​Il futuro del clima, insieme a quello della nostra società, dipende dalla salute dell’ambiente intorno a noi e della salvaguardia degli oceani, al cui interno risiede probabilmente la chiave per prevedere i cambiamenti climatici e mettere in atto le misure più efficaci di mitigazione e adattamento.

Due date importanti, quella di oggi, 5 giugno, Giornata mondiale dell’Ambiente, e quella dell’8 giugno, Giornata Mondiale degli Oceani, richiamano quindi l’attenzione su temi più che mai attuali, contraddistinti per il 2021 rispettivamente da due diversi focus: la tutela degli ecosistemi, al grido di “Reimagine. Recreate. Restore” con l’obiettivo di prevenire, arrestare e invertire i danni inflitti agli ecosistemi del pianeta, e di “Life & Livelihoods” ovvero “Vita e Sussistenza”, per crescere la consapevolezza di quanto pratiche errate nel quotidiano rispetto allo smaltimento di rifiuti, ma anche al consumo massiccio e indiscriminato di pesce, minino il precario equilibrio planetario. Slogan che sono un vero e proprio invito ad agire, in modo concreto, capillare, collettivo, quotidiano.

Potrebbe sembrare futile, preoccuparsi della tutela della Terra e dei nostri Mari, quando siamo alle prese con una pandemia. Sempre più, tuttavia, la salute dell’ambiente in cui viviamo dell’oceano è intimamente legata alla nostra.

Approssimativamente gli oceani ricoprono il 70% della superficie terrestre, un aspetto che implica evidenti impatti non solo sulla biosfera, ma anche su altri aspetti della nostra vita quotidiana, dato che circa il 40% dell’umanità vive entro 100 km dalla costa. Pensiamo anche all’economia: attraverso gli oceani transita infatti circa il 90% del commercio globale.

Il nostro mondo ha bisogno di un cambiamento trasformativo. Le persone e il pianeta sono sani tanto quanto gli ecosistemi da cui tutti dipendiamo. Riportare in vita gli ecosistemi degradati, ad esempio piantando alberi, ripulendo gli argini dei fiumi o semplicemente dando spazio alla natura per riprendersi, aumenta i loro benefici per la società e la fauna selvatica.

Giornate Mondiali come quelle di questi giorni, dedicate alla salvaguardia del pianeta, hanno dunque l’obiettivo di sensibilizzare le coscienze dei cittadini sul tema dei cambiamenti climatici, in modo che ognuno possa sentirsi parte di un percorso condiviso.

Ed è con l’obiettivo di sensibilizzare sui temi del cambiamento climatico che è stato inaugurato oggi, dal Ministro Roberto Cingolani e dall’AD del GSE (Gestore dei Servizi Energetici) Roberto Moneta, il primo Climate Clock italiano, che indicherà il tempo utile, secondo gli scienziati del MCC (Mercator Research Institute on Global Commons and Climate Change), per adottare interventi che limitino a 1,5° gradi l’aumento della temperatura media del pianeta.

Nato sulla scia della campagna internazionale inaugurata il 19 settembre 2020 dagli artisti Gan Golan e Andrew Boyd con il Climate Clock installato sulla facciata del Metronome di Union Square a Manhattan, l’orologio italiano indicherà anche la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili nel mondo, oltre a citare il pensiero di sei fra artisti, scienziati e attivisti noti per il loro impegno verso l’ambiente e la natura. Collocato all’ingresso della sede del MITE in via Cristoforo Colombo a Roma, l’orologio del clima rientra tra le iniziative previste dal Ministero della Transizione Ecologica di avvicinamento alla Conferenza sui cambiamenti climatici (COP 26) che si terrà a Glasgow, in Scozia, dall’1 al 12 novembre 2021.

E se a livello nazionale si cerca informare il pubblico dell’impatto delle azioni umane sulla Terra, a livello regionale, Legambiente Veneto ricorda come salvare il pianeta voglia dire impegnarsi con una vera e propria rivoluzione energetica che abbandoni le fonti fossili, responsabili dei cambiamenti climatici, e punti sulle energie rinnovabili dove il fotovoltaico è indiscutibilmente quello che ha più margine di applicazione. La direzione, sottolinea l’organizzazione ambientalista, deve essere quella di una solarizzare diffusa e ampia privilegiando le coperture di edifici o di infrastrutture e le superfici dismesse ormai compromesse e da bonificare. Per questo, sottolinea Legambiente, è necessario che la politica si assuma la responsabilità di normare con serietà lo sviluppo delle rinnovabili. Per farlo è necessario evitare battaglie di retroguardia come quella che sembra ipotizzata dal PDL 41 che presto il Consiglio Regionale dovrà discutere, e al contrario avviare un percorso innovativo, trasparente, discusso e condiviso che fissi regole capaci di far decollare modelli virtuosi di integrazione tra le due produzioni.

Nella Giornata mondiale dell’Ambiente è necessaria dunque una valutazione onesta di ciò che abbiamo ottenuto negli ultimi 50 anni di processi normativi, uso di strumenti innovativi e governance ambientale. Hanno portato un cambiamento nella nostra mentalità? Come possiamo trovare un equilibrio tra il limitare l’avidità umana e il definire i nostri bisogni? Quali potrebbero essere le nuove idee e approcci per affrontare efficacemente il problema?

Quesiti che ci impongono di riflettere sulla distruzione sconsiderata di spazi selvaggi, sulla messa in pericolo di specie animali e vegetali, sull’avvelenamento della terra, dell’atmosfera, delle risorse idriche e degli oceani (che ora si prevede conterranno più plastica che pesci entro il 2050), sullo scioglimento dei ghiacci polari e sullo sconvolgimento dei nostri processi ecologici essenziali.

Perché oggi più che mai sono queste giornate le occasioni opportune per esplorare la nostra traiettoria futura con nuove idee, strumenti, e idee ecologiche che costringano la governance ambientale locale e internazionale a fare le riforme che saranno necessarie per affrontare le sfide che ci attendono.

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