto già in passato, ad esempio, come per il parco eolico di Rivoli Veronese, che oggi ci sarebbe stato molto utile per affrontare la crisi energetica, ci sono voluti ben sette anni per ottenere le approvazioni da chi di dovere. Ma gli esempi di questo tipo sono decine se non centinaia. La vivibilità della Prima Circoscrizione è un problema pesante per gli abitanti.»

Si spieghi meglio

«Abbiamo una popolazione costantemente in calo. L’esempio più vicino a noi è quello del centro storico di Venezia, che si sta progressivamente svuotando di residenti. L’età media nel frattempo si alza a 50 anni, perché di bambini ce ne sono sempre meno. D’altronde è anche vero che per le famiglie i servizi sono pochi o nulli, si fa fatica a parcheggiare, sui marciapiedi non si passa con i passeggini. Con l’emergenza del Covid e l’espansione dei plateatici questo problema si è acuito. Oggi bisogna rivedere le regole di concessione. Insomma, abbiamo tanti temi sul tavolo e un carico di lavoro pesante davanti a noi.»

In centro c’è anche il “solito” tema della gentrificazione: costo degli affitti alle stelle, bed&breakfast che nascono come funghi. Che strumenti avete per contrastare questo fenomeno?

«La reddittività di un b&b è molto più alta di un affitto diciamo “normale” a una famiglia. Però non possiamo continuare a svuotare il centro storico.  Qualcosa possiamo fare tramite l’AGEC che è proprietaria di molti appartamenti di pregio, alcuni anche in centro. Affittandoli a prezzi sì in linea con il mercato ma comunque più bassi di quello che gira in centro a Verona potrebbe creare un effetto di calmieramento.»

L’Arena

Veniamo ai progetti in essere. Quali sono quelli su cui vi state concentrando?

«Sono due le grandi opere del momento. Innanzitutto Ponte Nuovo, con tutte le difficoltà che sta creando alla popolazione. Abbiamo finalmente capito cosa sta succedendo. I lavori dureranno purtroppo almeno altri 18 mesi, se non di più. Molto dipende anche dall’andamento idrico dell’Adige e dalle possibili sorprese che questo tipo di interventi a volte incontrano. Il ponte deve essere reso antisismico. Questo in precedenza non era stato chiarito. A breve inizieremo la demolizione di alcune parti del ponte con demolitori che lavoreranno dalle 7 della mattina alle 8 di sera. L’alveo del fiume con i muraglioni faranno da cassa di risonanza e il rumore non sarà certo piacevole. Nel frattempo, però, verrà almeno aperto il traffico auto in uscita dal centro (quindi da Via Nizza e Lungadige Rubele, per intenderci, verso San Tommaso e via Carducci, ndr), dal 15 ottobre e almeno questa situazione – salvo brevi interruzioni dovute eventualmente all’andamento dei lavori– dovrebbe rimanere fino alla fine.»

E l’altra?

«L’altra è il rifacimento di Palazzo Bocca-Trezza, in Veronetta. Sono finalmente partiti e ne siamo felici, perché verrà restituito alla città un edificio che potrà diventare il polo culturale del quartiere. Abbiamo solo la piccola negatività della chiusura del giardino, che viene spesso utilizzato da alcune associazioni, per almeno sei mesi, ovviamente per problemi legati alla sicurezza, vista la presenza del cantiere con gru e carichi sospesi. L’importante, però, è che oggi finalmente ci siamo.»

Questo va detto a onor del vero, è anche merito della amministrazione precedente…

«Si. Il sindaco Tommasi peraltro ha sempre detto che i progetti già approvati vanno avanti, anche perché non ci possiamo più permettere di perdere tempo cancellando i progetti approntati dalle precedenti amministrazioni. Però i fondi per finanziare l’intervento sono frutto della legge sulla “rivalutazioni delle periferie” approvata dal Governo Renzi e fanno riferimento al bilancio europeo.»

Questo progetto può rilanciare un quartiere, Veronetta, che ancora oggi a detta di molti è uno dei più problematici della città…

«Si, ma questo retropensiero in realtà è più per un retaggio del passato che per l’attuale situazione. In realtà si sta rivalutando moltissimo e la dimostrazione sta nell’apertura, nell’ultimo periodo, di numerosi bar e locali. Insomma, stiamo parlando di un quartiere vivace, vivo, frequentato da tanti giovani anche per la presenza dell’Università. Un esempio positivo dell’allargamento dei plateatici è la riqualificazione di piazzetta Santa Toscana, con i bar che hanno allontanato le persone diciamo “pericolose” che bazzicavano la zona. A questo proposito annuncio che l’edicola presente nella stessa piazza, che era stata chiusa dalla famiglia che l’aveva in gestione, è tornata a disposizione del Comune e fra poco sarà data nuovamente in gestione, in modo da diventare punto di informazione e attrazione e, almeno nel mio intendimento, anche un modo per indirizzare le persone verso il parco delle Maddalene. Un parco bellissimo, una struttura che è costata tanto, ma che è ancora sfruttata poco. Anche lì ci sono frequentazioni non particolarmente positive e dobbiamo trovare un modo per allontanarle.»

Piazza Santa Toscana, il cuore di Veronetta, alla convergenza fra via XX Settembre e via S. Nazaro

A proposito del Bastione delle Maddalene, di recente è stato sede del Mura Festival. Può essere anche quella la strada per animarlo?

«Lo spazio c’è. Fra l’altro è vicino al Teatro Camploy e si potrebbe creare una sorta di polo culturale dell’area. La disponibilità c’è. L’amministrazione ha annunciato maggiori risorse e maggiori competenze per le circoscrizioni. La circoscrizione in passato ha avuto disponibilità importanti. Ricordo che a fine anni Settanta aveva circa 300 milioni di lire, che possiamo assimilare a circa un milione di euro di oggi. Invece ora abbiamo 60mila euro per la manutenzione delle strade, finite già ad aprile-maggio. Per le altre attività abbiamo 25mila euro. Abbiamo tre giardini come quelli di Palazzo Bocca-Trezza di cui abbiamo già parlato, Corte del Duca e Santa Toscana e la loro manutenzione assorbe già la metà del bilancio. Quello che resta è per piccoli contributi ad associazioni, eventi culturali, etc. Ma stiamo parlando di briciole.»

Al momento quali sono le vostre priorità?

«La formulazione del bilancio per il 2023. La precedente amministrazione della circoscrizione ci ha lasciato qualche soldino che spenderemo entro la fine dell’anno.»

C’è il tema delle “luminarie di Natale” che ha destato qualche polemica. Cosa ci può dire a proposito?

«Negli incontri che stiamo avendo con commercianti e residenti, categorie varie del centro per affrontare temi relativi a plateatici, rifiuti, ZTL, etc. emerge un problema vero di fondo. La rappresentanza e la rappresentatività. Abbiamo avuto incontri con almeno quattro associazioni di residenti che ci hanno presentato quattro prospettive diverse, spesso discordanti fra di loro. Lo stesso vale per i commercianti. C’è chi dice che è bene non sprecare risorse in un momento così difficile e c’è chi invece afferma che senza le luminarie il Natale perde la sua connotazione di allegria.»

Ma le luci sono così determinanti per le presenze nel centro storico? Avete degli studi a riguardo?

«No, non li abbiamo, ma per me avere delle risorse in più per alleggerire le bollette delle persone che ne hanno bisogno rappresenterebbe un bel segnale, a prescindere dagli aspetti spirituali il Natale è fra le altre cosa anche un momento di solidarietà. La mia posizione è, quindi, per risparmiare questi soldi, ma non abbiamo ancora deciso. Ascoltiamo tutti e vediamo.»

C’è chi parla di circa 150mila euro risparmiati…

«Difficile in realtà da quantificare. Alcune vie e piazze vengono gestite direttamente da AGSM, mentre altre dalle associazioni di commercianti. Alcuni quartieri, anche lontani dal centro, hanno sempre avuto le luminarie natalizie, più o meno belle o sfarzose. È una scelta anche di vita. Vogliamo una città che somiglia a un parco divertimenti o una che sia culturalmente avanzata e attrattiva e che non sia solo leggerezza e divertimento, ma anche qualcosa di più?»

A proposito di cultura. Capitolo musica dal vivo. Verona ha un regolamento che limita molto la possibilità di far suonare la musica live dentro le mura. Eppure la nostra città in passato è stata anche un laboratorio musicale di rilievo nazionale, vera e propria fucina di talenti. Ci sarà in questo senso la possibilità di rivedere questi regolamenti?

«Il tema è sempre quello della vivibilità. L’ultima segnalazione che mi è arrivata è che le celebrazioni religiose all’interno di una chiesa sono state disturbate da musica ad alto volume proveniente da un locale vicino. Non è facile trovare l’equilibrio. La nostra è una città bellissima, piena di gente, vivace, con alcune iniziative meravigliose come “Balcoscenico” che permettono di ascoltare musica passeggiando per le strade cittadine. Voglio pensare, però, che nella nostra città ci possa essere spazio anche per chi di tutte queste attività culturali ne ha un beneficio relativo. Mi riferisco in particolare agli anziani. Ce ne sono tanti che sono soli e vivono nel centro in città. Fra le iniziative a cui tengo particolarmente c’è lo sfalcio e il ripristino e sistemazione dell’area ex Enal, ex Giardino d’Estate, appena fuori Porta San Zeno. È fuori dalle mura ma è ancora in Prima Circoscrizione. Il Bacanal del Gnoco si è preso carico della gestione. C’è un capannone di quelli mobili che verrà destinato per il Circolo degli Scacchi e della Dama, verranno installati tavolini per giocare con panchine e sedie ad hoc. Potrebbe diventare un centro di aggregazione per la terza età. Anche quell’area era diventata un luogo per sbandati e di degrado. Poi ovvio che le associazioni devono farle vivere in maniera costante. Due ore alla settimana non sono sufficienti, quattro ore al giorno, invece, diventano una cosa diversa.»

Rimaniamo in zona. San Zeno. Cosa avete in mente per questo quartiere?

«La prima cosa che va risolta è quella del parcheggio selvaggio, evidenziata da tutti gli abitanti. La gestione del parking di Piazza Corrubbio va risolta quanto prima. Poi anche qui c’è un problema grosso con i rifiuti. Piazzetta Portichetti, ad esempio, è una discarica a cielo aperto, peraltro sul percorso che il turista fa per arrivare dal centro e Castelvecchio a San Zeno, con il percorso delle Regaste. Scende e lì c’è la discarica. Ci vedremo in questi giorni con i dirigenti dell’Amia per trovare una soluzione immediata e definitiva. L’idea di tutti è che il turismo va di solito da piazza Bra alla Casa di Giulietta e viceversa. Sarebbe bello invece di portarli fino a San Zeno attraverso la bellissima passeggiata delle Regaste e la nuova piazza Corrubbio.»

Piazza San Zeno è forse la più adatta a Verona per un certo tipo di eventi. Si ricorda, peraltro, in passato come location per alcuni splendidi concerti. Altre piazze più utilizzate, come Piazza Bra con la sua aiuola o le piazze Erbe e Dante particolarmente fragili sono in realtà meno adatte. Può tornare in futuro al centro di questo tipo di eventi?

«In passato è stata luogo di rappresentazioni teatrali, molto frequentate. Concerti di valore potrebbero essere portati nuovamente e risultare interessanti. Si potrebbe allestire una sorta di pavellon de musique provvisorio per qualche serata. Potrebbe essere un’idea per attirare anche i turisti oltre la città antica, che ormai è satura, migliorando oltretutto l’offerta culturale della zona.»

L’Arsenale?

«È al di là del fiume, quindi è di competenza della Seconda Circoscrizione, ma è intimamente collegato a Castelvecchio, di competenza della Prima. Io ho sempre in mente Firenze e gli Uffizi che inizialmente erano solo nei piani alti e poi si sono allargati ai piani più bassi e ad altri edifici, diventando un centro culturale fra i più importanti del mondo. Noi abbiamo il Castello, il ponte Scaligero e l’Arsenale. Un percorso analogo a quello fiorentino, insomma, e che potrebbe dare alla città un impulso e una diversificazione culturale di grande livello. Lì gli spazi per esposizioni, concerti e quant’altro ci sono tutti. C’è anche la possibilità di creare delle strutture per le stagioni di mezzo. Potremmo così sfruttare uno dei lasciti dei grandi architetti asburgici, in particolare Franz von Scholl che con i finanziamenti dell’Imperial Regio Esercito ha costruito una parte della città e ha costretto al vincolo le nostre generazioni. Probabilmente senza di lui saremmo pieni di brutti edifici. L’Arsenale è uno dei più belli che abbiamo in città.»

Per finire ritorniamo nel cuore centro storico. Che ci dice del Piano Folin?

«È incombente ed è fondamentale per lo sviluppo culturale della città. Il problema è grave. Le situazioni sono figlie della storia precedente. Per anni la Fondazione ha fatto da salvadanaio al Comune di Verona e ha acquisito tutti questi immobili. Oggi ha bisogno di monetizzare e lo capisco, ma non capisco quei progetti buttati lì, un po’ a caso. Ecco, un centro congressi, un grande albergo, le navette significa un migliaio di persone che gravitano in una delle zone più belle e fragili della città fra ospiti, addetti, autisti, camerieri, dipendenti vari… un vero e proprio esercito. Certo, è un progetto che porterà anche lavoro, cosa sicuramente positiva. Ma ribadisco: vogliamo una città Disneyland, una città museo o una città prima di tutto vivibile, dentro e fuori le mura? È vero che un centro congressi di questo tipo non c’è in questo momento a Verona, ma non è detto che debba nascere nel centro storico. Può essere anche più periferico e andare bene ugualmente.»

Il palazzo di via Garibaldi, 1 a Verona al centro del piano Folin.

D’altronde già il restauro della Gran Guardia, molti anni fa, era stato di fatto concepito con questo intento, quello di dare alla città un centro culturale, e quindi anche congressi, importante, fra l’altro in quel caso più vicino ai parcheggi di piazza Cittadella e via Montanari rispetto a quello che sorgerà in via Garibaldi.

«Si e aggiungo anche al parcheggio dell’ex Gasometro. Sarebbe in effetti più fruibile di un centro congressi fra via Garibaldi, via San Mamaso, strade strettissime, dove non si può parcheggiare.»

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