«Verona sud è diventata un quartiere dormitorio a pochi passi dal centro: densità abitativa altissima, niente parchi né luoghi di ritrovo; come aggravante azioni amministrative a singhiozzo. Presupposti ideali per creare un clima di insicurezza, paura e diffidenza nei confronti dell’estraneo e del diverso». Sono alcune delle frasi contenute nella lettera La mia idea di sicurezza non è la tua scritta col cuore in mano da Luca Bertoldi, consigliere e Presidente della Commissione Politiche per la sicurezza, per la partecipazione, per la trasparenza e politiche sociosanitarie della IV Circoscrizione del Comune di Verona. Luca ha 27 anni ed è nato e cresciuto nel quartiere delle Golosine, zona da sempre snobbata dai veronesi imbellettati ma che in realtà dista solo tre chilometri dall’Arena. Sono sufficienti dieci minuti in bicicletta per ritrovarsi in quella che sembra un’altra città, un altro mondo. 

«Dopo il liceo classico mi sono trasferito a Trento dove ho frequentato l’Università e mi sono laureato in Giurisprudenza, una piccola parentesi in cui non ho vissuto a Verona perché poi, dopo l’alloro, sono tornato nelle mia città dove attualmente sono praticante avvocato in attesa di poter sostenere l’esame di abilitazione alla professione forense. È in questo periodo che mi sono accostato alla politica: un universo che ho sempre considerato parallelo alla vita quotidiana, altro e lontano, ma di grande fascino. Così ho iniziato a curiosare con la sensazione di essere un bambino in una soffitta polverosa. Invece ho scoperto qualcosa di straordinario: la politica non la fanno vecchi incravattati accomodati in qualche palazzotto, la politica è di tutti e per tutti perché si snoda nella vita quotidiana attraverso azioni concrete. Allora ho deciso di candidarmi e così sono entrato da poco  a far parte del Consiglio della IV Circoscrizione del Comune di Verona, assumendo la Presidenza della commissione Politiche per la sicurezza, per la partecipazione, per la trasparenza e politiche sociosanitarie.»

Frequentando le aule di tribunale e le sedi del Consiglio comunale, Luca Bertoldi si rende conto di essere uno dei pochi in direzione ostinata e contraria: «In tutti questi anni la politica invece di risolvere il problema della sicurezza urbana attraverso un coinvolgimento effettivo dei cittadini, dei comitati civici e delle associazioni creando una cittadinanza attiva per ridurre le disuguaglianze sociali, ha alimentato un clima di paura e di odio che pone i cittadini l’uno contro l’altro (scrive nella lettera).»

Un’infanzia di quartiere vissuta alla fine degli anni ‘90 con una mamma insegnante d’inglese e i pomeriggi spesi un po’ sui libri un po’ con gli amici in quel piccolo parchetto sconnesso e pieno di erbacce. «Guardando indietro mi accorgo di non aver avuto compagni o amici stranieri, i pochi nel quartiere erano un’eccezione. Al contrario, mia sorella di soli 5 anni più piccola di me, è cresciuta in un melting pot: un vantaggio e un arricchimento culturale prezioso di cui non hanno goduto le generazioni precedenti. Questo gap ha creato intransigenza e diffidenza, è stato la causa della ghettizzazione di alcune minoranze estromesse dalla comunità che si è rivelata impermeabile all’inclusività. Queste criticità, accumulate con indifferenza nel corso degli anni, si manifestano ogni giorno con dei piccoli furtarelli e risse fino a reti di spaccio e violenza anche di genere. Uno stillicidio per il quartiere delle Golosine che continua a sprofondare nel degrado sotto gli occhi di tutti ma nessuno muove un dito. Personalmente credo che la soluzione non sia l’inasprimento della pena per chi commette reato bensì l’urgenza di rinsaldare il tessuto sociale ormai sfilacciato.» L’educazione dei ragazzi a partire dalle scuole, la cultura del rispetto e della parità, il concetto di diversità come arricchimento e non come difetto da aborrire: questa è l’unica direzione possibile per risollevare una comunità che si identifica in un luogo, il quartiere, fatto di famiglie e realtà differenti che hanno scelto la stessa casa.

«È solo rendendo partecipe l’intera cittadinanza all’amministrazione della cosa pubblica che le nostre città inizierebbero ad essere più vivibili e, dunque, anche più sicure – conclude Luca Bertoldi –. E allora vi propongo una nuova formula: “sicurezza è partecipazione”. Credo fermamente che la politica abbia il primario compito di dar voce alla collettività, di collaborare con le associazioni e i comitati dei quartiere; credo in una politica “mezzo” attraverso la quale veicolare idee, proposte, iniziative; un collante fra le istituzioni e l’intera cittadinanza al fine di perseguire la Giustizia Sociale che fra le sue molteplici espressioni comprende anche la sicurezza urbana. Sicurezza è prima di tutto inclusività, collaborazione e coesione.»

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