L’appello che sentiamo da inizio marzo, in piena emergenza Covid-19, è di restare in casa, uscire solo se necessario. La diretta odierna di “Succede alle 31” di “Heraldo” parte da qui, da chi una dimora non ce l’ha, andando ad ampliare l’argomento iniziato con Progettomondo.mlal e Ronda della Carità su un nuovo modo necessario per non lasciare indietro i più fragili o coloro ai quali i diritti fondamentali sono negati.

Siamo tutti connessi e dialogando con Anna Tragni, avvocata di strada, e Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, è subito chiaro. Trovare analogie e interconnessioni tra esteri, l’Italia e la nostra Verona non è difficile. Partendo da quel fuori che ci riguarda da vicino abbiamo chiesto a Noury com’è il rapporto attuale tra Italia ed Egitto, un Paese che purtroppo sta tornando sotto i riflettori anche della stampa italiana, con la morte di Shady Habash, giovane regista mancato il 2 maggio a Tora, la stessa prigione dove è detenuto Patrick Zaki, studente dell’Università di Bologna, in prigione da febbraio e di cui abbiamo parlato nelle pagine di “Heraldo”. Il tribunale egiziano ha rinnovato ancora la custodia cautelare in carcere per non si sa quanto tempo. E proprio oggi Noury è stato convocato in audizione alla Commissione parlamentare Giulio Regeni, realtà insediata il dicembre scorso ma che era stata creata un anno fa ad aprile.

«Teniamo unite due città straordinarie oggi come Verona e il Cairo per raccontare che nella capitale egiziana stanno succedendo cose brutte. Siamo molto preoccupati per le sorti di Patrick che in un periodo in cui la pandemia da Covid-19 si sta diffondendo anche nelle prigioni egiziane come in quelle di mezzo mondo, è per lui particolarmente rischioso il contagio essendo asmatico, oltre al fatto che non dovrebbe stare in carcere perché innocente e questi luoghi non sono sicuri sia per il soprafollamento sia per i livello igienico-sanitario.» Con l’ambasciata italiana nella città il canale è aperto, sia per la richiesta da parte di Amnesty per la scarcerazione per motivi di salute di Patrick, sia per trovare dopo quattro lunghi anni la verità sulla morte di Giulio Regeni. «Un obiettivo ancora lontano, per l’indisponibilità delle autorità egiziane di collaborare con i colleghi italiani in modo serio e costruttivo e per la timidezza e scostanza della politica italiana nel chiedere nei rapporti bilaterali di mettere la verità per Giulio Regeni e la situazione dei diritti umani in Egitto al primo posto prima di tante altre cose come i rapporti commerciali e i dossier sul terrorismo.»

Il 3 maggio si è celebrata la Giornata mondiale della libertà di stampa. Rispetto a questo tema l’osservatorio di Amnesty ha fotografato una situazione ancora troppo preoccupante. «La pandemia da Covid-19 ha aggiunto un ulteriore livello alla repressione della libertà di stampa in oltre 30 Paesi dove con la scusa di combattere la disinformazione, vengono presi di mira giornalisti solo per aver scritto articoli o postato tweet sulla crisi sanitaria. E l’Italia ha il più alto numero di giornalisti minacciati e sotto scorta dell’Unione europea. » Il report di Amnesty International sulla libertà di stampa.

Il collante che unisce Amnesty e Avvocato di Strada in questa emergenza sanitaria è la campagna che riguarda in particolare chi una casa non ce l’ha, portata avanti con l’appello alla salute come diritti fondamentale per tutti. Anna Tragni della onlus scaligera, racconta di come è strutturata la realtà a Verona che ha sportelli settimanali, in periodi normali tre volte, nelle mense e al Tempio Votivo, grazie alla rete di associazioni che li ha fatti conoscere all’utenza variegata e diffusa. «Si rivolgono a noi persone emarginate che non possono permettersi un avvocato e che sfuggono dalle maglie per pubblico patrocinio, o perché non hanno una residenza o fuori dal circuito legislativo nazionale. In questo periodo non avere una casa è stato un ulteriore problema, abbiamo garantito lo sportello telefonico e ci sono state anche delle multe per l’interdizione ai luoghi pubblici e alle panchine. Abbiamo chiesto delle “zone franche” in sicurezza per non far infrangere le regole mantenendo ovviamente le distanze e potersi tutelare. Non c’è stata risposta e qualche multa è arrivata e ora sono state impugnate.»

Il Comune di Verona ha esteso la possibilità a chi frequentava già i dormitori prima delle 7 di mattina e dopo le 19 di sera per tutto il giorno ma «ha riguardato chi era già in lista. Per chi non ne aveva mai usufruito non c’è stato nessun tipo di apertura. Non c’è un registro anagrafico di chi è senza fissa dimora e senza residenza. Sono centinaia le persone che vivono in strada». Per i buoni spesa a Verona richiedono tra i vari requisiti anche la residenza, questo in palese contrasto con le linee guida date all’inizio dell’emergenza dalla Protezione Civile e con dei provvedimenti giudiziari che sono già stati adottati da altre città che ritengono appunto discriminatorio tale requisito. E anche per i richiedenti asilo che non hanno residenza il problema sussiste. Il dialogo con l’amministrazione cittadina continua, con momenti di mediazione e momenti di tensione come appunto il diritto di ricevere cibo.