Sabato 22 febbraio Patrick Zaky è entrato nel tunnel della detenzione preventiva rinnovabile ogni due settimane per “supplemento d’indagine”. Tre giorni dopo, il 25, è stato trasferito da una stazione di polizia al carcere di Mansoura. E non sappiamo se il suo destino sarà simile a quello di molti, troppi attivisti egiziani e non solo, ancora in questa attesa estenuante. Un tunnel che potrebbe portare al totale oblio, sia delle persone coinvolte, sia dei presunti capi di imputazione che li hanno privati della propria libertà. Come Mahienour al-Masri, per esempio, insignita del premio Ludovic Trarieux per i diritti umani, finita in carcere tre volte negli ultimi cinque anni e dal 22 settembre scorso priva della libertà. O Alaa Abdel Fattah, uno dei principali attivisti egiziani della Primavera araba del 2011, arrestato il 29 settembre, a pochi giorni dall’avvocata al-Masri. In quella maledetta settimana del 2019 sono state arrestate 2.231 persone. E non ci sono informazioni ufficiali su altri 1.024, mentre solo per 181 degli arrestati sono state formulate delle accuse.

Mahienour al-Masri

Sabato 7 marzo c’è l’udienza di convalida di Patrick, a un mese esatto dal suo arresto. Abbiamo raggiunto nuovamente il portavoce di Amnesty Internation Italia  Riccardo Noury, dopo averlo già interpellato in passato (intervista a questo link), per capire come potrebbe evolversi questa vicenda o se siamo alla presenza di un copione già scritto: «Ci sono molti segnali che ci fanno capire che dopo l’udienza del 22 febbraio si stia andando verso quella procedura estremamente lunga di rinnovi in automatico della detenzione preventiva. Una vicenda simile a quella di tanti attivisti attualmente ancora in carcere», ci spiega. 

Questa procedura estenuante ufficialmente si chiama “supplemento di indagini”, ma nel caso di Zaky – e come nel caso di tantissimi altri – in realtà non esiste alcun supplemento perché le indagini semplicemente non ci sono oppure vengono portare avanti in assenza di prove concrete della colpevolezza rispetto ai capi d’accusa. Questo può significare solo una cosa: che domani, probabilmente, l’udienza andrà male e per Zaky verrà convalidata la detenzione. Come Amnesty International ci dobbiamo preparare a una campagna di lungo periodo. E certamente il rischio è che quella mobilitazione straordinaria del primo mese, sia di piazza sia della politica e dei mezzi di informazione, si perda perché in casi del genere il tempo non è mai galantuomo.» «L’unico augurio è che non cali il silenzio su di lui – prosegue Noury – così come purtroppo accaduto per tantissimi altri attivisti di cui ricordiamo a stento il nome e il motivo per il quale sono stati arrestati. Questo ovviamente non riguarda l’organizzazione per i diritti umani che rappresento, ma non vorremmo tra un altro mese ritrovarci soli a combattere per Patrick Zacky e vedere volti inespressivi perché non ci si ricorda più di lui.»

Per evitare l’oblio di Zacky su tutti i canali social dell’Università di Bologna, l’ateneo del 27enne egiziano, è stata aggiunta una coccarda rossa, per un pensiero di vicinanza a Patrick: «Ci auguriamo – ha detto il Rettore Francesco Ubertini – che possa tornare presto in aula con noi.»

Libertà per Patrick Zaky, striscione sul Comune Bologna