Lo avevamo già annunciato tempo fa: dalla partita di Ascoli in poi è ormai chiaro a tutti che gli avversari, soprattutto quelli di medio-piccolo cabotaggio, hanno trovato l’antidoto al gioco di Aglietti e del Chievo. Le squadre che devono salvarsi, infatti, non hanno alcuna remora a chiudersi in undici uomini dietro la linea della palla per difendere il “fortino” e cercare di colpire con veloci ripartenze. E se da una parte già la squadra marchigiana aveva strappato un punto prezioso a Semper e soci e se dall’altra la Reggiana, al Bentegodi, aveva resistito fino all’ultimo minuto prima di capitolare al gol di Obi, nell’ultimo mese Brescia, Cosenza e, ieri sera, Vicenza, sono state addirittura in grado di portarsi a casa l’intera posta in palio. Punti importanti che se ne vanno e sui quali il Chievo, speriamo, non debba recriminare alla fine della regular season. Perché la corsa alla seconda posizione, per quanto ancora ampiamente alla portata, si sta lentamente complicando e le quattro sconfitte nelle ultime cinque gare (e quindi i soli tre punti ottenuti sui quindici disponibili) potrebbero, speriamo di no, rappresentare un crocevia fondamentale per la stagione. Sia chiaro: i play-off rappresentano da sempre l’obiettivo del sodalizio gialloblù e al momento l’accesso alla fase a eliminazione diretta non è ancora in discussione. Certo è che arrivare nelle prime due posizioni ed evitare la stessa roulette dei play-off non sarebbe affatto male. Giocando così, però, sarà difficile.

Palmiero al tiro – Foto BPE (Maurilio Boldrini)

Il Chievo, per provare a raggiungere questi obiettivi, deve assolutamente tentare di risolvere alcuni “equivoci” di squadra, emersi in maniera evidente nelle ultime gare. A cominciare dall’undici titolare che sembrava ormai “trovato” da Aglietti e che invece, troppo spesso nel recente passato, ha lasciato sul campo qualche perplessità. Mogos e Renzetti, ad esempio, hanno tirato la carretta dall’inizio del torneo ed è a dir poco comprensibile per loro vivere un momento di appannamento, anche perché oltre a difendere sono di fatto due ali aggiunte nel gioco del Chievo e molta della spinta offensiva arriva proprio dalla loro corsa e dai loro piedi. Ieri sera, ad esempio, contro un indemoniato Giacomelli – che ha fatto il bello e il cattivo tempo sulla fascia sinistra del Vicenza e non a caso dai suoi piedi sono arrivati gli assist per i due gol della squadra biancorossa – Vasile Mogos ha faticato non poco. Non ha contenuto l’avversario e non ha spinto come di solito ama fare. E si è sentito. Tanto che, a differenza di quanto accade di solito, ha dovuto “spingere” maggiormente sull’altra fascia il collega Renzetti, che pure nelle ultime gare aveva tirato un po’ il fiato. Insomma, a partire dai laterali di difesa il problema del Chievo arriva anche la davanti, dove un Ciciretti ispirato rappresenta una spina nel fianco di qualsiasi avversario e un’arma formidabile per scardinare le difese, ma un Ciciretti contenuto in una gabbia (come avvenuto ieri sera, quando i vicentini gli si presentavano davanti in tre, ogni volta che riceveva un pallone) diventa quasi inutile e un lusso che il Chievo non si può permettere di avere.

Giaccherini calcia il rigore della speranza – Foto BPE (Maurilio Boldrini)

Ci ha provato Aglietti, dal canto suo, a sparigliare le carte già verso la fine del primo tempo, quando ha spostato Garritano da sinistra al centro, alle spalle della punta De Luca, e arretrato Margiotta sulla tre-quarti di sinistra, in un 4-2-3-1 che abbiamo già visto ultimamente. La mossa, però, non è servita a molto, così come non ci ha convinto, a dirla tutta, la sostituzione proprio di Margiotta all’inizio del secondo tempo con Di Gaudio, perché l’ex Lucerna ci era apparso, nella prima frazione di gioco, il più ispirato là davanti e l’unico davvero in grado di trovare la porta. Di Gaudio, comunque, ha disputato la sua miglior partita da quando è arrivato al Chievo. Ha dato una sferzata alla squadra, con ritmo e giocate importanti, ma solo nel finale è riuscito a guadagnarsi quel rigore, poi trasformato da Giaccherini, che ha permesso al Chievo di accorciare le distanze e dare un barlume di speranza nel finale di gara. Troppo tardi, però, perché a quel punto l’assalto nei minuti di recupero non ha portato i suoi frutti, complice anche la stanchezza e una tattica degli avversari assolutamente efficace in fase difensiva.

Uno sconfortato Alfredo Aglietti durante il match con il Vicenza – Foto BPE (Maurilio Boldrini)

Onore dunque agli ex Mimmo Di Carlo, in panchina, e Luca Rigoni, in campo e autore del secondo gol del Vicenza, che hanno interpretato magistralmente la partita insieme a tutta la formazione berica. Peccato per il Chievo che dopo la sfida con il Pordenone (vinta per 3-0) sembrava essere uscito da quella mini-crisi in cui era incappato in quest’ultimo periodo e invece, a causa di questa nuova sconfitta, deve tornare a leccarsi le ferite, come ha sostenuto lo stesso Aglietti nel dopo-partita, e pensare già alla prossima gara, in programma al Via del Mare di Lecce sabato alle 14. Contro la squadra di Eugenio Corini, un altro ex sulla panchina degli avversari, sarà importante trovare innanzitutto quella fluidità di gioco che è un po’ mancata recentemente e che è stato un marchio di fabbrica di Palmiero e soci per tutta la stagione. Uscire imbattuti dallo scontro diretto – i salentini precedono in classifica il Chievo di un solo punto – sarebbe peraltro oltremodo fondamentale.

Foto di copertina: BPE (Maurilio Boldrini)

© RIPRODUZIONE RISERVATA