Come previsto, la scelta della Lega di mandare a monte il Governo giallo-verde ha scaricato su altri la patata bollente dell’aumento dell’Iva, una delle clausole di salvaguardia introdotte nel 2011 dal Governo Berlusconi IV. Aumento, oggi, visto come una mazzata sui consumi delle famiglie, che già soffrono di stipendi e salari bassi.

Per il già traballante Governo, un grosso problema. Perché non disinnescare l’Iva renderebbe, di fatto, privo di ogni giustificazione l’attuale esecutivo e, d’altronde, una manovra lacrime e sangue liquiderebbe le possibilità di resistere al Centrodestra alle prossime elezioni. Che fare?

Si tratta di reperire ben 23 miliardi di euro. Ed ecco un dettaglio interessante: mentre Di Maio tira loro il freno, Conte e alcuni ministri grillini ipotizzano tasse su voli aerei, bibite e merendine e, in più, tasse di scopo. Di fatto, se si aumentano le accise sul carburante – per esempio – aumentano i prezzi del trasporto che, poi, le aziende scaricheranno sul contribuente. Matematico. Nulla di diverso rispetto all’Iva che, anzi, per certi versi è più democratica in quanto colpisce chiunque, con o senza ruote.

Zingaretti, Conte, Di Maio

Il punto cruciale, invece, è l’idea di Stato che sta uscendo da queste proposte. Ovvero, si sta riproponendo l’idea di uno Stato non più distante e neutrale (liberista) ma con un modello pedagogico (se non paternalista). Di fatto, questo è il dato più importante: da un accordo di Governo (MS5+Lega) di pura gestione attraverso un contratto a un Governo di rieducazione civica (MS5+PD).

Il metodo sarebbe la dissuasione attraverso la leva economica, sul modello europeo. Per diminuire l’impatto delle automobili, i paesi del Nord hanno scelto di renderle costose (si veda il Car Cost Index) magari avvantaggiando le elettriche; per diminuire lo zucchero, Francia e Inghilterra hanno tasse apposite. L’idea è semplice: rendere virtuosi i cittadini facendo costare i comportamenti scorretti, per loro stessi e la società. Vedremo se davvero, per l’ambiente, il cittadino accetterà che la seconda auto diventi insostenibile, o se gradirà di mangiare sano volente o nolente.

Perché, è evidente, se viviamo meglio ci ammaliamo di meno e permettiamo allo Stato di risparmiare. Se andiamo a piedi o in bici, inquiniamo di meno. Ma produciamo e consumiamo di meno, con altre controindicazioni. Rimane intanto la questione: è lo Stato che deve indicarci la via o i cittadini devono essere liberi, anche economicamente, di sbagliare? Parrebbe una forzatura antidemocratica. D’altra parte, vediamo come la campagna di Greta Thunberg riempia le piazze ma non incida davvero né sulle scelte dei governi né sulle abitudini sostanziali dei cittadini.

Le prossime elezioni, se questa tendenza (e Governo) continuerà, ci dimostreranno quanto il popolo, oltre a pretendere il cambiamento, sia pronto a sostenerne effettivamente il peso.