Divampa la polemica sulla frase a sfondo razzista pronunciata durante la trasmissione “Terzo Tempo-Diretta Biancorossa” dell’emittente veneta Tva, da parte della conduttrice Sara Pinna. Il fatto si può commentare da più punti di vista, ma la riflessione che vogliamo proporre è quanto sia inconsapevole il pensiero e lo sguardo razzista. Talmente inconsapevole e “spontaneo” da venire molto spesso negato, ridotto a semplici “battute infelici“.

Sul tema abbiamo intervistato Natascia Fanecco, che oltre ad essere una consulente informatica che vive e lavora a Padova, spostandosi spesso anche a Milano, è madre adottiva e socia attiva del movimento Mamme per la Pelle – Veneto. La sua esperienza ci offre quindi la possibilità di ascoltare il punto di vista di chi riceve quasi quotidianamente frasi razziste, pronunciate il più delle volte quasi senza pensare. E proprio lì sta il problema.

Fanecco, innanzitutto ci racconti cos’è “Mamme per la Pelle”?

Natascia Fanecco

«Mamme per la Pelle è un’associazione nata nel 2020, che ha tra i suoi obiettivi quello di sostenere tutti coloro che subiscono atti di razzismo. Promuovere una serena convivenza multietnica e contribuire allo sviluppo culturale e civile dei cittadini e alla più ampia diffusione della democrazia e della solidarietà nei rapporti umani, nonché alla pratica e alla difesa delle libertà civili, individuali e collettive. È quindi un’organizzazione di donne, per la maggior parte madri adottive di figli con la pelle di colore, ma conta anche madri che vivono una relazione di coppia mista. La fondatrice è Gabriella Nobile, che dopo aver scritto un famoso post su Facebook indirizzato a Matteo Salvini, a ridosso nelle elezioni politiche del 2018, ricevette oltre 70mila like e più di 16mila commenti. Molte madri si unirono a questa lettera, denunciando un clima di odio verso i loro bambini a tutti gli effetti italiani, ma con una colorazione della pelle diversa da quella caucasica. L’associazione si espanse presto in tutta Italia, e anche in Veneto conta una sezione del movimento.»

Quante persone conta l’MPLP in Veneto?

«È un gruppo piccolo. Siamo ancora poche socie per cui attualmente è più un gruppo informale di madri che hanno molto da condividere. Alterniamo momenti attivi a momenti più distesi di confronto, di cui sentiamo molto il bisogno.»

Come ha conosciuto l’associazione nazionale?

«Sono una mamma adottiva: 10 anni fa ho adottato una bambina proveniente dalla Colombia. L’ente che ci ha seguito nell’adozione ci ha fatto conoscere l’associazione Mamme per la Pelle. Da subito mi sono ritrovata nei loro obiettivi. Siamo mamme di figli colorati, e vogliamo difendere il colore della loro pelle.»

Cosa intende per “difendere il colore della pelle”?

Un evento di Mamme per la pelle a Padova

«Prima di tutto difendere nel senso di proteggere. Siamo madri, e il senso di protezione verso i figli è connaturale. Ma difendere anche nel senso di non negarlo, di non vederlo come una discriminazione. L’umanità ha tanti colori diversi, e non ce n’è uno migliore dell’altro. Invece viviamo in una società che usa le diversità per discriminare, per differenziare. Ci sono moltissime persone che vedendo una persona dalla pelle scura, anche se è un bambino, anche se non ne conosce la storia, lo giudica immediatamente. Lo etichetta. E inizia a dirgli che non dovrebbe stare dove sta. Che non dovrebbe avere i diritti di tutti. Tutto questo è fuori dal reale. Viviamo di fatto, già in una società multiculturale e multicolorata. Ma c’è ancora chi lo nega, e che si oppone.»

Anche lei ha vissuto personalmente situazioni spiacevoli?

«Oh sì! Quando mia figlia frequentava le elementari, dei genitori mi vennero a dire di spostarla, di cambiarla di scuola. Perché era un istituto molto rinomato e il fatto che ci fosse una bambina nera ne toglieva il prestigio. Ne rovinava l’immagine, insomma.

Ora invece mia figlia frequenta le medie, e questa scuola è meravigliosa, molto aperta. Ha fatto dell’integrazione e dell’accettazione delle diversità il suo punto centrale. Ogni tipo di diversità, non solo etnica o di colore della pelle. È una scuola che promuove il dialogo e il rispetto. Siamo molto contenti. È una scuola che sta aiutando molto mia figlia a riflettere su molte cose.»

Con l’aumentare dell’età di sua figlia, ha visto delle differenze nel modo in cui viene trattata?

«Mia figlia ora ha 12 anni. Ha un carattere forte ed esuberante. Quello che vedo è che sta imparando a difendersi da sola. E questo penso sia l’unica strada da percorrere: che i nostri figli dalla pelle scura imparino presto a difendersi. Che imparino come porsi in una società a loro ostile. Noi due ora siamo abituate a ricevere sia sguardi “simpatici”, che sguardi che ci fanno sentire due aliene. Dovrà abituarsi e saper reagire.»

È preoccupata per sua figlia? Come si immagina il futuro?

«Sì, non lo nego. Sono un po’ preoccupata. So che quando inizierà a muoversi da sola non ci sarà più la protezione di mamma e papà. Se ci vedono assieme a lei, le nostre due figure la proteggono in qualche modo. Ma quando girerà da sola, sarà senza scudo. Mi immagino che se lo dovrà costruire il futuro. Anche perché l’essere donna qua in Italia già non aiuta, in più avere la pelle scura peggiora la situazione. Fortunatamente lei ha un carattere forte, delle belle doti. Se guardo i figli più grandi delle altre Mamme per la Pelle vedo che sanno porsi in modo sicuro, che sanno difendersi. Saranno loro a doversi costruire un futuro più aperto, più democratico. E ritengo che la preparazione scolastica sia fondamentale nella buona riuscita di tutto questo.»

Quali sono le attività dell’associazione in Veneto?

«La nostra regione non è un territorio facile. Riceviamo nuove richieste di associate ma quando è l’ora di esporsi, di metterci la faccia, di passare all’azione, molte si ritirano. Il giudizio sociale è pesante.

Manifesto della Mostra “Una famiglia, tutti i colori”. Foto autorizzata

Per il momento ci diamo manforte tra di noi. Sapere di avere un’associazione alle spalle, ci fa sentire più sicure e meno sole. L’anno scorso, ad ottobre, siamo riuscite ad organizzare una mostra fotografica a Palazzo Moroni a Padova, che è stata molto visitata. Sono foto scattate dal fotografo newyorkese Tom Watson, che l’associazione ha riunito in una mostra dal titolo “Una famiglia, tutti i colori”. Per l’estate ci piacerebbe portarla in giro per la regione, anche appoggiandoci ad altre associazioni. Inoltre ci piacerebbe proporre anche qua in Veneto incontri nelle scuole, ma soprattutto nelle associazioni sportive. Il problema degli insulti razzisti gridati addosso a ragazzini di colore è un fenomeno tristemente diffuso da noi.»

Che immagine userebbe per descrivere il mondo che vorreste per i vostri figli?

«Mi piace molto la descrizione della Terra fatta da un astronauta in orbita. Questo astronauta descriveva il nostro pianeta come una bella palla colorata senza confini. I confini ce li abbiamo messi noi. Ma la Terra è una e la vita è unica. Ecco, mi piacerebbe che anche da quaggiù potessimo considerare il mondo come un tutt’uno unico. Dove i colori sono delle sfumature che lo rendono più bello, e non un pretesto per creare divisioni.»

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