Damiano Tommasi è il nuovo sindaco di Verona. Con oltre il 53% dei voti è riuscito, al ballottaggio, a superare il sindaco uscente Federico Sboarina, che si è fermato a poco più del 46%. Una vittoria storica per la città scaligera, che arriva esattamente a vent’anni di distanza dal – fino a ieri – primo e unico scontro vinto dal centro-sinistra in riva all’Adige. Ieri la storia si è ripetuta e il principale protagonista (ma non l’unico) di questo successo è stato proprio l’ex calciatore, che ha saputo canalizzare su di sé i voti di tantissimi elettori veronesi.

Sindaco Tommasi, quali sono a caldo le sue prime emozioni?

«Ovvviamente c’è prima di tutto una grande soddisfazione, soprattutto per i tanti volontari e tante volontarie che si sono impegnati in questa campagna elettorale. E poi c’è soddisfazione anche per il nostro stile e modo di far politica, che evidentemente è stato apprezzato dai veronesi. Essere premiati perché abbiamo parlato di sogni, di progetti, di impegno, di futuro, di giovani… perché non abbiamo attaccato gli avversari e non siamo caduti nelle provocazioni è davvero significativo. Vuol dire che un altro tipo di politica è possibile. Siamo riusciti a parlare di politica, usando le parole che credo tante persone si aspettano dai loro amministratori e dai politici in generale. Questo la gente l’ha apprezzato e credo che abbiamo vinto anche nei modi. Questo ci deve rendere orgogliosi. Sono molto contento. »

Ora per lei arriva una grande responsabilità?

«Lo sapevamo fin dall’inizio. Sia per portare avanti il progetto della candidatura, ma a maggior ragione da oggi per portare avanti l’amministrazione. Ci siamo messi in gioco tempo fa proprio per riuscire a fare questo, un qualcosa che Verona aspettava da molto tempo.»

Coincidenza ha voluto che ieri fosse stato l’anniversario della morte di Don Milani, una delle sue fonti di ispirazione…

«Non è un caso, forse. Lui è una parte fondamentale della mia formazione. Quando parla di politica don Milani parla sempre di impegnarsi insieme per riuscire ad affrontare qualsiasi tema e superare ogni tipo di ostacolo. E credo che questo sia stato proprio il segreto del successo della nostra proposta.»

Per Verona si tratta di una svolta storica?

«Verona ha evidentemente voluto voltare pagina. E noi abbiamo iniziato a scrivere quella pagina di storia della città. Ora dobbiamo proseguire su questo progetto affascinante, che per molti può essere un modo nuovo di fare politica.»

Dove ha realmente vinto, secondo lei?

«Ero soddisfatto della campagna elettorale. Ribadisco che siamo riusciti a parlare un linguaggio diverso. Per me già per quello era una partita già vinta, a prescindere dal risultato finale. La voglia di partecipazione credo che sia stata l’altra chiave importante. La voglia di coinvolgere sempre più persone. Inoltre rendere protagonisti tanti giovani, di cui alcuni eletti in Consiglio, ha portato una grande energia, che ora va incanalata e messa nelle condizioni di essere utile a questa città.»

Quanto ha contato l’unità della sua coalizione?

«Direi che è stata anche questa fondamentale. L’aver proposto un’idea sola di Verona è stato decisivo anche nella comparazione con gli avversari. Credo che i cittadini veronesi abbiano a cuore questa città più di quanto si vuole spesso far credere e tocca a noi, ora, dimostrare con i fatti che hanno fatto la scelta giusta. Conto sul fatto che le tante belle persone che si sono attivate in questo periodo riescano a coinvolgerne altrettante, per riuscire tutti insieme a far bene per Verona.»

La sua vittoria può rappresentare anche un “messaggio” per il centro-sinsitra in chiave nazionale?

«Ho sempre detto che la partita era ed è a Verona. In campo nazionale se ne parlerà quando sarà ora. A me tocca solo amministrare questa città insieme alle tante persone che mi hanno spinto verso questo passo e mi concentrerò solo su questo.»

Ha sentito il suo avversario, il sindaco uscente Sboarina?

«Mi ha fatto un in bocca al lupo e ha detto che ci vedremo presto.»

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