Il 4 ottobre avrà inizio l’edizione 2022 del Festival dello Sviluppo Sostenibile che Asvis, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, promuove in tutto il territorio nazionale per informare sui temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale e sugli obiettivi che l’ONU si è data in merito attraverso l’Agenda 2030. L’obiettivo della riduzione delle disuguaglianze rappresenta il  Goal  10 dell’agenda:  ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le Nazioni.

Negli ultimi trent’anni il divario tra ricchi e poveri è andato aumentando e ha recentemente raggiunto il suo livello più alto in un gran numero di paesi OCSE. Le dinamiche  demografiche e gli effetti del cambiamento climatico tenderanno ad accentuare ulteriormente le disuguaglianze tra le nazioni. L’inflazione e la minaccia di recessione inoltre rendono più difficile la solidarietà internazionale perché ogni Paese è orientato innanzitutto ai bisogni della popolazione interna.

Anche in Italia ci sono significativi elementi di fragilità. In questo periodo storico nel nostro paese si assiste a un’inflazione record che non si registrava dal 1986.  Questo significa che assistiamo a una crescita dei costi per i consumatori finali sui quali ricadono le conseguenze degli aumenti, in particolare quelli delle materie prime e quelli energetici. Ad aggravare la situazione il fatto che dal 1990 ad oggi, purtroppo l’Italia è l’unico Paese Ocse in cui gli stipendi medi lordi annui sono diminuiti registrando una flessione del 2,9%, contro il +33,7% in Germania e il +31,1% in Francia.  I cittadini, in assenza di un incremento degli stipendi, in particolare nelle fasce di reddito più deboli, subiscono le conseguenze di questa situazione con l’abbassamento della loro capacità di risparmio e del loro tenore di vita. Se per la classe media l’effetto può essere la rinuncia ad alcuni “privilegi”, per chi ha redditi più bassi le rinunce possono essere più significative, con l’obbligo di “tagliare”  beni essenziali come quelli alimentari e per i trasporti.

La sfida per il governo che si andrà ad insediare è di grande complessità. Sono infatti sempre più necessarie politiche che riducano le disuguaglianze. Occorre primariamente perseguire il più possibile l’incremento di posti di lavoro correttamente remunerati. D’altra parte è indispensabile un sostegno a chi vive al di sotto della soglia di povertà assoluta. L’auspicio è che si tratti il meno possibile di politiche meramente assistenzialistiche – specie se queste disincentivano la ricerca effettiva di posizioni lavorative, visto che i cittadini si realizzano attraverso il lavoro e non con il solo reddito – ma che si facciano investimenti con un ritorno concreto sull’economia. Quelli previsti dal PNRR dovrebbero avere proprio questo scopo.

Occorre poi considerare il fatto che esistono politiche di welfare che sono spesso poco considerate. Il modello autocentrico ha portato ad acuire il divario sociale in quanto ha accentuato le differenze fra chi può permettersi un’auto privata e chi no. Visto poi che l’urbanizzazione è in costante incremento, perché non studiare delle soluzioni per chi ha la necessità di muoversi ma non è in grado di sostenere le spese per l’acquisto e il mantenimento di un’auto di proprietà? Consideriamo anche la necessaria dismissione delle auto più inquinanti; che impatto può avere il blocco dei diesel euro 4 nelle città a cui a breve assisteremo? Puntare sulla mobilità sostenibile significa creare dei servizi che siano risorse per tutti i cittadini, puntando anche alla diminuzione delle differenze sociali.

È necessario quindi un incentivo alla mobilità leggera (bicicletta, monopattini, etc), al car-sharing e al maggiore utilizzo dei mezzi pubblici. Occorre poi investire nelle infrastrutture, sui costi e sul servizio. Sul lato delle infrastrutture in particolare l’Italia dimostra di essere molto arretrata. Infatti secondo i dati di Legambiente in Italia l’estensione complessiva della rete urbana su ferro (metropolitane, tram e ferrovie urbane) è inferiore ai 1.400 chilometri, mentre è di 2.300 in Spagna e 4.700 in Germania. Perché poi, dato anche l’aumento del costo del carburante, non prevedere soluzioni che hanno avuto grande successo in Germania come l’iniziativa che ha introdotto, l’estate appena trascorsa, un abbonamento mensile a 9 euro per viaggiare su tutto il trasporto pubblico nazionale? Questa si è dimostrata una politica sociale, che viene incontro ai cittadini per mitigare gli effetti dell’aumento del costo del carburante, oltre che ambientale con 1,8 i milioni di tonnellate di Co2 risparmiati in tre mesi.  Per quanto riguarda il servizio è necessario operare sia per una corretta attenzione al confort di viaggio, che si tratti di viaggio sulle piste ciclabili o sui mezzi pubblici, sia per puntualità di questi ultimi, sia in senso lato per la competitività rispetto al mezzo motorizzato privato che, pur rimanendo molto più costoso (oltre che inquinante), viene percepito come migliore.

Secondo il premio Nobel Stiglitz la disuguaglianza non è qualcosa di ineluttabile, ma è frutto di precise concezioni economiche e scelte politiche. Grandi sfide attendono le amministrazioni locali e nazionali nel prossimo futuro. L’auspicio è si possa contare su visione e competenze per poter gestire al meglio le difficoltà del momento storico che stiamo vivendo.