Quest’anno il festeggiamento del Natale ortodosso in Ucraina è molto speciale. Per la prima volta Epifanio, primate della Chiesa ortodossa dell’Ucraina, metropolita di Kyiv e di tutta l’Ucraina, ha celebrato la liturgia festiva nella cattedrale della Dormizione della Lavra.

Gli attacchi russi del giorno della vigilia non hanno scoraggiato i credenti. Sapevano che la tregua natalizia, proposta dal patriarca Kirill e approvata dal governo, non avesse alcuna attinenza con le reali intenzioni. Infatti, come da copione già vissuto negli anni precedenti, alla vigilia della festa sono piovuti razzi russi su tutti i territori sulla linea del fronte.

Eppure, il 7 gennaio 2023 è una data memorabile per un altro motivo: la parziale restituzione di Lavra. Questo complesso architettonico è paragonabile al Vaticano per densità di monumenti e importanza per la vita religiosa del Paese. Finalmente, a celebrare la messa ci sarà la chiesa ucraina autocefala, cosa impossibile ancora poco fa, quando il territorio era assoggettato al patriarcato di Mosca.

Lavra: museo, chiesa, monastero?

Lavra, o “Monastero delle grotte”, è un vasto complesso di chiese antiche, di proprietà del ministero della Cultura dell’Ucraina. È diviso in due zone: quella alta è gestita dal ministero in quanto monumento architettonico, mentre nella parte bassa si trova il monastero ortodosso ucraino, controllato dal patriarcato di Mosca. Dopo l’indipendenza dell’Ucraina, la riserva storica e culturale nazionale del Monastero della Grotte è stata dichiarata zona storico-culturale protetta. Dal 1993 è inserita nell’elenco del patrimonio di umanità dell’Unesco.

Padre Ivan Ruzhitskyi con la famiglia

Com’è successo che Lavra fosse caduta nelle mani di una chiesa gestita dall’estero? Ce lo spiega Ivan Ruzhitskyi, prete originario di Kyiv e ora profugo a Verona: «De iure la zona bassa di Lavra appartiene allo Stato ucraino, ma nel caos degli anni Novanta, poco alla volta, tutte le strutture ivi ubicate sono passate sotto il controllo della Chiesa ucraina ortodossa del patriarcato di Mosca. A partire dal 1994, ad organizzare queste spregiudicate acquisizioni, c’era l’allora arcivescovo, e ora metropolita Pavlo, soprannominato “Mercedes” per le sue abitudini non proprio frugali. La transazione dalla cultura alla religione si concluse nel 2011, quando il Gabinetto dei ministri di Mykola Azarov consegnò alla chiesa di Mosca 75 edifici in comodato gratuito a tempo indeterminato».

Lavra contesa fra Mosca e Costantinopoli

Che cos’è cambiato quest’anno? La guerra ha dato una spinta a risolvere anche questa annosa questione.

Fino al 31 dicembre del 2022 le due chiese più grandi della Lavra (la Chiesa della Dormizione e quella del Refettorio) erano affittate alla chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. Formalmente, l’affitto era orario, ma di fatto erano sempre occupate. Scaduto il termine, nonostante le proteste del metropolita Pavlo, l’affitto non è stato rinnovato, ed è subentrata la chiesa ortodossa del patriarcato di Costantinopoli.

Nella parte bassa, invece, ora come prima, continuano a vivere circa duecento monaci e studenti del seminario, gestito da Mosca. Come risolvere la situazione? Il ministro della cultura Oleksandr Tkachenko parla chiaro: «Il santuario ucraino dovrebbe servire l’intero popolo ucraino». Anche l’ex-presidente Poroshenko ribadisce che «Lavra è un santuario nazionale che deve essere il centro spirituale della Chiesa ucraina, e non un ambiente provinciale di una struttura pseudo-religiosa del paese-aggressore».

Un fermo immagine delle celebrazione del Natale nella chiesa della Dormizione guidata da Epifanio, primate della Chiesa ortodossa dell’Ucraina, metropolita di Kyiv e di tutta l’Ucraina.

I “tesori” nascosti nelle sagrestie

Da dicembre si allarga a macchia d’olio l’indagine, condotta dal Servizio di sicurezza ucraino (Sbu) sui legami tra la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca e lo Stato russo. L’inchiesta si muove su due binari: l’analisi giuridica e l’investigazione sul campo. Ora è in atto una disamina della legalità dello statuto della Chiesa ortodossa ucraina, che la collega formalmente con il Patriarcato di Mosca.

Le perquisizioni nei monasteri hanno già dato risultati eclatanti: in tutti i monasteri, inclusa Lavra, hanno trovato grandi somme in valuta, anche estera, insieme alle scorte di simboli, libri e volantini anti-ucraini da distribuire attraverso la rete delle loro chiese. Sorvoliamo sul ritrovamento di un prete a letto con un giovanotto: l’amore si esprime in tanti modi!

Le verifiche hanno evidenziato numerosi collaboranti fra il clero ortodosso. Ci sono vescovi che aiutava attivamente l’esercito russo e giustificano dai pulpiti l’invasione militare in Ucraina. Nessuno di loro è stato licenziato, anzi: il Sinodo della chiesa ortodossa ucraina, rivolgendosi al presidente Zelenskyi, li ha definito “eroi del popolo”. Kirill, patriarca di Mosca, ha espresso il suo rammarico per la “persecuzione” dei suoi sottoposti, esplicitando il rapporto diretto di dipendenza fra le due Chiese.

Chiaramente gli ucraini non hanno gradito queste esternazioni. La reputazione della chiesa ne è risentita anche fra i propri fedeli. Infatti, fra gli ortodossi ucraini c’è chi non ci sta ed esprime la propria posizione civica unendosi al metropolita Epifanio, capo della Chiesa ucraina ortodossa autocefala del patriarcato di Costantinopoli, che sostiene senza dubbi l’indipendenza ucraina.

Credere, nonostante tutto

Come vivono gli ortodossi questa presa di posizione? Non è facile per il clero dover scegliere fra due autorità. Padre Ruzhitskyi, fino a febbraio vice-responsabile per la pastorale della famiglia della Chiesa ortodossa ucraina, ora schierato con Epifanio, risponde così: «Prego per l’unità dell’ortodossia ucraina. Mi addolora vedere come Mosca cerchi in tutti i modi di spezzare questa unità, sfruttando la sua rete di chiese per diffondere la propaganda».

Chiesa della Dormizione della Madonna, Lavra.

Una contrapposizione che si nutre anche di calunnie verso «i vertici e i fedeli della Chiesa ucraina ortodossa del patriarcato di Costantinopoli. La Chiesa russa continua a ribadire che i fedeli ortodossi ucraini sono loro sudditi – sottolinea il religioso. – Ma in questi giorni di festa bisogna essere lieti! Ringraziamo il Signore per tutto il bene che ci offre. Speriamo che Dio misericordioso ci aiuti a sconfiggere il nemico che sta dissanguando la nostra terra e il nostro popolo, e che doni all’esercito ucraino la vittoria e la pace giusta, benedicendo l’Ucraina e tutto il suo popolo. Nonostante le difficoltà di cui sono colmi i nostri tempi, spero che la gioia della Natività del Signore entri nelle nostre case e cuori».

Il territorio di Lavra è ancora diviso fra il passato e il presente, fra l’indipendenza e la subalternità. Questo Natale segna però una svolta nell’affrancamento dai diktat di Mosca: la speranza è che presto si completi il processo di affermazione della chiesa ucraina. E che sia un Natale di pace per chi oggi lo festeggia.

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