Un paio di giorni fa abbiamo chiesto al consigliere di maggioranza del Comune di Verona Andrea Velardi perché il murales sulle “Scarpette Rosse” cancellato in Via Santa Lucia non sia stato realizzato, come promesso in un primo momento, entro il 25 novembre, giorno in cui si celebra la “Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulla Donne”. Velardi ci ha inviato un lungo commento, che abbiamo riportato sulla nostra testata. Oggi ci arriva il commento del consigliere comunale di minoranza, Elisa La Paglia (PD), che risponde a Velardi e che vi riportiamo qui di seguito:

Elisa La Paglia

«Prendiamo atto che, secondo il consigliere di maggioranza Andrea Velardi, l’amministrazione comunale, nel caso del murales Scarpette Rosse, “non ha sbagliato niente” e che l’indignazione popolare scaturita dalla sua cancellazione sarebbe stata subdolamente orchestrata dalle opposizioni cattive e da artisti (o imbianchini, come ama definirli il collega della Lega) non allineati… Ma non era più semplice chiedere scusa? L’opera non era affatto deteriorata, e se fosse stato chiesto ai cittadini e alla Circoscrizione, tutti l’avrebbero indicata, per bellezza e potenza del messaggio, tra quelle da rendere permanenti a norma di regolamento sulla street art che lo stesso Velardi rivendica. In attesa che il bel tempo consenta di riavere un murales di monito sui femminicidi, possiamo rifarci gli occhi con il murales dedicato al gioco in scatola Monopoly che campeggia in Stradone Santa Lucia.

Il murales dedicato alle “scarpette rosse” contro il femminicidio

Ma che c’azzecca il Monopoly con le Scarpette Rosse? Oltre al muro, lo stesso. Chi ha cancellato le scarpette ha disegnato il Monopoly. Chi ha dichiarato rovinato (da un cuoricino) il murales scarpette rosse ha anche dichiarato di fare “pro bono” il murales del Monopoly. Scopo del famoso gioco in scatola è mandare in bancarotta gli altri giocatori: lo trovo perfettamente coerente con quanto sta accadendo all’arte di strada a Verona, perché chi ha proposto la Jam session sul muro di Santa Lucia ha deciso, infatti, di cancellare vari murales dichiarandoli rovinati, da un terrificante cuoricino, ma ben si sono guardati gli stessi organizzatori dal cancellare i graffiti di Eyelab presenti sullo stesso stesso muro. Molte decine di metri firmati eyelab sono stati “salvati”, ma gli 80 metri delle scarpette rosse invece cancellati. Eyelab è la stessa società che troviamo in una casella del Monopoly, un caso? Assolutamente no. Appare come casella ma in realtà è il giocatore. L’affezione del quartiere e della città al murales e alla tematica delle scarpette rosse sono stati il loro “imprevisto”, per rimanere nella metafora del gioco.

Ma la concorrenza non leale in corso nell’arte di strada non è l’unico elemento che merita la nostra attenzione in questa vicenda. Facciamo due conti: una pubblicità equivalente al murales del Monopoly, per esposizione stradale e dimensione, dovrebbe pagare 1.106,00 euro ogni anno, invece per scelta della Giunta non pagheranno nulla. Una casella del Monopoly targato Verona è stata pagata da Atv 3.000 euro per tre anni e anche Agsm ha impegnato 9.000 € per tre anni per tale spazio pubblicitario. Quindi quando qualcuno viene in Commissione Politiche Giovanili dichiarando di fare pro bono un murales e poi riceve in cambio uno spazio pubblicitario del valore ipotetico di 3.000 euro qualche dubbio lo solleva. Su questo ho depositato un’accesso agli atti.

Ho già avuto modo di criticare sul piano educativo un gioco colmo di sponsor già ampiamente criticato dagli acquirenti delle città coinvolte prima di Verona, con il mio accesso agli atti sono emerse anche le ingenti risorse pubbliche impiegate. Quindi non si provi a dire che per le “scarpette rosse” non ci sono risorse economiche per rifarle e possibilmente per mano dello stesso artista. La beffa sarebbe che il nuovo murales lo facesse chi lo ha voluto cancellare a tutti i costi per vincere la sua partita di Monopoly.

Intanto come Donne Democratiche sulla nostra pagina Facebook abbiamo cominciato a raccogliere foto di scarpette rosse indossate, perché la realtà è molto più dura della sua rappresentazione e il problema della violenza non si può cancellare purtroppo con la facilità con cui si è cancellato il murales.»

La questione, insomma, è tutt’altro che risolta. Attendiamo ulteriori sviluppi.

Foto tratta dal sito mastodon.bida.im/@infospazio161verona