Il diavolo in musica, tra dannazione, tentazione e ironia
Il fascino del male ha storicamente sedotto fior fior di artisti: dalla letteratura (Goethe, Milton) alla musica (Tartini, Paganini), dal Barocco all'epoca più moderna.

Il fascino del male ha storicamente sedotto fior fior di artisti: dalla letteratura (Goethe, Milton) alla musica (Tartini, Paganini), dal Barocco all'epoca più moderna.

Cosa è il male? Il male non è solo un concetto teologico, ma un pensiero primordiale che affascina e tenta da sempre l’animo umano. Ognuno vede il male e lo conosce in modo diverso, mentre altri ne negano l’esistenza. Dal mito alla musica, dalla tradizione all’arte fino alla psicologia, esso si insinua, apparendo a volte torbido e confuso, altre ben definito.
Cosa spinge artisti, musicisti e scrittori a celebrarlo nelle loro opere, talvolta con ironia, talvolta con misticismo e venerazione? Il Diavolo, come personificazione del caos e della libertà assoluta, si adatta perfettamente alla trasfigurazione artistica. In fondo, il legame tra la musica, il male e il peccato è antico quanto il canto delle Sirene.

La musica, con il suo linguaggio rituale e la sua capacità di agire sulla psiche, è da sempre vista come un mezzo per toccare l’ignoto, il soprannaturale e l’animo più profondo e sensibile del nostro io. Certi suoni possono sublimare gli stati d’animo e contribuire a travestire la realtà, rendendo il linguaggio musicale depositario di conoscenze primordiali.
Non a caso, già Sherlock Holmes, nel primo romanzo di Arthur Conan Doyle “Uno Studio In Rosso”, citava Darwin, suggerendo che la musica eserciti su di noi un’influenza così sottile affinché il nostro animo conservi un “vago ricordo di quei secoli oscuri agli albori del mondo”. Ma è con l’avanzare delle epoche che il Diavolo e l’occulto entrano di diritto nel repertorio classico. Una breve presentazione dei compositori e delle opere più importanti, nelle quali la presenza del diavolo è centrale.
Il tema del male trova spazio già nel fervore spirituale del Barocco. Giacomo Carissimi (1605 – 1674): il compositore barocco italiano affronta direttamente il tema con il mottetto Lucifero, descrivendo l’orgoglio dell’angelo caduto e l’ira divina, un tema teologico comune nel Seicento. Giuseppe Tartini (1692 – 1770): la leggenda narra che Tartini sognò il diavolo che suonava il violino. Il demone eseguiva un trillo impossibile, un suono che non era di questo mondo, che lo spinse poi a comporre un’opera virtuosistica con un’aura demoniaca che persiste ancora oggi, Il trillo del diavolo, la sonata che ancora oggi fa tremare i violinisti.
Non era solo un sogno. Era l’inizio di un patto: la musica classica, da quel momento, avrebbe danzato con il male. Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791): la figura del diavolo entra indirettamente nella leggenda del Requiem. L’opera fu commissionata da un misterioso personaggio (poi identificato in un conte) che alimentò la fantasia popolare: il committente oscuro venne presto fantasticato come Satana in persona, venuto a reclamare l’ultima fatica del musicista massone.

Il Romanticismo esaltò la figura satanica, vedendola come l’incarnazione dello spirito ribelle in reazione al razionalismo illuminista. Il Diavolo non è più solo male assoluto, ma soprattutto simbolo di libertà totale e trasgressione.
Niccolò Paganini (1782 – 1840): il virtuoso genovese fu la personificazione del violinista diabolico. La sua tecnica sbalorditiva, i suoi atteggiamenti anticonformisti e il modo in cui sembrava fondersi con lo strumento hanno generato il mito del “patto col demonio”. Opere come Le Streghe, I Capricci, I Palpiti, riflettevano l’iconografia diabolica, dove il violino, spesso associato ai riti del sabba, nelle sue mani diveniva un oggetto quasi magico. Il suo violino urlava, piangeva, rideva. Quando spezzava le corde a una a una, il pubblico tratteneva il fiato: sembrava che lo strumento fosse vivo, posseduto. Ancora oggi, solo Klaus Kinski nel film Paganini è riuscito a restituire quell’intensità: un uomo che suona come se vendesse l’anima a ogni accordo.
La saga di Faust con il mito del patto col Diavolo domina il secolo, ispirando capolavori operistici e sinfonici, tra i quali: Giacomo Meyerbeer con l’opera grandiosa Robert, Le Diable (1831); Louis-Hector Berlioz con la sua “leggenda drammatica” La damnation de Faust (1846); Franz Liszt che dedicò il monumentale Faust Symphonie e il virtuosistico Mephisto Valzer; Charles-François Gounod con l’opera Faust (1859), una delle più eseguite sul tema; Arrigo Boito con Mefistofele (1868), opera che pone la figura demoniaca in un ruolo centrale e carismatico. Camille Saint-Saëns (1835 – 1921): il poema sinfonico Danse macabre (1874) sfrutta l’inquietante evocazione del violino del Diavolo per guidare la danza notturna degli scheletri, divenendo un classico del genere.

Non mancano i toni più leggeri e parodistici, come nell’operetta Orphée aux enfers (1858) di Jacques Offenbach, e le sfumature più oscure e drammatiche come nell’oratorio Lucifer (1866) di Peter Benoit.
Nel XX secolo, la figura del male si allontana dal Diavolo canonico per abbracciare il primitivismo, il caos e l’occulto. Paul Dukas (1865 – 1935): L’apprenti sorcier (1897), basato su Goethe, è l’esempio del caos scatenato da un apprendista che usa la magia senza controllo, un male inteso come tracotanza e disobbedienza. Igor Stravinskij (1882 – 1971): Sagra di primavera (1913) non è demoniaca in senso tradizionale, ma la sua musica evoca con violenza e dissonanza i riti pagani e il sacrificio umano, un’oscurità primordiale e sciamanica che causò scandalo.
Manuel de Falla (1876 – 1946): il balletto El amor brujo, con la celebre Danza ritual del fuego, si immerge nel folklore e nella stregoneria spagnola, un male più magico che teologico. Sergej Prokof’ev (1891 – 1954):lLa sua opera L’angelo di fuoco (1927) è una visione di possessione e misticismo che ben riassume la complessità del male novecentesco.
Karlheinz Stockhausen (1928 – 2007): in epoca contemporanea, il tema del Diavolo (Lucifero) torna nel suo ciclo operistico monumentale Licht (Luce), dimostrando che, nonostante il consumo elevato della musica, l’aura sacrale, misteriosa e oscura del suono non è mai veramente andata perduta.
Dalle sonate ispirate dai sogni del Diavolo di Tartini ai complessi drammi faustiani, fino ai riti ancestrali di Stravinskij, la musica classica ha costantemente esplorato le zone d’ombra dell’esperienza umana. Il fascino per il male e per le figure demoniache continua a ispirare, dimostrando che l’arte è il campo di battaglia ideale in cui l’oscurità può essere celebrata e, allo stesso tempo, esorcizzata attraverso l’armonia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
