Come i genitori ben sanno, le attuali disposizioni impongono che i loro giovani virgulti rimangano a casa fino al 3 aprile 2020. Ma, come molti avranno anche intuito, la chiusura rischia seriamente di protrarsi: di fatto, in questo momento, il Ministero dell’Istruzione lavora su tre ipotesi di rientro (con la certezza che a giugno l’anno scolastico finirà): metà aprile (la più improbabile), metà maggio e settembre. E se l’ultima ipotesi è per tutti la più temuta, perché costringerebbe i bimbi e gli adolescenti a rimanere tra i piedi dei loro genitori esasperati ancora a lungo, d’altra parte rimane la più probabile, perché la scuola è purtroppo uno dei luoghi di maggior diffusione del virus e tenerla chiusa ha un impatto economico molto ridotto.

Nell’attesa di scelte ufficiali del Ministero e di indicazioni meno vaghe di quelle che abbiamo in mano in questo momento, si possono fare alcune considerazioni e ipotesi sulla chiusura dell’anno, sugli esami di Stato e della novità fornita dalla Rete.

L’anno scolastico, comunque vada – dice il Ministro Lucia Azzolina – finirà a giugno, risolvendo il problema del DPR 22 giugno 2009, n. 122 che all’art 3. Comma 2 afferma che “ai fini della validità dell’anno, per la valutazione è richiesta la frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale personalizzato di ciascun alunno”. Ma si apre un altro su questo un altro problema, perché più tardiva è la data del rientro, minore è il tempo per le valutazioni ufficiali, cruciali per l’accesso alle classi superiori e pure diritto dello studente, che deve avere “un congruo numero di verifiche”.

Quello della valutazione, in effetti, è un problema cruciale: se il Ministero nel Prot. N. 388 17 marzo 2020 se ne lava pilatescamente le mani, è perché sa che la questione non è risolvibile. In primo luogo per l’accessibilità: non tutti i professori sono in grado di gestire la rete e fare didattica online e non tutti gli alunni hanno gli strumenti e le competenze o, magari, l’accesso stesso alla rete (“a macchia di leopardo”, dice la stessa Ministra). Comunque, i più si sono adattati alle interrogazioni virtuali e ai test online, ma si lavora in un vuoto normativo che non protegge in alcun modo da eventuali ricorsi, come evidenziato dalle caute disposizioni – per di più non uniformi – dei Dirigenti Scolastici. Di più, nella valutazione degli scritti, è evidente che viene meno la possibilità di verificare quanto è prodotto dello studente che, in teoria, potrebbe pure farsi sostituire dietro il pc da qualcuno più preparato di lui. Si naviga a vista e con il buon senso, consci che la Legge e il buon senso viaggiano su due binari paralleli.

Se la questione della validità delle valutazioni incide sugli anni scolastici intermedi, figurarsi sull’esame di Stato, che è un titolo di studio con valore legale. Per il suo svolgimento si lavora su più ipotesi: commissione di soli interni; una prima prova standard e una seconda prova prodotta dal Consiglio di Classe; accantonata l’alternanza scuola-lavoro. E questo nel caso di un ipotetico rientro a maggio. Se l’emergenza si protraesse, il Ministero sta pensando ad esami online, come già avviene per gli esami e le lauree.

Questa situazione penalizza, come visto, non solo le famiglie culturalmente ed economicamente svantaggiate ma pure gli alunni con handicap. “La sospensione dell’attività didattica non deve interrompere, per quanto possibile, il processo di inclusione” afferma il Prot. N. 388 17 marzo 2020: la didattica a distanza, per alcuni ragazzi, non è in grado di sostituire non solo la relazione tra pari (spesso unico loro oblò sul mondo) ma, soprattutto, l’intervento dei docenti di sostegno e delle figure che ruotano attorno a questi alunni (assistenti alla persona, lettori…). Ruoli che non sempre possono essere ricoperti dalla famiglia.

In chiusura, due notazioni. La prima: «Abbiamo attivato un monitoraggio sulla didattica a distanza e i dati sono molto confortanti Non darei per scontato che si perdano ore. Ho invitato gli studenti a studiare e ad essere responsabili, seri e rigorosi. Non parlerei quindi del sei politico» afferma il Ministro Azzolina. Non così, però, la pensano molti docenti, una delle quali scherzosamente autodefinendosi “la Pizia” mi vaticina: «Si rientra a settembre. Voti di febbraio. Voto minimo sei. Liberi tutti». Come ogni studente avrà già capito – soprattutto i tanti che a lungo hanno lavorato con serietà in vista dell’esame di Stato – per i destinati alla bocciatura il Coronavirus è un inatteso “esci gratis di prigione”.

Infine, la privacy. Molte scuole hanno scelto piattaforme per la didattica di grandi aziende come Microsoft o Google, che offrono a pagamento software aziendali affermati: di fatto, però, tutti i dati finiscono in server oltreoceano e nulla garantisce né la riservatezza né la continuità del servizio. Se sapere è potere, i dati di milioni di studenti italiani sono l’oro del futuro.