Sarà pure passato del tempo dalle roventi dispute per la Variante 29, ma a Montorio non è certo stato risolto il nodo “incompiuta”, una struttura al centro oggi come ieri di proteste e polemiche, tanto che si terrà una manifestazione di protesta domenica 17 marzo, a partire dalle 14,30 e fino alle 17,30 circa presso il Laghetto Fontanon di Montorio.

Sulle ragioni di questo presidio sentiamo Claudio Ferrari, presidente del Comitato Fossi di Montorio.

Ferrari, come mai tanta mobilitazione per una semplice pizzeria?

Claudio Ferrari, presidente Comitato Fossi di Montorio

«La nostra mobilitazione parte dal lontano 2000 quando, sulla sponda sud del laghetto Fontanon (allora classificato come terreno industriale), fu costruito quello che doveva essere un magazzino espositivo, in verità mai concluso. Allora, come oggi, protestammo per quel progetto che ci sembrava più una forma di mantenimento della cubatura che una reale necessità, ovvero “intanto costruisco, occupo il terreno, poi si vedrà”.

L’attività industriale era, tra l’altro, cessata: si trattava, quindi, di una operazione semplicemente speculativa. L’amministrazione Tosi decise che quella fetta di terreno, compreso lo scheletro del magazzino espositivo, venisse ricompreso nel centro storico minore di Montorio spalancando la porta alle attività commerciali. Ed eccoci così oggi a contrastare il progetto “pizzeria” proprio in un’area simbolo delle acque di Montorio.»

È un punto così delicato?

«Il Fontanon riveste un’importanza fondamentale per la vita non solo dei montoriesi, ma di tutta Verona. L’acquifero che lo alimenta è uno dei più estesi del nord Italia, non sono solo le acque superficiali ma soprattutto quelle sotterranee ad essere di vitale importanza.

Quando siamo in periodi di siccità, il laghetto Squarà arriva a non avere più acqua, il Fontanon no. Siamo proprio sicuri voler costruire lì? Non si tratta di una pizzeria o qualsiasi altra attività, è la delicatezza e soprattutto il rischio di compromettere una sorgiva come il Fontanon il problema. Pensiamo alla siccità e a quanto l’acqua del Fontanon possa essere utile agli umani, agli animali, alle attività agricole; e se questa viene inquinata che si fa?»

Il Comune che dice?

«Sia l’opera sia l’attuale trasformazione in locale pubblico non sono necessari per il paese di Montorio; capisco che possono essere fonte di guadagno per qualcuno, ma a che prezzo? Questa è la domanda che dovevano porsi gli amministratori che hanno concesso tale progetto.

Adesso qualcuno chiede a noi di trovare la soluzione. Noi non siamo politici, difendiamo semplicemente un interesse che riguarda tutti e coinvolge un bene comune; pur riconoscendo che l’attuale amministrazione non è responsabile della scelta fatta, abbiamo tuttavia chiesto un intervento per trovare una via di uscita politica, con ben 2400 firme dei cittadini [poco meno della metà degli abitanti del paese, N.d.R.]. Anche se la risposta è stata “non possiamo farci niente” tuttavia non demordiamo: è nostro dovere fare pressione.»

Dice che il rischio non vale una candela, almeno non per una pizzeria? 

«Non è una “semplice pizzeria” per riprendere la sua domanda, è una politica aggressiva sul territorio di Montorio che, come in altri quartieri, occupa continuamente spazio rendendo la vita dei cittadini sempre più difficile. Non si liberano spazi e quelli che ci sono devono essere continuamente riempiti: perché? Qual è il vantaggio della collettività? Ci servono tutte queste costruzioni?

Noi vediamo che migliaia di persone vengono a camminare e a passare qualche ora tra i fossi; questa ci sembra un’esigenza, è ora di rendersene conto: le persone vogliono posti belli, tranquilli dove trascorrere ore di serenità, respirando aria, possibilmente pulita, senza auto e avvolti dalla bellezza, Poi magari vogliono mangiare una pizza ma mi pare che lo possano fare non necessariamente al Fontanon.» 

Come mai una zona paesaggisticamente pregevole vede da anni un edificio incompiuto? 

«Questa domanda ce la siamo posti anche noi.  La risposta dovrebbero darla gli enti che hanno concesso la costruzione e che, evidentemente, non ritengono la zona meritevole di tutela: Comune di Verona, Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza e Consorzio Alta pianura Veneta. Purtroppo, la legislazione non aiuta, anzi, tutela i proprietari che mantengono il diritto di completare l’opera praticamente ad libitum, per sempre.»

Ci sono speranze di riuscire a cambiare le cose? Chi potrebbe intervenire?

«Il permesso a completare l’opera è stato dato dalla giunta Sboarina nel gennaio del 2022. Il primo permesso, presentato nel 2021, era decaduto per mancanza della documentazione relativa richiesta. A quel punto si poteva evitare di accordarlo: perché è stato approvato ugualmente? La risposta andrebbe chiesta agli amministratori di allora.

Il cantiere è partito il 20 febbraio 2024; già a maggio 2022 ne avevamo informato il sindaco Tommasi, durante un incontro di campagna elettorale a Montorio. Nel giugno del 2023 abbiamo incontrato la vicesindaca Bissoli illustrandole il progetto del parco delle Sorgive e del Fiume Fibbio, strumento essenziale – secondo noi – per fermare gli appetiti speculativi a Montorio e le abbiamo fornito anche la documentazione.

Abbiamo avuto poi un incontro il 14 febbraio 2024 per la consegna delle 2400 firme e, in quell’occasione, la posizione sua e dell’assessore all’ambiente Ferrari è che ormai non si può più intervenire su un progetto approvato. Noi invece, insieme alle tredici associazioni che sostengono le nostre iniziative di pressione e ai cittadini che hanno firmato la petizione, pensiamo che una soluzione politica si possa e si debba trovare. È difficile ma non impossibile. A questo punto, possiamo dire che l’istituzione del Parco è quanto meno necessaria per tutelare quello che resta, che è un patrimonio unico di grande valore naturale, storico e sociale.» 

© RIPRODUZIONE RISERVATA