«Bisogna mietere, bisogna concludere, bisogna vincere. E poi tornare a vincere ancora perchè il mondo non ha pietà per i vincitori. L’onorevole Mussolini si concede senza più freni alla sua gioia insolente. È diventato l’uomo che odiava da ragazzo.»

Finisce con queste parole una delle pagine più significative del romanzo documentale di M. il figlio del secolo, scritto da Antonio Scurati, libro vincitore del Premio Strega 2019.
Un testo importante e imponente – 827 pagine – che racconta, sotto la veste di romanzo, la storia di Benito Mussolini e del Movimento fascista dal 1919 fino al 1925. In particolare, descrive l’ascesa al potere del fascismo e del suo capostipite fino alla tragica morte del suo più acerrimo oppositore, Giacomo Matteotti.

Con questa “monumentale” opera letteraria Scurati si aggiudica l’encomio più ambito per ogni scrittore italiano. Nato a Napoli nel 1969, è docente di Letterature contemporanee presso la IULM di Milano, dove dirige il Master in Arti del Racconto, e, inoltre, è editorialista de “La Stampa”.
I suoi diversi impegni lavorativi non lo hanno distolto dal coltivare una forte passione per la scrittura: ha pubblicato infatti una serie di saggi storici e libri per i quali ha ottenuto diversi premi e un grande successo di pubblico e critica.

Antonio Scurati festeggia il Premio Strega

Con M. il figlio del secolo Scurati dipinge un affresco reale e autentico di un periodo socioculturale controverso del nostro Paese – il dopoguerra, la rabbia dei reduci, la povertà, la fame, le promesse mancate di un governo obsoleto e mediocre, le insurrezioni dei contadini, le rivendicazioni socialiste, le paure del ceto borghese – ricostruendo, fin dalla sua nascita, il percorso del  movimento politico più incisivo della storia italiana, il fascismo.

L’opera è strutturata in piccoli capitoli alla fine dei quali sono state indicate dall’autore le varie fonti documentali delle vicende narrate, articoli di giornale, lettere, telegrammi, conversazioni, discorsi pubblici ecc.,salvaguardando cosi la verità dei fatti e dei protagonisti storici. Per questo motivo si potrebbe pensare di essere di fronte a un testo meramente storico, visto il tecnicismo adottato; in realtà, gli eventi descritti fanno da sfondo al racconto di una storia incredibilmente umanizzata, empatica, sentita.

Scurati riesce a svestire la figura iconica di un personaggio come Benito Mussolini facendogli indossare, invece, una sembianza umana: non è più lassù in alto nell’immaginario storico di un epoca, nell’Olimpo degli “dei” del male, ma è un semplice uomo, «che incarna il coraggio venuto dal basso», il figlio di un fabbro, con le sue paure, le sue fragilità, le sue contraddizioni; l’autore scava proprio lì nella mente di quest’uomo, sul perché di certe scelte, di certe azioni, di certe omissioni.

Il testo spazia dalla fondazione dei fasci di combattimento in Piazza Santo Sepolcro nel 1919, narrando poi le crudeli violenze dello squadrismo fascista, la marcia su Roma, la costituzione del Partito Nazionale Fascista, il trionfo elettorale di Mussolini fino all’omicidio di Giacomo Matteotti. Su un piano estremamente neutrale e strettamente documentale, viene raccontata l’ascesa del fascismo nel panorama politico italiano descrivendolo come frutto di un dopoguerra malato, sbandato, insano sul quale ha fatto leva un uomo, Benito Mussolini, che con furbizia e scaltrezza è riuscito ad acquisire consenso e potere impiegando nel contempo il suo giornale “Il popolo d’Italia” e le sue assidue presenze nelle piazze come mezzo di persuasione. Avvalendosi da un lato di “compagni” violenti, crudeli e spietati e dall’altro di un’opposizione parlamentare fragile e mediocre trionfava come nessuno aveva mai fatto nel giro di pochissimi anni.

Il pregio di Scurati, quindi, è proprio nella sua obiettività narrante, nonostante il tocco romanzato e strettamente umano: non è rilevabile una esaltazione della politica fascista ma nemmeno una sua severa o amara critica. Il lettore, pertanto, ha modo di avvicinarsi al personaggio di Mussolini e al suo contesto non con preconcetti già definiti ma ha una visione globale molto più ampia in modo da poter giudicare lui stesso l’inquadramento delle dinamiche narrate e quindi guardarle e metabolizzarle sotto diversi punti di vista.

L’autore descrive la figura di Margherita Sarfatti, l’amante per eccellenza del Duce. Questa donna, benestante e artista, fu l’unica a segnare in modo preponderante la sua vita. A prescindere da un incontro carnale, lei rappresentava per Mussolini una sorta di complice alla sua ascesa al potere, la persona che ha creato l’immagine pubblica di Benito Mussolini, la donna dietro le quinte che l’ha emancipato dalla sua volgarità proletaria, dalla sua ignoranza, spingendolo a leggere molti libri, preparando con lui i discorsi pubblici, inserendolo nei salotti borghesi.

Oltre a questa magnifica descrizione che Scurati ci regala emergono anche altri personaggi importanti nelle vicende che hanno contrassegnato la storia del Duce: gli alleati come Cesare Rossi, Giuseppe Volpi, Amerigo Dumini, Italo Balbo, Filippo Tommaso Marinetti, Giovanni Marinelli, le numerose amanti, e gli oppositori, uno per tutti Giacomo Matteotti.

In conclusione, M. il figlio del secolo è un testo che ricompone in modo inoppugnabile e preciso un pezzo determinante della storia italiana e che nonostante la mole e la struttura di saggio storico, sotto forma di romanzo documentale, srotola una narrazione fluida, intrigante, stimolante, quasi un romanzo di cronaca.

L’umanità che ci consegna l’autore aiuta il lettore a capire degli aspetti di una storia nota guardandola sotto un profilo completamente diverso, nella freschezza del presente, in un contatto ravvicinato con i protagonisti, un legame compartecipe, intimo, attento. 

Un libro non di semplice lettura nonostante la forma “bonificata” a romanzo. Per tale ragione, in virtù della complessità argomentativa e della vastità di contenuto consiglierei la lettura solamente a un lettore “forte”, anche se l’importanza delle tematiche trattate per capire il passato e anche il presente dovrebbero essere fonte di attenzione, per tutti.

Benito Mussolini