La notizia del premio etico riservato a Neymar dal Paris Saint Germain è una non-notizia. Piuttosto rappresenta un caso studio su come si può estrapolare un dettaglio e stimolare una valutazione altrettanto etica in maniera per certi versi ambigua. Con qualche dubbio sulle modalità con cui certi messaggi vengono divulgati.
Cos’è accaduto? La questione è semplice da riassumere. Un paio di giorni fa la testata francese France 2 ha pubblicato un documento in cui si sottolineava un aspetto dei contratti dei giocatori col Psg. Ovvero la presenza di bonus direttamente collegati al loro comportamento. Tra le svariate clausole previste dal “Prime d’ethique”, a incuriosire chi ha intercettato questi carteggi è risultato l’obbligo a recarsi sotto la curva dei propri sostenitori per applaudirli al termine delle singole partite. Incrociando il dato del premio etico (375mila Euro) inserito nel già lauto stipendio di Neymar, ecco pronto il sillogismo: il calciatore brasiliano riceve una valanga di soldi per far ciao-ciao con la manina a chi paga per incitarlo al Parco dei Principi. Che impunito.

Il PSG ha vinto cinque delle ultime sei edizioni della Ligue 1

Una vicenda strumentalizzata

Al di là della ghiotta occasione di riprendere qualcosa di verosimile scritto da altri e rigirarlo in rete o su carta, talvolta alla ricerca di indignazione webete e dunque lettori e clic, la sensazione immediata è stata la strumentalizzazione della vicenda. Passi per i tifosi, passi per i non addetti ai lavori, passi pure gli antipatizzanti di Neymar – che non sono pochi e peraltro in altri contesti hanno buoni motivi per esserlo – ma chi si occupa di informazione si presuppone abbia gli strumenti per decodificare certe questioni. Cioè, ad esempio, che non è una novità che gli atleti professionisti debbano seguire regole codificate da normative e che il tutto abbia un impatto economico.
Neymar o meno, applausi ai tifosi o meno, i premi etici in Francia esistono da anni e al Psg precisamente dal 2011. E il “codice” non è un’esclusiva del club parigino di proprietà della Qatar Investment Authority. Anzi, è prassi inserirlo nei contratti anche in altre discipline sportive. L’aspetto comportamentale degli atleti talvolta è trattato in regolamenti a parte – che possono generare multe, nel caso di mancato rispetto – oppure è valorizzato in termini assoluti o percentuali nello stipendio.

Non solo Psg

Pur indicato come bonus, il premio etico di fatto agisce come un malus qualora i termini non siano rispettati secondo le regole del club. E, vale ripeterlo, in alcuni casi è calcolato su basi percentuali dell’ingaggio, di cui ne è parte e va a sommarsi se si rispettano comportamenti virtuosi. Neymar notoriamente percepisce oltre trentasette milioni di stipendio. Il suo premio etico vale 375mila euro. Facile fare i conti: l’uno percentuale del totale. Per certi versi se la passano peggio i suoi colleghi del Clermont Foot. Il club dell’Alvernia il premio lo ha introdotto sei stagioni fa e vale il 2% del valore dello stipendio. Insomma, in termini relativi vale più l’applauso ai supporter di un club di Ligue 2 che di chi gioca per vincere la Champions’ League.
Il motivo per cui società non solo calcistiche hanno deciso di evidenziare gli aspetti etici della professione nel contratto, ovvero sulla busta paga, è per rimarcare quanto possibile l’importanza della correttezza dei comportamenti. I riferimenti riguardano ogni singolo momento della vita dell’atleta. Per quanto scontate, le regole sono trasversali e valgono per la stella del sodalizio transalpino come per colleghi molto meno noti. Dalla gestione dei media all’attenzione ai commenti pubblici sul proprio club, dal divieto di propaganda politica o religiosa fino alla disponibilità verso i tifosi – e quindi a salutarli al termine delle partite – sono solo alcune delle normative previste il cui corpo centrale ovviamente riguarda la propria professione. Per quanto per certi versi banali, i club le evidenziano direttamente nel contratto. Regole base di convivenza civile.
Capita talvolta esagerare. Neymar lo fa quando si rotola in campo dopo un impercettibile contrasto. Stavolta però a rotolarsi per cercare visibilità è sembrato essere il suo marcatore.
Paolo Sacchi