Il 4 giugno, presso la Sala “Aldo Moro” del Ministero dell’Istruzione, il Ministro Patrizio Bianchi ha presentato il piano RiGenerazioneScuola. Il suo linguaggio, al solito, è sognante e ispirato ma, soprattutto, vago; una vaghezza che non procura però il piacere della lirica leopardiana.

Sembra, in realtà, un piano “fatto della materia di cui son fatti i sogni” con cui addirittura “stiamo salvando l’idea stessa della vita” (avete capito bene: ha detto proprio così). Cosa viene presentato sul sito del MIUR: “La transizione ecologica e culturale della scuola sarà fondata su quattro pilastri: la rigenerazione dei saperi, ovvero che cosa si impara a scuola; la rigenerazione delle infrastrutture, con la costruzione di edifici innovativi e la creazione di nuovi ambienti di apprendimento; la rigenerazione dei comportamenti, con l’acquisizione di buone abitudini nel rispetto dell’ambiente anche a scuola; la rigenerazione delle opportunità, ovvero indirizzi scolastici caratterizzati da percorsi formativi che guardano ai temi dell’ecologia e della sostenibilità.” A illustrare nel dettaglio (si fa per dire) il progetto – che, a detta di Laura Chimenti (TG1), mira a educare “la generazione scuola verso un nuovo modo di abitare il mondo” – è la sottosegretaria Barbara Floridia.

Chiunque conosca il mondo della scuola sa bene quanto qualsiasi minimo cambiamento debba essere preparato con anticipo, chiarezza, precisione, con molte risorse umane e finanziarie e, magari, interpellando studenti e docenti.

La dimostrazione plastica dell’impossibilità per l’attuale classe dirigente di relazionarsi in modo realistico e coerente rispetto al mondo della scuola è, ad esempio, l’educazione Civica, svolta (e neppure da tutti gli alunni) nell’anno 2020-2021: una materia spalmata su più materie, figlia di tutti e di nessuno, con una valutazione che è media matematica di temi, obiettivi, percorsi quanto mai eterogenei. Dalla legge, infatti, emerge un’unica preoccupazione: che non ne derivino “incrementi o modifiche dell’organico” né “compensi, indennità rimborsi o altri emolumenti” al coordinatore (art. 2 comma 8, Legge 92/2019). Non si fa festa coi fichi secchi.

Il discorso della sottosegretaria si apre con la necessità di passare dalla resilienza alla rigenerazione e già qui verrebbe voglia di spegnere. E via, poi, in un crescendo rossiniano: recuperare la socialità, superare il pensiero antropocentrico, rivedere l’economia alla luce delle necessità della natura (nientemeno).

Come? Con l’implementazione dell’ed. Civica (vedi sopra), con laboratori green (ovvero mettere a dimora alberi, ad esempio), conoscenza del riuso e del ciclo del rifiuto, con l’eliminazione del monouso. I ragazzi, poi, oltre che vivere in prima persona questa nuova visione del mondo, la porteranno a casa con un salutare effetto, e cito, di “contaminazione della scuola”. Si immagina persino la costruzione di un nuovo indirizzo scolastico pensato sulla sostenibilità ecologica.

Obiettivi? Educare a un nuovo stile di vita forte anche della “cittadinanza alimentare”. Viene, in primis, dato grande risalto ai nuovi livelli CAM (Criteri Ambientali Minimi) delle mense scolastiche, con questi miglioramenti: 100% carne omogeneizzata negli asili nido; 100% uova (incluse quelle pastorizzate liquide o con guscio); 100% latte, anche in polvere per asili nido e yogurt; 100% succhi di frutta o nettari di frutta (senza zuccheri aggiunti); 50% frutta, ortaggi, legumi, cereali; 50% carne bovina; 30% salumi e formaggi; 40% olio extravergine di oliva; 33% pelati, polpa e passata di pomodoro. In particolare, il biologico nelle mense scolastiche passa dal 40 al 50%.

Ma non solo. Mense a chilometro zero, macchine distributrici a scuola con prodotti sani (accidenti, che novità!), scuole ad emissioni zero (addio sogno dell’aria condizionata dunque…). Lavorare sulla mobilità in entrata e uscita degli alunni nei loro percorsi. Come? Fornendo al mobility manager delle scuole (avete capito bene) gli strumenti per suggerire percorsi sostenibili, e gli indirizzi degli alunni per capire da quale parte della città arrivano.

Superato il ribrezzo per l’abuso impenitente di anglicismi di cui non si sente alcuna necessità, ci sarebbe da ridere di gusto se non fosse tutto a spese nostre. Stiamo parlando delle stesse forze politiche che hanno tenuto per molti mesi i ragazzi in DAD mentre gli anziani, quelli veramente a rischio Coronavirus, scorrazzavano liberi per mercati locali e supermercati. Stiamo parlando dello stesso Ministro che prevedeva 1000 nuovi edifici entro il 2026 e siamo già a metà 2021. Alzi la mano chi ha visto un progetto concreto (e comunque, nel progetto, già si riduce a un quinto la quantità: “200 nuove scuole ad elevata efficienza energetica”).

Le intenzioni sono nobili, ma è evidente la sproporzione tra gli obiettivi proposti (come visto, addirittura piegare l’economia alle ragioni dell’ecologia e della sostenibilità) e gli uomini e gli strumenti a disposizione.

Ancora più interessante del progetto in sé, però, è l’assordante silenzio su chi, tra il personale scolastico, dovrebbe mettere in pratica questo piano, in quali spazi, con quali risorse. Perché se è vero che il miglioramento della qualità delle mense ricade sulle famiglie che pagano la retta delle mense (quindi, una giusta scelta che viene scaricato sui genitori: ergo, si arrangino), è vero anche che non è al momento previsto alcun rinnovamento significativo e mirato del parco docenti, che non esistono in molte scuole superiori giardini e luoghi all’aperto lontanamente sufficienti, che molti laboratori ora sono semplici aule a causa della carenza degli spazi. I problemi della scuola, infatti, epidemia o no, sono rimasti tutti lì, ad ammirare la nostra pochezza. Hai voglia a piantare alberi…

Una nota, per concludere. Parte di questo progetto si innesta su “l’implementazione dell’educazione civica”. Dettaglio non da poco: gli insegnanti di religione, secondo la legge 92/2019 art. 2, comma 4, possono insegnare educazione Civica, alla faccia dell’art. 7 della Costituzione e del principio di laicità dello Stato. Ecco: un’azione di un Governo che non sa garantire i principi costituzionali proprio nella materia di Educazione Civica, può pensare di rivoluzionare il paradigma economico? Sipario.

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