La scrittrice Carola Susani, con il suo ultimo romanzo, “Il dio delle genti” (minimum fax, 2025), conclude una trilogia che esplora profondamente la storia e i grandi mutamenti sociali, economici e urbanistici del nostro Paese.

La trilogia prende avvio con La prima vita di Italo Orlando (minimum fax, 2018), ambientato negli anni Cinquanta, quando in Sicilia si inizia a estrarre il petrolio. Il secondo volume, Terrapiena (minimum fax, 2020), si concentra sugli anni Settanta, un periodo in cui emergono nuovi bisogni individuali e identità in trasformazione.

Infine questo libro, con una storia che parte dagli anni Ottanta e arriva quasi ai giorni nostri. Ogni romanzo è leggibile in modo indipendente, ma c’è un personaggio che ricorre, Italo Orlando. Lui sfugge alle categorie descrittive, o le complica, a partire dal suo aspetto e dalla capacità di essere normale e speciale al contempo.

La figura di Italo

Per ammissione dell’autrice, la figura di Italo prende spunto dal mito di Tagete, dio etrusco, ma può anche essere apparentato al genio della lampada di Aladino. Italo si muove in una realtà al limite del possibile, sparisce e ritorna, non si brucia con il fuoco, al bisogno si rende servo e si fa rinchiudere in uno sgabuzzino, oppure diventa autista, babysitter e salvatore in svariate situazioni. Italo è il mistero e la poesia, l’amico fidato di sempre e il pifferaio magico che conduce i bimbi nel bosco.

«Il titolo è una citazione biblica ma io racconto un bisogno, la sete delle persone di attribuire una sorta di sacralità a un dio delle genti, altra cosa rispetto al signore che ha creato il cielo» ci confida Susani «è la nostra sete che ci porta ad attribuire potere alle cose terrestri. Anche Italo è un dio terreno, un dio delle genti».

La storia si vale di salti temporali e luoghi diversi, a partire da un paese di fantasia nel Sud, Carrone. C’è una famiglia, i genitori, Giuliano e Gina, e due bambini, Piera la piccola ed Eugenio, più grande.  Hanno una casa accogliente, invitano gli amici e vivono una vita serena come tante su cui piomba una disgrazia che genera un lutto nella famiglia, tra gli amici e nell’intero paese.

Una scossa di terremoto provoca il crollo del soffitto della palestra comunale dove si trovano nove tra bambini e bambine. Schiaccia la vita di otto di loro, ne polverizza il futuro. Solo un bambino si salva, Piera non è coinvolta perché troppo piccola per partecipare all’attività sportiva, ma muore il suo fratellino. Muore anche la maestra di ginnastica artistica e l’allenatore, Ignazio, riemerge alla vita dopo un lungo coma.

La questione del lutto

Come si reagisce al lutto? L’autrice ne scrive con rispetto, senza tacere le derive possibili. Non sempre risulta semplice elaborarlo, talvolta nelle persone ci sono resistenze che hanno a che fare con la memoria, con l’amore, con il desiderio di trattenere anche il dolore, l’ultima cosa che rimane dopo la morte di una persona cara.

Il lutto lacera il rapporto tra Gina e Giuliano, è l’onda lunga del terremoto che sconquassa anche il loro modo di porsi con il mondo ma il tempo, inesorabile, scorre comunque. Arriva l’adolescenza per Piera e la sua scelta di ribellarsi a tutto e tutti: famiglia, scuola, convenzioni.

Foto da Unsplahs di Inna Safa

Con una diversa e crescente consapevolezza Piera si pone domande sul perché del crollo e indaga su quelle che pensa possano essere le responsabilità di suo padre. Come mai l’unico edificio colpito è stata la palestra e non invece l’ala transennata della chiesetta settecentesca? Quali loschi affari del padre lo connettono alle disinvolte imprese edilizie di quegli anni?

La sua indagine comporta una frattura e una distanza tra lei e i genitori, la porta lontano da Carrone, fino a Roma, vive per strada o accanto a case occupate e compone una sorta di catalogo di lutti che arriva a un punto di non ritorno, impossibile da sostenere.

Carola Susani sembra non voler rassicurare a tutti i costi, ci porta piuttosto a riflettere «Penso che la letteratura chieda un obiettivo di verità, se in quella verità c’è speranza è un bene. Io credo nella speranza però devo trovarla nella realtà, non posso inventarla».

L’autrice sarà a Verona sabato 4 ottobre alle 10.30 alla libreria “Libre!” (Interrato dell’Acqua morta) per presentare il suo libro in dialogo con Susanna Bissoli e Ilaria Rigoli.

La libreria Libre!

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