Sui social sono molti i post disperati di genitori che non ne possono più di avere bambini e ragazzi in giro per casa. Una condizione normale, visto la prolungata (e non abituale) convivenza forzata. Ma come gli studenti delle superiori vivono la segregazione ai tempi del Coronavirus? Come vedono la scuola, la famiglia, il futuro? Ce lo raccontano oggi 4 ragazze veronesi: Claudia (19 anni), Lucrezia (18), Ginevra (17) e Alessia (17).

Ragazze, come trascorrete queste giornate?

Alessia: «La mattina lezioni on-line; il pomeriggio di solito lo passo a raccontare cosa ho fatto la mattina a “scuola” e i miei famigliari fanno lo stesso con me; poi, o giochi da tavolo oppure cruciverba tutti insieme fino a cena. Spesso la sera, durante la settimana, la passiamo ognuno per i fatti suoi a guardare serie, giocare alla playstation o leggere libri; il sabato o la domenica invece guardiamo un film che decidiamo durante la settimana tutti assieme.»

Lucrezia: «Onestamente le giornate scorrono scandite da una monotonia allucinante e il tempo sembra essersi dilatato e distorto a causa di un programma giornaliero poco definito e alquanto sregolato La mia routine si limita alla mera esecuzione e ripetizione di compiti e ad assistere alle lezioni videoregistrate o non; fortunatamente, riesco a ritagliarmi del tempo per me.»

Ginevra: «Vale anche per me, anche se in questa situazione molto complicata e difficile mi ritengo molto fortunata perché possiedo un grande giardino che mi permette di vivere più liberamente la quarantena.»

Claudia: «Apparentemente monotona e rassicurante, per me. Però non per mio padre, che lavora con un ruolo importante nel corpo della polizia locale e per lui le giornate sono un incubo. Se non è in ufficio a rispondere alle telefonate, è fuori a fare i posti di blocco per controllare le persone munite o meno di autocertificazione e, purtroppo, capita spesso che si becchi brutte parole dalle persone per strada semplicemente perché sta svolgendo il suo lavoro. Questo mi distrugge, perché torna a casa sfinito, e quelle 2-3 volte che lo vedo a settimana ha sempre gli occhi demoralizzati e stanchissimi.»

E la scuola on-line, la cosiddetta “didattica a distanza”, è davvero un’alternativa valida alla scuola normale?

Alessia: «Essendo figlia di un’insegnante ho la possibilità di vedere entrambi i lati della medaglia rispetto alla situazione “scuola”. Se da studente mi lamento per i troppi compiti e per l’infinità di applicazioni da scaricare, da figlia vedo l’impegno che c’è dietro ogni video registrato perché una volta la luce non è quella giusta, un’altra il cane abbaia oppure i famigliari entrano nella stanza e fanno rumore; insomma, non è semplice nemmeno per gli insegnanti.»

Claudia: «È tutto un disastro. È tutto disorganizzato ed era pure prevedibile conoscendo lo Stato italiano. Io personalmente, vivo tutto questo molto male. Non si sa ancora come sarà possibile svolgere le verifiche scritte e la quarantena ormai è in corso da un mese. Le interrogazioni, da parte di alcuni professori che non sanno ancora usare le piattaforme on-line, sono difficilissime e stressanti; altre, invece, svolte da chi è competente sono fattibili e tranquille. Ci assegnano così tanti compiti che non si sa nemmeno da dove iniziare e, a volte, non si capisce neanche quali siano. Ore che si sovrappongono, professori che si innervosiscono per questo, altri che sclerano perché le piattaforme non funzionano. Un delirio.»

Come gestite i rapporti umani diventati così distanti fisicamente?

Ginevra: «Le amicizie durante la quarantena sono molto tristi e non troppo soddisfacenti poiché mancano le componenti fisiche come baci, abbracci e sguardi, che ritengo essere fondamentali in quanto io sono una persona affettuosissima! Detto ciò, grazie alla tecnologica possiamo essere in contatto 24 ore, 7 giorni su 7, e passare ore e ore a chiacchierare! In casa, il rapporto a stretto contatto con la mia famiglia non è cambiato molto, sono aumentate le litigate quello devo ammetterlo, in particolare tra mio papà e mio fratello che bisticciano per qualsiasi cosa… ma anni di esperienza di camper aiutano!»

Alessia: «Con la mia famiglia ho un rapporto bellissimo, che con questa esperienza si sta rafforzando, ma ciò non significa che in casa mia non si discuta anche per le cose più sciocche, né è un esempio la grande litigata di due giorni fa che ci ha coinvolti man mano tutti su chi non avesse messo il tappo alla bottiglia dell’acqua, o la tragedia greca che mia mamma ha fatto stamattina perché mio papà ha sbagliato a fare la differenziata per l’ennesima volta.»

Cosa è cambiato, fino a questo momento, nella vostra vita?

Claudia: «Mi capita spesso di fermarmi a pensare a quanto mi manchi la trattoria della mia famiglia, ballare in mezzo ai tavoli con i miei “operai preferiti” o magari sbuffare per la signora che vuole il cappuccino bollente in tazza fredda con latte di soia e cacao amaro. Stiamo vivendo un momento in cui il mondo si è bloccato e le nostre vite sono bloccate. Mi mancano le “lezioni guida” per prendere la patente, le uscite il sabato pomeriggio con la mia migliore amica, le passeggiate sul Lungadige, vedere il mio migliore amico il sabato sera.»

Lucrezia: «Riflettendoci, cambiamenti così eclatanti non ne trovo anche se, a essere sincera, ho imparato ad apprezzare il poco tempo che passo in famiglia e ascoltare le paure dei miei genitori, dettate soprattutto dal lavoro. Mi manca andare a scuola, più di quanto pensassi, forse perché ho sempre dato per scontato che ci potesse essere; mi mancano le compagne di classe e i professori con i quali, però, sento di aver approfondito la conoscenza e il rapporto; mi mancano le lezioni interminabili e l’orologio che sembra non muoversi, mi mancano i caffè bevuti di fretta tra una lezione e l’altra, la confusione in corridoio all’intervallo; mi mancano le mattine fredde, la sveglia alle 5.45 e gli autobus in ritardo… alla fine dei conti, mi manca la mia vecchia quotidianità.»

Quando tutto tornerà alla normalità, cosa vorreste fare come prima cosa?

Alessia: «Ci vorrà un po’ più di tempo per tornare alla normalità, anche qui, se così la vogliamo chiamare, poiché il distanziamento sociale sembra che sarà un nostro fedele compagno per ancora molto tempo anche dopo la fine dell’emergenza. Purtroppo vedo il ritorno alla vita normale così lontano che non riesco a immaginarmelo bene, sembra quasi qualcosa di impossibile da raggiungere.»

Lucrezia: «Non posso dirlo con esattezza, ma intendo organizzare un viaggio con il mio fidanzato: stiamo progettando di andare insieme al Lago di Braies e in tante altre città… ma non abbiamo fretta, con il tempo faremo tutto.»

Claudia: «Quando tornerò a prendere il caffè del sabato pomeriggio con la mia migliore amica o quando tornerò a ballare con i miei operai che lavorano per la realizzazione del nuovo filobus, credo che sarà un nuovo inizio per tutti. Forse non ci sarà più tutto questo odio fra una persona e l’altra, magari ci scambieremo più sorrisi con gli sconosciuti che vediamo in giro per la città, pensando “ce l’abbiamo fatta”.»