Pronti, via! In questo episodio di Ewa – Stem by me scopriamo l’ingegneria dei trasporti con Irene Motta… ma ricordate che, se il tram è in ritardo, non è colpa sua!

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L’ “ingegneria della mobilità” è una materia piuttosto sconosciuta – dott.ssa Motta, ci può spiegare di cosa si occupa, nello specifico?

«A dire il vero, è un mestiere che sto scoprendo anch’io giorno dopo giorno. È un lavoro di gestione e di coordinamento, il dietro-le-quinte della rete di trasporti urbani – nel mio caso, del sistema dei mezzi pubblici di Milano.»

Ma nella pratica questo in quali mansioni si traduce?

«Monitoriamo e analizziamo dati che riguardano le vetture, i depositi, gli orari dei mezzi, il traffico urbano – per ottimizzare i trasporti e, in caso di problemi, trovare le soluzioni più efficaci per assicurare la qualità del servizio.»

Irene Motta, Mobility Engineer

Mi tolga una curiosità – ha deciso di intraprendere questa carriera per evitare ad altri utenti ritardi e grattacapi che aveva vissuto anche lei, magari da studentessa?

«Ad essere sincera, mi sono avvicinata ai trasporti pubblici solo in età universitaria. Vengo da Monza, che è un “villaggio” rispetto alla metropoli milanese. Lì il traffico è meno intenso e le distanze si coprono anche a piedi.»

E quindi da cos’è nata questa passione – e poi questo lavoro?

«Ho sempre avuto il pallino della sostenibilità ambientale, delle energie rinnovabili – e la curiosità per come funzionassero le macchine, gli impianti, i sistemi. E in Atm, dove ho fatto lo stage, mi è stato proposto di fare una tesi riguardo agli autobus elettrici che stavano iniziando a circolare per Milano. Erano una cosa molto nuova e mi ha affascinato molto, perché sento di avere la possibilità di contribuire a ridurre l’impatto ambientale del servizio di trasporto pubblico.»

Quali corsi di studio ha seguito, nello specifico?

«Ho studiato ingegneria meccanica al Politecnico di Milano come triennale e in magistrale Mobility Engineering. Il mio obiettivo è sempre stato capire come ottimizzare i processi produttivi. E, con questo percorso, ho potuto mettere insieme un interesse ad una vera utilità in senso pratico.»

Ci sono competenze che servono particolarmente per affrontare questo ruolo?

«Direi attenzione e capacità di sintesi, ma anche tanto spirito di squadra e determinazione. E poi bisogna avere l’umiltà di osservare e imparare da chi ha più esperienza. Io sono grata di aver trovato un ambiente e una squadra di lavoro con cui sto crescendo molto a livello professionale. Mi sto misurando con sfide e situazioni sempre nuove, ma so di avere al mio fianco esperti preparati e disponibili.»

E qual è la soddisfazione più grande che trae dal suo lavoro?

«Sento di fare una parte, per quanto piccola, per migliorare la giornata a molte persone – perché si sa, se già si comincia al mattino ad accumulare ritardi, lo stress è assicurato!»

Ha consigli o altre riflessioni che vorrebbe condividere?

«Ci tengo proprio a dire di non avere paura, che non bisogna dimostrare niente a nessuno e tutto si può costruire, tenendo gli occhi aperti e ricordandosi sempre da quale passione siamo partiti e dove vogliamo arrivare. Ognuno ha i propri tempi e la propria realtà, fatta di obiettivi, ma anche di curve, cambi-direzione e a volte deragliamenti. L’importante è credere in sé stessi e tutto si raggiunge!»

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