Dal 2013 l’ ONU ha proclamato il 30 luglio “Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani” per sensibilizzare la comunità internazionale sulla situazione delle vittime e promuovere la difesa dei loro diritti. Di tratta ci siamo occupati anche a febbraio, quando ricorreva la Giornata Mondiale di preghiera contro la tratta voluta da Papa Francesco, grazie all’articolo di Elena Guerra.

Di tratta si parla anche a ottobre, quando ricorre la Giornata Europea contro la Tratta, ricorrenza che quest’anno compie 15 anni.

Ma serve parlare così tanto di tratta? Perché le grandi agenzie internazionali come l’ONU, la Comunità Europea, la Chiesa Cattolica, si ostinano a creare occasioni per fare luce su questa realtà?

Proviamo a rispondere.

Serve parlarne, perché non se ne parla mai abbastanza.

In realtà non è ancora chiaro ai più, cosa significhi “tratta di essere umani”. Spesso è una definizione che si associa ai migranti. Ma in realtà è qualcosa che va molto al di là del concetto di migrare. Tratta, significa vendita di essere umani. Vendita ai fini di sfruttamento. Trasferimento di persone umane da una parte all’altra del pianeta, in cambio di denaro, di prestazioni di varia natura, a volte anche di pezzi del proprio corpo, se pensiamo al commercio di organi.

Pensare che nel 2021 siamo ancora qui a parlare di essere umani, venduti, comprati, sfruttati, violentati e fatti a pezzi a fini di guadagno economico, fa venire i brividi. Basterebbe questo motivo a far capire l’importanza di parlare, sensibilizzare, informare di tratta.

Serve parlarne perché i numeri sono in aumento.

foto di Killian Pham da unsplash.com

Secondo le stime aggiornate a febbraio, nel mondo sarebbero oltre 40 milioni le vittime di tratta o sfruttamento, costrette in schiavitù. Un fenomeno che nemmeno la Pandemia di Covid19 è riuscito a frenare. Anzi, sfruttamento e schiavitù non solo non si sono fermati, ma hanno trovato nuove forme digitali per far guadagnare la criminalità.

Facciamo un esempio. Il traffico di essere umani ha fatto guadagnare nel 2020 150,2 miliardi di euro (dati ONU). I due terzi provengono dal mercato sessuale. Durante i vari lockdown anche questo settore economico, se così lo vogliamo definire, si è adeguato e digitalizzato. Il cybercrime connesso alla tratta e sfruttamento ha sviluppato enormi capacità operative, con l’aumento della richiesta di sevizi erotici online, in video-chat o webcam.

Secondo la Commissione Europea la domanda di materiale pedopornografico sarebbe aumentata durante il lockdown fino al 30% in alcuni Stati membri. (dati ONU)

Serve a parlarne perché 1 vittima su 3, è minorenne.

Save the children ha diffuso la XI edizione del rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili” sulle vittime minori sfruttate in Italia. Più di 1 vittima di tratta su 3 (34%) nel mondo è minorenne, in prevalenza di genere femminile. Numeri che sono più che triplicati in 15 anni.

La tratta a scopo di sfruttamento sessuale riguarda il 72% delle bambine e ragazze coinvolte, mentre la forma prevalente nel caso dei maschi è quella lavorativa (66%).

Serve a parlarne perché anche in Italia si vendono, comprano e si abusa di essere umani.

foto di Lisa Runnels da Pixabay.com

La tratta e lo sfruttamento sono fenomeni che non risparmiano neanche l’Italia, dove le vittime prese in carico (quindi quelle emerse) dal sistema nazionale anti-tratta nel 2020 erano 2.040. Di questi ben 716 sono nuovi casi emersi e presi in carico nel corso dell’anno. Sono soprattutto donne e ragazze (81,8%), mentre 1 vittima su 20 è minore. (dati Save the Children).

Quindi sì! Serve parlarne. Mantenere alta l’attenzione. Perché ci sono virus che sono duri a morire, e spesso sono collegati all’avidità, alimentano la criminalità, si nutrono dell’indifferenza e tolgono umanità a tutti.

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