In tutta Europa, una casa di proprietà è ormai un miraggio per molti. Giovani coppie, studenti fuori sede, lavoratori precari: in sempre più casi, trovare un alloggio stabile e accessibile sta diventando una sfida impossibile. E se le capitali restano l’emblema della crisi, la tensione abitativa si è ormai estesa anche alle città di medie e piccole dimensioni — come dimostrano i casi italiani, da Verona a Firenze, da Bari a Trento.

Secondo i dati diffusi dal Parlamento europeo, tra il 2015 e il 2023 il costo delle abitazioni nell’UE è cresciuto del 46%, mentre gli affitti sono aumentati del 18% tra il 2010 e il 2022. In Italia, la dinamica è simile: basti pensare che a Verona, nel 2024, l’affitto medio di un bilocale in centro ha superato i 900 euro al mese. E fuori dal centro, i prezzi non sono poi tanto più bassi. Il risultato? Una generazione intera che resta in affitto a vita, o che rinuncia all’autonomia, posticipando ogni progetto di indipendenza, famiglia, stabilità.

Una frattura tra generazioni

Quello che sta accadendo non è solo un problema economico: è un cambiamento strutturale e profondo che ridefinisce i rapporti sociali. Chi ha avuto la possibilità di comprare casa prima del boom immobiliare — spesso grazie a condizioni di credito più favorevoli, stipendi più stabili e costi più bassi — oggi si ritrova proprietario di immobili il cui valore è in forte crescita. Chi invece si affaccia ora al mercato, senza un patrimonio familiare alle spalle, si trova escluso.

In molti parlano di “ricatto intergenerazionale”: i giovani pagano affitti altissimi a persone molto più anziane che, spesso, vivono di rendita grazie alle case acquistate decenni fa. Una redistribuzione alla rovescia, che sposta risorse dal basso verso l’alto, da chi lavora a chi ha accumulato.

Gentrificazione e turismo fuori controllo

Una parte rilevante del problema ha a che fare con l’uso degli immobili. Un numero crescente di appartamenti, infatti, non viene più destinato all’abitazione permanente ma trasformato in strutture ricettive temporanee — spesso gestite tramite piattaforme come Airbnb. A Verona, città turistica per eccellenza, il fenomeno è esploso negli ultimi anni, comprimendo ulteriormente l’offerta abitativa per residenti e studenti. Il centro – fenomeno ormai in atto da anni – si sta letteralmente svuotando dei cittadini veronesi a beneficio dei turisti, comportando anche una modifica sostanziale del tessuto economico, dei negozi di vicinato (soppiantati dalle grandi marche internazionali di moda) e con un aumento spesso folle dei prezzi al consumo.

Non è un caso se anche nel capoluogo scaligero sono in aumento i casi di “affitti a camere”, con trilocali suddivisi per ospitare quattro, cinque o sei persone — ciascuna con un contratto individuale. Per chi vuole vivere da solo o con il partner, la scelta è ristretta e i costi spesso proibitivi.

Un problema da risolvere in fretta

Foto da Unsplash di Luke Stackpoole

Gli effetti politici non si sono fatti attendere. In tutta Europa, i partiti di estrema destra hanno guadagnato consensi sfruttando anche il malcontento legato alla crisi abitativa. In Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, le forze populiste hanno legato il tema delle case a quello dell’immigrazione, trovando facile presa in una popolazione che si sente ignorata dalle istituzioni.

Jaume Collboni, sindaco di Barcellona, ha lanciato l’allarme: “La crisi della casa è una minaccia per la democrazia tanto quanto lo è la guerra in Ucraina”. Un’affermazione forte, ma che a suo modo riesce a descrivere lo scenario. Se un lavoratore che paga le tasse, studia, si forma, si impegna, non può permettersi neppure un monolocale — allora viene meno uno dei presupposti fondamentali della convivenza democratica: la fiducia nel fatto che l’impegno venga ricompensato.

Il diritto a una casa

In molte città europee stanno nascendo movimenti per il diritto all’abitare. Giovani in piazza, manifestazioni, petizioni: l’idea che un tetto sopra la testa sia un diritto, e non un privilegio, torna al centro del dibattito. Anche in Italia si moltiplicano le proteste: a Milano, Torino, Bologna, Roma e — più silenziosamente — anche a Verona, dove il tema sta diventando sempre più importante all’interno del dibattito politico cittadino.

Intanto, i numeri parlano chiaro: il mercato immobiliare, così com’è, produce diseguaglianza. E senza un’azione decisa da parte delle istituzioni — in termini di edilizia popolare, regolamentazione degli affitti brevi, agevolazioni per l’acquisto prima casa — rischia di esplodere. Non solo per chi non ha una casa. Ma per tutti.

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