Chiunque passi per Bruxelles percorre necessariamente due viali che uniscono la periferia al centro della città e attraversano il quartiere delle istituzioni europee, dove hanno sede la Commissione, il Parlamento, il Consiglio etc…

Questi due grandi assi a senso unico sono Rue de la Loi, che porta verso il centro, e Rue Belliard che porta verso la periferia. Nonostante questi viali dispongano rispettivamente di quattro e cinque corsie, risultano insufficienti per l’enorme mole di traffico che vi si riversa ogni giorno, specialmente nelle ore di punta quando le auto sono spesso costrette a procedere incolonnate a passo d’uomo.

A partire dall’autunno scorso la Città di Bruxelles Capitale ha deciso di chiudere una corsia in entrambi i viali. Follia? Naturalmente no. Quelle corsie sono state infatti riconvertite in comode piste ciclabili, nonostante Rue de la Loi già disponesse di una pista ciclabile condivisa con i pedoni sui due marciapiedi a lato della strada.

Il governo della regione della capitale belga, ha infatti approfittato della pandemia di Covid-19 per accelerare i progetti di mobilità sostenibile. La politica di sviluppo di mobilità sostenibile ha puntato tutto sull’obiettivo di incentivare il più possibile l’utilizzo della bicicletta come mezzo di trasporto. I provvedimenti approvati con questo fine sono stati numerosi: innanzitutto l’apertura di piste ciclabili (anche semplicemente chiudendo corsie dedicate alle automobili) un po’ ovunque in città, poi sgravi fiscali per l’acquisto di bicilette e in ultimo l’imposizione in tutta la città (tranne per pochi grandi assi viari) del limite di velocità per le automobili a 30km/h.

Con la promozione della bicicletta come mezzo di trasporto, il governo locale vuole sia fornire un’alternativa al trasporto pubblico dove l’affollamento rappresenta una minaccia di contagio ma anche diminuire il traffico in città per migliorare la non certo eccelsa qualità dell’aria.

Naturalmente, il colpo di acceleratore impresso su questi provvedimenti non ha fatto tutti contenti, e non sono mancate le critiche, anche aspre.

Anche se in generale la popolazione ha accolto favorevolmente queste iniziative, la riduzione del limite di velocità (entrata in vigore il primo gennaio 2021) è stata la misura più contestata.  I tassisti ad esempio, preoccupati delle possibili multe nell’esercizio delle proprie funzioni, hanno manifestato la loro contrarietà dichiarando che la misura risulta sproporzionata soprattutto durante le ore notturne e con meno traffico. Alcuni esponenti politici dell’opposizione hanno sottolineato che la misura non ridurrà di molto l’inquinamento e che delle piste ciclabili separate dal flusso del traffico garantirebbero già sicurezza sufficiente per i ciclisti.

Ma in fondo, queste sono voci piuttosto isolate in un paese dove la coscienza ecologista è piuttosto sviluppata e la bici è da sempre un mezzo di trasporto molto utilizzato, nonché una sorta di totem della cultura nazionale. Molti sottolineano come la riduzione di velocità del traffico andrà a beneficio anche dei pedoni, visto che alcuni studi segnalano come un impatto tra un’autovettura e un pedone a 50km/h aumenta di circa sei volte la probabilità che il pedone muoia nell’incidente.

I primi risultati dopo pochi mesi dall’introduzione di queste misure sono comunque incoraggianti. Alcune statistiche citate dal Ministro per la mobilità di Bruxelles capitale Elke Van den Brant, mostrano che, in base alle misure effettuate in dieci punti di rilevamento sparsi per la città, la velocità delle autovetture è diminuita in media del 9% e che il tempo medio di percorrenza per i pendolari non è aumentato in maniera significativa.

«Queste sono ancora cifre provvisorie, quindi dobbiamo stare attenti nelle conclusioni che se ne possono trarre», avvisa il ministro Van den Brandt. «Tuttavia, indicano chiaramente che la “zona 30” ha un impatto sul comportamento di guida generale a Bruxelles. Gli automobilisti guidano con più calma. Speriamo anche di vedere meno incidenti e vittime della strada in questo modo», aggiunge.

Certo, gli effetti a lungo termine devono ancora essere verificati e tutte queste misure sono state introdotte in un Paese dove l’utilizzo della bicicletta è già molto diffuso. Sarebbe, però, molto bello se l’amministrazione locale di qualche città italiana promuovesse misure simili ispirandosi a Bruxelles. In un periodo di tele-working e lockdown più o meno rigorosi, sarebbe un bel modo per sfruttare positivamente i cambiamenti della nostra società che il virus ci ha imposto e che avranno effetti anche nel medio e lungo termine.

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