Un momento un po’ così. Non sapremmo come altro definire questa fase del campionato in cui la squadra di Patron Campedelli si è ritrovata. Il Chievo ha raggiunto sì i nove risultati utili consecutivi – score senz’altro importante e che denota quantomeno una solidità mentale importante – ma che non sempre riesce a sfruttare le occasioni che il calendario le pone davanti. Certo, non si può vincere sempre ma alzi la mano chi non è rimasto deluso dal pareggio a reti inviolate maturato al “Del Duca” sabato pomeriggio. Un pareggio arrivato contro l’ultima della classe, l’Ascoli, che il Chievo ha sofferto per gran parte del match, per dinamismo e organizzazione di gioco.

In qualche modo Alfredo Aglietti chiudeva proprio con questa sfida una sorta di ideale “cerchio”, con la sua esperienza sulla panchina del Chievo iniziata ai primi di marzo 2020 proprio con la sfida contro l’Ascoli. Erano, lo ricorderete, i giorni pre-lockdown e l’atmosfera vissuta prima, durante e dopo quella gara, era già di quelle da far tremare i polsi. Fu pareggio anche quella volta, per 1-1, con le reti di Djordjevic e Ninkovic. Stavolta, invece, di reti non se ne sono viste, ma a dirla tutta, anche i tiri in porta si sono contati con il contagoccie. Per il Chievo ne sono arrivati soltanto un paio nei minuti finali, con Garritano e Mogos (che ci ha provato da lontano) murati dal bravo portiere avversario, che ha evitato così un’immeritata sconfitta ai suoi. Per il resto ha prevalso un grande equilibrio a centrocampo, con le difese che hanno avuto sempre la meglio sugli attacchi e con un gioco che in generale definire “poco spumeggiante” è a dir poco un eufemismo. E se da un Ascoli in difficoltà e ultimo in classifica te lo puoi anche attendere, da un Chievo lanciato ai vertici della B e che nelle ultime uscite era sempre andato in gol fornendo sempre prestazioni brillanti, era onestamente più difficile aspettarselo.

Peccato, perché la sensazione, e non è la prima volta in questo campionato, è che si siano lasciati sul terreno di gioco altri due punti importanti e perché, forse, sarebbe bastato aumentare di poco il ritmo in certe fasi della partita per riuscire ad avere la meglio sugli avversari, sulla carta tecnicamente e tatticamente inferiori. Anche se poi, in definitiva, quella superiorità va dimostrata in campo e al “Del Duca”, in verità, di quella differenza non se n’è accorto praticamente nessuno, colpevole un atteggiamento dei gialloblù un po’ “molle”. D’altronde, alla terza partita in otto giorni (e ne arriveranno altre due in settimana con le sfide entrambe al Bentegodi contro Cittadella, mercoledì, e Pescara, domenica) evidentemente le risorse mentali del Chievo risultano limitate e poco inclini a fare gli “straordinari”. Eppure sono proprio queste le occasioni da sfruttare al massimo per cercare di accorciare le distanze dalla vetta della classifica. Peraltro, a proposito di vertice, nei due scontri diretti che arriveranno nelle prossime tre gare – nel già citato derby contro il Cittadella e nella sfida alla seconda di ritorno contro la Salernitana – il Chievo sarà chiamato a dare senz’altro qualcosa in più. A cominciare dal suo allenatore. Il campionato, per carità, è ancora lungo, e tempo per recuperare i punti persi ce n’è ancora tanto. Il Chievo ha già dimostrato di saper “pazientare” e attendere il momento opportuno per ottenere i punti decisivi. Dal mercato di riparazione, infine, potrebbe arrivare quell’attaccante in grado di finalizzare il gioco della squadra e quella potrebbe rappresentare la vera svolta. Attaccante da dieci gol o meno, però, il gioco di Obi e soci dovrà risultare più veloce e meno macchinoso di quanto visto nell’ultimo turno.