«Per la sua morte non c’è stata giustizia. Forse un romanzo renderà giustizia alla sua vita.» Si conclude con questa lucida e sentita considerazione la nota d’autore di LAngelo di Monaco, il libro d’esordio di Fabiano Massimi pubblicato da Longanesi.

Massimi nasce a Modena nel 1977, laureato in Filosofia e bibliotecario alla Biblioteca Delfini di Modena, da anni lavora come consulente per alcune tra le maggiori case editrici italiane.
L’angelo di Monaco è stato il testo Italiano più venduto alla Fiera di Londra del 2019. Il romanzo è uscito in Italia a gennaio 2020 riscuotendo un notevole successo sia di pubblico che di critica. Massimi, pandemia permettendo, sarà a Verona il 24 ottobre per presentare il suo libro. Chi scrive avrà il piacere di dialogare con lui in occasione di “Parole Amiche – incontri con l’autore”, la rassegna organizzata dell’Associazione culturale Balder di San Giovanni Lupatoto.

Nel suo debutto letterario il giovane scrittore mette in luce un accadimento drammatico, sconosciuto al grande pubblico, ma balzato all’attenzione della cronaca nel secolo scorso, precisamente nel settembre del 1931: la misteriosa morte, verificatasi in circostanze ancora non chiare, della avvenente Angelika Raubal, detta Geli, amata e prediletta nipote di Adolf Hitler.

Il racconto si apre con il ritrovamento a Monaco di Baviera, in Prinzregentenplatz 16, del cadavere di Angelika Raubald nell’appartamento signorile dove la ragazza viveva con lo zio, tutore legale, e astro nascente del Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori, Adolf Hitler.
Il corpo, riverso sul pavimento in una pozza di sangue, veniva rinvenuto nella stanza da letto della giovane con accanto una pistola, di proprietà dello zio Adolf.
Per indagare sul caso, vengono incaricati dalle maestranze del Führer due abili investigatori, il commissario Sigfried Sauer con il suo fidato collaboratore, l’investigatore Helmut Forster, detto Mutti.
L’indagine, forzatamente centrata sull’ipotesi del suicidio, sarà chiusa in modo discutibile dopo otto ore, per poi essere riaperta e richiusa poco dopo.

Da subito al lettore è chiara la solida preparazione storica dello scrittore, per poter strutturare in modo tanto capillare e certosino il testo, che per quanto romanzato descrive perfettamente l’epoca dei fatti e la realtà dell’evento intorno al quale è stato costruito il romanzo.

Con una penna agile, semplice ed elegante Massimi riesce a creare un thriller storico, marcatamente descrittivo, facendo rivivere personaggi realmente esistiti attorno a un doloroso avvenimento che li ha coinvolti, e che nello stesso tempo ha sconvolto la vita di uno degli uomini più controversi del Novecento.
L’indagine poliziesca con al centro i due protagonisti, il commissario Sauer e Mutti, si snoda tra ricerche, rilevamenti, sospetti, colpi di scena e improvvisi cambi di prospettiva facendo emergere strane e oscure circostanze circa il rapporto patologicamente malato tra il Führer e la nipote.
Tra inquietanti suicidi e l’insabbiamento di numerose prove, l’indagine rivela che la relazione di Hitler con Geli non è da inquadrare come un mero rapporto tra zio e nipote ma, al contrario, si tratta di una relazione ben più coinvolgente, raffigurata, anche dalle numerose testimonianze dell’epoca, con un misto di sincero amore e attaccamento, velato da ambigue pratiche sessuali.

Il giovane scrittore, quindi, rifacendosi a un importante evento di cronaca riesce a consegnare al pubblico un romanzo estremamente affascinante, amalgamando magistralmente circostanze tratte dalla realtà: personaggi, luoghi, tempi, dichiarazioni dei testimoni, articoli di giornali, documenti assieme a elementi frutto della sua pura fantasia.
Con grande astuzia e preparazione – alla fine del libro il lettore trova un’appendice bibliografica sull’intera documentazione storica consultata – l’autore è in grado di dipingere un affresco storico dettagliato e genuino che nonostante sia stato tracciato con sfumature romanzate conserva, nel suo insieme, la veridicità della storia raccontata senza minimamente inficiarne l’autenticità.
Lo stesso autore nella nota finale conferma che tutto quello che il lettore legge nel romanzo è stato creato nel rispetto delle fonti consultate, persino le ipotesi avanzate, le ricerche, tutto ciò che è stato esposto, oltre agli avvenimenti e i personaggi tutti autentici.

La scrittura romanzata, come precisa Massimi, è stata solo un aiuto per riempire dei vuoti di pensieri e azioni di alcuni personaggi, regalandogli un tono personale che dalla documentazione non emergeva.
L’Angelo di Monaco è un libro che rientra perfettamente nella categoria di thriller storico perché, oltre all’irresistibile intrigo di un giallo perfettamente orchestrato in ogni suo tassello, ha nel suo presupposto una fatto storico estremamente seducente.
Se Fabiano Massimi voleva con questo romanzo dare giustizia alla vita di Angelika Raubal, credo che alla fine della lettura del testo qualsiasi lettore direbbe vigorosamente “sì”.

LAngelo di Monaco di Fabiano Massimi, Longanesi, 2020.