La notizia forse la ricorderete. La notte di Capodanno il coordinatore nazionale ed ex deputato di Articolo 1-Mdp Arturo Scotto è stato vittima di una brutale aggressione durante i festeggiamenti di San Silvestro a Venezia. Un gruppetto di ragazzi, redarguiti dallo stesso esponente politico per i loro cori inneggianti al Duce e ai forni crematori per Anna Frank, hanno reagito violentemente, malmenandolo e coinvolgendo nella rissa anche un ragazzo che era intervenuto a difesa di Scotto. Momenti di puro terrore, che avevano lasciato grande sgomento nella famiglia di Scotto e nelle persone che avevano loro malgrado assistito all’episodio. Ora pare che le indagini sui responsabili di questa azione siano a una svolta. La notizia è che gli aggressori siano veronesi, appartenenti a Casapound. Una pista che verrà probabilmente ufficializzata nei prossimi giorni con una conferenza stampa da parte degli inquirenti e che vi anticipiamo in esclusiva.

Si tratta purtroppo, se confermato, dell’ennesimo episodio “nero” che porterà inevitabilmente Verona al centro delle attenzioni mediatiche nazionali e di cui abbiamo già parlato in passato, come in occasione del ritrovamento della bandiera della Repubblica Sociale Italiana a mezz’asta nei pressi dello Stadio Bentegodi la mattina del 25 aprile. Gli episodi “incriminati”, però, non si fermano certo qui e proseguono ininterrotti, con una costanza quasi (si fa per dire) encomiabile. Basti pensare ai numerosi simboli legati al nazismo e fascismo (puntualmente cancellati e poi altrettanto puntualmente ricomparsi) ritrovati sulle targhe dell’Anpi di Verona, tanto da non fare nemmeno più notizia.

Certo, vorremmo scriverlo a chiare lettere: non si tratta di “allarme fascismo!” (anzi, “fassismo”!) come qualcuno ironicamente – per demolire chi denuncia queste gravi azioni – tende a gridare ogni volta che questo tipo di articoli compare sulle testate locali e nazionali. Verona è e sarà sempre città aperta, solidale e caratterizzata da grande generosità. Verona è città di cultura, con vocazione turistica e respiro internazionale e che fra le altre cose può vantare anche la Medaglia d’Oro alla Resistenza. Un motivo in più, questo, per difenderne con le unghie e con i denti l’onore, denunciando anche il più insignificante degli episodi e chi cerca di “sporcarne” – spesso riuscendoci – l’immagine. Ed è per questo che ci lasciano stupefatti i frequenti riferimenti nostalgici che un dirigente come Massimo Mariotti, già assessore del Comune di Verona ai tempi di Flavio Tosi e oggi presidente di una municipalizzata importante come Serit, fa sui suoi profili social alla Repubblica Sociale Italiana (un leitmotiv, questo, che evidentemente è molto sentito dagli ambienti di estrema destra scaligeri) da celebrare al posto della Repubblica Italiana il 2 giugno. Un’uscita da cui si attendono le opportune e dovute prese di distanza da parte di Palazzo Barbieri. Perché, lo ribadiamo, se i vertici della città strizzano l’occhio ad alcuni ambienti è ovvio che poi i più esagitati rischino di “sbracare” con azioni magari innocue (vedi anche il caso dei berrettini con lo stemma di Hitler portati allo stadio Dall’Ara di Bologna dagli ultras dell’Hellas), ma che al contrario in qualche caso risultano pericolose e violente, come appunto l’episodio di cui abbiamo parlato all’inizio.

Sia chiaro: non stiamo affermando che Scotto è stato aggredito dai ragazzi di Casapound per colpa di Mariotti o di chi, come lui in passato, ha legittimato con le proprie parole i comportamenti delle frange più estreme della città, ma certo è che se l’ambiente risultasse nel complesso meno “fomentato” e chi di dovere stigmatizzasse ogni singolo episodio, forse la stessa immagine di Verona a tutti noi tanto cara risulterebbe meno interessante anche per i media nazionali. Che ovviamente non perdono tempo, a ogni occasione, per puntare il loro ditino.