Una valutazione della linea politica del sindaco a metà mandato: dopo il vescovo moro, un sindaco nero?

Siano a metà mandato dopo la larga vittoria del ballottaggio del 26 giugno 2017 e possiamo già trarre alcune valutazioni sull’esperienza di amministrazione del sindaco Sboarina che, stando alle sue stesse dichiarazioni, non si ripeterà.

Un sindaco, a giudicare dalla sua agenda ufficiale, molto impegnato (ammirevolmente, va detto) sul sociale e sul volontariato, sopralluoghi e inaugurazioni e sul fronte promozione dell’immagine cittadina. Rimangono, però, alcune zone d’ombra sulle scelte politiche che potrebbero ricadere sull’immagine della città.

La sua azione pare assolutamente inserita e in continuità con quella nazionale del centrodestra. In quest’ottica si può inquadrare, per esempio, la dichiarazione (non attuata, per fortuna) di un daspo urbano per Di Maio ad aprile 2019 sulla scia delle polemiche per il World Congress of Families XIII; lo scontro con l’Associazione Figli della Shoah; l’ostentato silenzio sulla fucilazione simbolica di Cavour durante la celebrazione delle Pasque Veronesi. Sulla sua bacheca social, nette prese di posizioni a favore del crocefisso negli ambienti pubblici e tonache di peso. Questo inequivocabile posizionamento sulla linea politica di destra (e oltre), di fatto, intacca la figura di un sindaco di tutti e il suo silenzio amplifica spesso questa percezione.

In questo senso, la narrazione del sindaco, tesa nelle ultime dichiarazioni a tutelare la libertà di espressione per ogni parte politica, pare in realtà piuttosto partigiana, visto il patrocinio del Comune ad eventi come il Family Day, o il già citato World Congress, la mozione di Verona “città della vita”, o di ispirazione religiosa (la marcia per Gesù, ad esempio) e, di contro, un non equivalente interesse per eventi di altra matrice politica. Lo dimostra la volontà di ritirare dalle biblioteche presunti testi di modelli alternativi di famiglia (2017), la parziale partecipazione alla Festa della Liberazione e la sottovalutazione della polemica per il ballerino Polunin, accolto in Comune, che ha acceso le associazioni LGBT.

Così, mentre le sue dichiarazioni al convegno “Le bugie sull’immigrazione” all’apparenza sembrano estremamente democratiche (“Io penso che nella nostra città chiunque dall’estrema sinistra all’estrema destra, al centro, sopra, sotto, chiunque, deve esercitare la propria libertà di esprimersi”) nella sostanza paiono piuttosto di maniera e l’atteggiamento del sindaco dà piuttosto ragione all’opposizione che lo dipinge come “sindaco di una minoranza”.

Una cartina tornasole potrebbe essere una più attenta analisi dei già citati patrocini del Comune e della segreteria del Sindaco. Com’era lecito aspettarsi, scuole paritarie, associazioni religiose, benefiche, sportive oltre che istituzionali. Sono interessanti, però, i patrocini concessi all’Unione Cattolica Stampa Italiana Verona, all’Associazione Culturale Veneto-Russia (per il generale Suvorov, niente di meno), all’associazione Nomos (quella del convegno), all’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (per la Giornata del Ricordo), per Un manifesto per l’Europa 2019: Europa a un bivio della storia. Radici, Identità e Futuro di Domasio, legato a Radio Maria. Ci sono poi contributi – va detto – per allestimento della mostra Shoah: L’infanzia Rubata, all’ANPI per La Festa c’è del 25 aprile 2019, all’ANED per l’organizzazione del Giorno della Memoria 2018; ma, per loro, niente patrocinio.

Sul piano internazionale, persino una scelta di apertura al mondo e promozione, ovvero il gemellaggio con la città cinese di Hangzhou – nel momento di massima tensione tra Cina e Hong Kong – sembra quasi una chiara presa di posizione a favore della repressione della libertà civili di espressione e autodeterminazione (che poi, paradossalmente, è pure la battaglia degli autonomisti veneti, Sboarina compreso).

Il risultato è l’impressione di un sindaco che sembra avere due anime: una chiara, popolare, “della gente”, percepito come presente sul territorio (infinite, sulla bacheca, le segnalazioni di buche o dissesti) e una evidenziata dalle ultime scelte. A una visione nordeuropea di sindaco di mera gestione si accompagna, meno evidente, una visione della società estremamente ideologica.

Con un effetto sulla città non trascurabile: il sindaco, che innegabilmente ha a cuore l’immagine di Verona, nei fatti potrebbe confermare nell’opinione pubblica italiana lo stereotipo di “Verona Nera”, razzista e/o nazista, che certo non gioverà alla candidatura della città come “capitale della cultura” 2021.