Le vacanze estive stanno quasi per terminare e fra pochi giorni si rimetterà in moto l’intero sistema scolastico, con tutto il suo carico di aspettative e problematiche. Per questa ragione abbiamo voluto ascoltare l’assessora del Comune di Verona Elisa La Paglia su temi come politiche educative e scolastiche, biblioteche, edilizia scolastica. Con lei abbiamo fatto il punto della situazione a due mesi dalla vittoria del centrosinistra alle elezioni amministrative di Verona.

Assessora La Paglia, iniziamo dal tema delle biblioteche di Verona. Qual è il loro stato di salute?

«Abbiamo trovato una situazione di disagio nell’utenza, legato alla riduzione della capienza per l’applicazione delle norme Covid-19 e una conseguente riduzione della frequentazione di questi luoghi di aggregazione. Un aspetto, quello della socialità, niente affatto marginale e che intendiamo riportare al centro di questa amministrazione. In più si aggiunge la situazione ereditata durante la precedente amministrazione».

Quale situazione avete ereditato?

«Per rilanciare il sistema culturale e aggregativo delle biblioteche abbiamo bisogno del personale necessario: da anni non si fa un bando dedicato e mi impegnerò per questo e per recuperare le risorse interne che nell’ultimo periodo sono state trasferite. Si è poi venuta a creare all’interno della Biblioteca Civica una situazione di conflittualità in ambito lavorativo tale che, ora, è prioritario ristabilire un clima sereno e porre rimedio all’attuale carenza di personale, che incide sia sulla stessa Civica sia su tutto il sistema complessivo. A questo si aggiunge la riduzione dell’orario di servizio delle cooperative che gestiscono l’apertura delle biblioteche e, di conseguenza, c’è una riduzione degli orari del servizio offerto.»

Quali sono alcuni dei nodi più importanti da rilanciare?

«Si deve garantire il servizio prestiti, ma la vera sfida è ripristinarne il ruolo aggregativo, aumentare i numeri della partecipazione di chi va in biblioteca, anche abbandonando, se la situazione epidemica lo consentirà, il sistema di prenotazione Affluences, e valorizzare alcuni suoi punti di forza come la sezione audiovisivi e la sezione ragazzi e ragazze. La biblioteca deve tornare ad essere centro di cultura. Per fare questo, però, dobbiamo ripensare l’organizzazione delle proposte culturali, che vanno riviste in funzione dell’utenza che si intende coinvolgere: è evidente che i bisogni di famiglie e lavoratori non possono coincidere, ad esempio, con quelli dei pensionati. Un altro punto è il rilancio della vendita con la formula del “mercatino” delle donazioni di libri già in catalogo o dei testi che per varie ragioni escono dal catalogo. La carenza di personale che c’è in questo momento fa sì che non sia stato possibile organizzarlo in questo 2022 o forse non era una priorità dell’amministrazione precedente, ma quanto prima ripristineremo questa formula perché rimette in circolo i libri, crea spazi per nuove donazioni fondi e mette a disposizione un tesoretto fondamentale per le attività della biblioteca.»

Lontano dalla cronaca, si segnalano situazioni di sofferenza di alcune biblioteche, che diventano luogo di bivacco per gli sbandati. Succede anche per le biblioteche comunali?

«Non mi risultano situazioni di questo genere per quanto riguarda i servizi in carico al Comune. Per la Civica abbiamo anche un servizio che si occupa della sicurezza.»

Da anni si discute della possibilità di spostare parte o tutto anche il contenuto della biblioteca di Castelvecchio in Civica, che insieme alla biblioteca del museo di Scienza Naturali risulta un po’ marginale e meno accessibile. A che punto siamo?

«Il problema esiste ma non credo che la soluzione possa essere sovraccaricare la Biblioteca Civica e le biblioteche di quartiere, anche perché dobbiamo ancora gestire il ritorno del materiale che è stato traslocato, per i lavori svolti, in uno spazio che al momento è ridotto di un quinto. È in stato avanzato la proposta di accorpare le biblioteche dei musei civici all’Arsenale, come esiste la proposta del grande Castelvecchio, quindi di aumentare gli spazi per i servizi museali restando all’interno delle mura del Castello scaligero. Trovo importante che all’interno dell’Arsenale trovi spazio una biblioteca di quartiere.»

L’assessora Elisa La Paglia

Capitolo edilizia scolastica: a che punto siamo?

«Ci sono una serie di criticità che stiamo cercando di risolvere. In primo luogo, il Comune di Verona non ha partecipato ai bandi del PNRR per l’edilizia scolastica o comunque in minima parte. Questa è un’eredità pesante perché adesso, ora come ora, stiamo cercando di partecipare agli ultimi bandi rimasti, ma è un fatto che quel treno è passato.»

La cronaca, in merito al PNRR, ci segnala ben 44 milioni per nidi e materne veronesi…

«Comunque a quel bando potevamo presentare 12 progetti, ne sono stati presentati 4. Ora pensiamo al futuro e cerchiamo di recuperare.»

Torniamo al punto.

«In secondo luogo, come per il sistema bibliotecario, ci troviamo con una carenza di personale, tecnico e amministrativo, circa un terzo in meno rispetto a dieci anni fa. Su questo tema stiamo ragionando con i colleghi di giunta su come far fronte a questa situazione. In questa fase di ricognizione, le scuole mi stanno segnalando problematiche oltre il database generale e stiamo cercando di capire dove e perché le richieste già fatte si fermavano non ottenendo risposta come, per esempio, l’albero caduto ad Avesa che ha impattato sulla recinzione e che non è ancora stata riparata. Ci sono, a volte, delle ragioni tecniche, altre volte delle ragioni legate a questioni organizzative ma una per una le stiamo prendendo in mano. Stanno per riaprire le scuole e ai dirigenti dobbiamo dare delle risposte molto concrete in tema di manutenzione straordinaria ma molto spesso anche ordinaria. Cose apparentemente banali come, per esempio, le tapparelle. Con l’ultima variazione di bilancio, passata in consiglio comunale, sono stati stanziati 2.050.000 euro. A volte non è un problema di fondi ma di organizzazione. Per noi la scuola è una priorità.»

Avete stanziato fondi anche per il sistema di areazione contro il Covid-19?

«Al momento no, stiamo banalmente impegnati a mettere a posto le finestre.»

Per ridurre la carenza di posti negli asili nidi avete stanziato dei fondi?

«Al momento il numero degli insegnanti è legato alle iscrizioni del gennaio 2022, quindi si procede con quanto programmato dalla giunta precedente. Per il futuro un obiettivo è quello di aumentare i posti e in generale i servizi 0-6 anni, ma su quali risorse impiegare per farlo è presto per dirlo. Abbiamo l’incontro il 1° settembre con tutto il personale del settore infanzia e farò tesoro di una buona iniziativa della giunta precedente: il coordinamento pedagogico è la base per mantenere alta la qualità dei nostri servizi all’infanzia. Certo, c’è un tema, quello dei costi per le famiglie, che rischia di essere discriminante e mi auguro che i promessi fondi nazionali per limare le rette degli asili ci siano ancora, nonostante la fine anticipata del governo. Ma la questione delle rette in realtà, a mio avviso, non è l’unica».

Ovvero?

«L’obiettivo è che i bambini socializzino e abbiano le opportunità pedagogiche che sono utili alla loro età. Però c’è un dato per le scuole dell’infanzia: ci sono scuole statali, comunali, FISM e di cooperativa: quattro proposte nella stessa fascia di età, con rette diverse. Un sistema che potenzialmente può incidere sulla relazione determinando il rischio delle White Flight, ovvero della segregazione scolastica. È necessario allora un adeguato lavoro di organizzazione e coordinamento del sistema scolastico, fatta salva la libertà di scelta delle famiglie. Bisogna, insomma, che il tetto del 30% di bambini bilingue sia il più possibile rispettato, in modo da coniugare sia la qualità dell’insegnamento sia la relazione tra i bambini. Il mio obiettivo è che nella fascia 3-6 anni tutte le scuole riescano a offrire a un ragazzo, sia monolingue che bilingue, un livello di istruzione tale da garantire un percorso scolastico pieno nei cicli successivi. Non è semplice, ci sono diversità nelle modalità di iscrizione, online e in presenza, iscrizioni centralizzate o in ogni scuola, differenze di rette, da zero e 200 euro al mese, differenze di regole di accesso, in base all’Isee o numero figli, o senza criteri di accesso. Ci troveremo con gli altri enti erogatori di tali servizi per trovare insieme la soluzione migliore che metta insieme equità e integrazione».

Viviamo una situazione in cui i ragazzi, sempre più piccoli, sono legati al digitale e distanti dalla cultura del libro. Come recuperarli?

«Un nodo è la lettura. Vedo anche per la nostra provincia delle esperienze molto positive, biblioteche che sono diventati luoghi di aggregazione. Ci sono tante realtà interessanti dove si legge insieme (come “Leggere Ribelle” a Bussolengo) ed è questo che vogliamo fare con i giovani, soprattutto per recuperare l’emergenza sociale generata anche dalla pandemia e che appare nella cronaca, ad esempio, con le baby gang. Il punto non è solo quanti libri hai letto o cosa leggi ma, partendo dalle scuole, creare comunità coinvolgendo tutti gli attori, dai piccolissimi privati alle grandi istituzioni: deve diventare una questione che riguarda la città. Poi non demonizzerei il digitale: utilizzando un tablet ho solo un’esperienza strumentalmente diversa di lettura e posso inoltre utilizzare la ricchezza della biblioteca cittadina degli audiovisivi».

Il programma elettorale del sindaco Sboarina, in data 25 giugno 2017, prevedeva il bando dei libri gender dalle scuole e “dei libri e delle pubblicazioni che promuovono l’equiparazione della famiglia naturale alle unioni di persone dello stesso sesso”. Cambierà qualcosa?

«Torniamo alla serenità della lettura. Se ci saranno testi da mettere in discussione li leggeremo e poi ci si può confrontare. Le porto un esempio: parlavo proprio nei giorni scorsi con una persona che ha allestito una micro biblioteca nella sua finestra di casa, dove ha creato un angolo di bookcrossing. Ci mette qualsiasi libro mi ha detto perché, prima di giudicare, bisogna averlo letto. Ripartiamo da qui.»

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