Tiziano Gazzi, presidente provinciale Anpi

Rinascere. «Oggi come 75 anni fa l’Italia ha bisogno di rinascere. Ma oggi abbiamo uno strumento che allora mancava: la Costituzione, nata dalla Resistenza che, se sapremo attuarla, con i suoi principi di democrazia, libertà e uguaglianza e con i suoi doveri di solidarietà, ci aiuterà a superare questi tragici momenti senza che nessuno resti escluso.»

veronetta129

Festa. «Il 25 aprile ci ricorda che la Liberazione è possibile e che, quando avviene, è bello e giusto festeggiarla. Per questo sarà sempre la “Festa d’aprile” che chiude e apre un anno in cui combattere, quotidianamente, il fascismo nelle sue varie declinazioni razziste, omofobe, antifemministe e autoritarie. Quest’anno la festa sarà amara perché nessuno potrà scendere in piazza: l’impossibilità di aggregarsi renderà tutto più retorico, artificioso, distante e quella che dovrebbe essere una celebrazione d’iniziativa popolare sarà esclusiva di autorità cittadine, alcune delle quali si sono spesso dimostrate contrarie ai principi fondanti di questa giornata. Saremo comunque collegati dal nostro senso civico e umano, anche se distanti, oltre l’isolamento.»

Tiziana Valpiana, vice presidente Aned, Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti, al fianco del presidente Ennio Trivellin

Deportazione. «Come nipote di un antifascista deportato e ucciso a Mauthausen, non può che essere questa la parola per descrivere il 25 aprile.  Per sottolineare il grande apporto dei 40mila deportati e dei 650mila internati militari italiani, prigionieri per aver rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò, e che fanno parte a pieno titolo della lotta di Liberazione. Ora come non mai è importante rimarcare la partecipazione di un intero popolo antifascista, tra cui molte donne che hanno aiutando i tanti uomini che rifiutarono di essere complici del nazifascismo, e con una quotidiana resistenza e non collaborazione. Una resistenza mai supina, che ha sempre ragionato con la propria testa prima di agire. Questo il  mio augurio per il 25 aprile. Al corso online sulla deportazione di Aned da inizio aprile c’è stata una grandissima partecipazione. Questa ricorrenza, che per il particolare momento storico oggi ci vede isolati, vogliamo sia solo un punto di partenza per rendere questi festeggiamenti negli anni a venire ancora più sentiti.»

Non Una di Meno – Verona

Lucha. «Con le armi in mano le nostre sorelle hanno combattuto durante la Resistenza. Con le nostre vite e con i nostri corpi, come femministe e transfemministe, lottiamo ogni giorno per liberarci da patriarcato, maschilismo ed eteronormatività che ancora oggi ci reprimono, degradano, silenziano. Lottiamo in ogni lingua del mondo per liberarci da ogni forma di discriminazione, di sfruttamento, contro i terricidi e contro i colonialismi. Il 25 aprile non è per noi una ricorrenza. È soprattutto una data di consapevolezza, per costruire un presente e un futuro di libertà e giustizia partendo dai nostri desideri. Ieri Partigiane. Oggi antifasciste. Ora e sempre Resistenza!»

L’attrice Margherita Sciarretta, foto tratta da “Una questione privata” di Beppe Fenoglio

Montagna. «L’unico momento in cui non sono stato obbligato a nascondermi è stato quando ero in montagna, perché lì io ero un partigiano, solo un partigiano, niente altro. Neanche il nome contava più perché se volevi ti ribattezzavi come se quella fosse la tua nuova vita, l’unica che potevi avere in quel momento.» Testo di Fabrizio Meni tratto da Resistenza.

Beppe Muraro, giornalista

Camminare. «Perché è quello che hanno fatto i partigiani per combattere i nazifascisti. Camminare per andare a cercare la storia non solo sui libri, ma sui luoghi della storia. Nelle città, nelle campagne, sulle montagne. Camminare perché passare attraverso quei luoghi di battaglia, di silenzi, di paure, di Resistenza, di libertà, è trasformare il ricordo di pochi in memoria collettiva. Camminare perché tornare sui passi di chi scelse di andare in montagna è una scelta di libertà. Oggi come ieri.»

Agostino Mondin, giornalista e ideatore da dieci anni di “Notturno partigiano”

Resistenza. «Avrei preferito festeggiare il 75esimo anniversario della Liberazione assieme a una grande folla di persone, ma il virus lo impedisce. Niente contatto fisico ma solo virtuale. Saremo comunque in moltissimi a partecipare all’iniziativa nazionale dell’Anpi e alle tantissime iniziative locali. In questo 2020 cambiano forzosamente le modalità del festeggiamento ma non le motivazioni. “Resistenza” è radici, memoria, storia, democrazia, presenza, partecipazione, responsabilità e diritti. I valori della Resistenza vanno tutelati e difesi anno dopo anno, giorno dopo giorno dagli attacchi di coloro che non hanno mai fatto i conti con la storia ma che possono esprimere i loro pensieri solo perché fummo noi, i nostri Padri e le nostre Madri, ad uscire vincitori dalla Lotta di Liberazione.
Chi non vuole chinare la testa
con noi prenda la strada dei monti”. Modena City Ramblers
Buon 25 aprile!»

Denis Abazi, studentessa

Comunità. «Il 25 Aprile, per noi, è sempre stato sinonimo di comunità. Ho sempre saputo che questo giorno più che mai, sarei scesa in piazza non da sola, ma accanto a sorrisi, anime, cuori vicini ai miei.
“La vita in comune,
fra la gente che si ama reciprocamente,
corrisponde all’ideale di felicità”.
George Sand»

Federico Melotto, direttore dell’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea

Storia. «A dire il vero, solitamente, a ridosso della celebrazione del 25 aprile, la parola d’ordine che ascoltiamo – ad abundantiam – nei discorsi ufficiali e nelle commemorazioni pubbliche è un’altra: memoria. Spesso si sente dire che è importante conservare la “memoria” di ciò che accadde in Italia tra il 1943 e il 1945. In realtà, proprio per celebrare adeguatamente la festa della Liberazione, per avere ben chiari i contorni di quelle vicende e soprattutto le differenze sostanziali tra le parti in campo, insomma, per evitare facili confusioni, servirebbe una maggiore conoscenza storica. Purtroppo, la memoria è un “muscolo” difettoso, seleziona le nozioni, tende a cancellare o a mettere in secondo piano i ricordi negativi o problematici, di contro esalta gli aspetti positivi; la memoria semplifica ed è sempre tremendamente soggettiva e quindi, alla fine, divisiva. Anche la storia può essere divisiva, certo, ma a differenza della memoria possiede un certo grado di oggettività, grazie alle fonti e ai documenti d’archivio dai quali lo storico fa partire la propria narrazione. Inoltre, la storia cerca sempre di contestualizzare un fatto nello spazio e nel tempo. Se ci occupassimo un po’ di più della conoscenza storica di quegli eventi, quelli che si ricordano ogni 25 aprile, anziché limitarci a “ricordarli”, forse avremmo meno ricostruzioni fantasiose e capiremmo tutti, o quasi, per dirla con Italo Calvino, che gli antifascisti “nella storia” erano “dalla parte del riscatto”, mentre i fascisti stavano da quella “dei gesti perduti” che servivano “a ripetere e perpetuare” soltanto “furore” e “odio”.»

Marco Soave di PIANETA MILK Verona LGBT* Center (Comitato Territoriale Arcigay
e circolo Arci)

Rinascita. «Ci auguriamo che questa pandemia sia seguita da una fase di rinnovamento in cui si possano riscoprire i nostri valori costitutivi, che tanto ricalcano quelli del 25 aprile. Rinascita dello spirito democratico, che si traduca in diritti di qualità sempre migliore per tutti e tutte noi, ma anche rinascita dell’intelletto, contro le derive antiscientifiche e dei neo-sovranismi autoritari.»

Elena Peloso e Dario Dalla Mura dell ‘Associazione Memoria Immagine

Finestra. «Oggi c’è una bandiera sulla mia finestra. Nelle finestre vicine ce ne sono altre da giorni. La loro presenza serve a ricordare e ringraziare chi sta lottando. E sono purtroppo tantissimi. Ho voluto riservare il gesto di esporre la mia bandiera per oggi 25 Aprile, a 75 anni da allora, visto che non si può fare molto altro. Niente piazze o cortei. La finestra aperta sul mondo fuori è una piccola cosa, ma forse ha un senso, in epoca di distanziamento sociale. È un’ideale di condivisione che allora c’è stato e che spero possiamo imparare. Non sono sicura che lo faremo, la storia non ha insegnato molto. E la memoria è labile. Un abbraccio a tutti là fuori, a chi va e a chi resta. E un grazie immenso a chi ci può ancora raccontare quei giorni. E sono purtroppo sempre meno.»

Giovanni Zardini, circolo Pink

Liberazione. «Siamo in un momento molto delicato dove si vuol far passare il 25 aprile a una festicciola da picnic in salsa nazionalpopolare, e gira l’idea che questo è il “Nuovo 25 Aprile”. Ma è solo revisionismo, il tentativo di mettere tutti sullo stesso piano, vittime e carnefici, e ci provano tutti gli anni. Come Circolo Pink ci siamo sempre battute e battuti affinché tutte le vittime che l’ufficialità non vuole ricordare venissero nominate, perché se non sei nominato non esisti. Quest’anno non si può scendere liberamente in piazza, la piazza è il luogo del popolo, uno spazio fondamentale per manifestare il nostro antifascismo, proprio per questo abbiamo il dovere di ricordare che l’Italia è una Repubblica nata dalla Resistenza e non dalla Repubblica di Salò.»