Afterhours, ballate per piccole iene
Un tour che celebra il ventennale di uno dei dischi più importanti della band capitanata da Manuel Agnelli e che ha risposto ampiamente alle aspettative.

Un tour che celebra il ventennale di uno dei dischi più importanti della band capitanata da Manuel Agnelli e che ha risposto ampiamente alle aspettative.
È stato un rito collettivo di profondo amore per gli Afterhours quello che si è tenuto mercoledì 9 luglio sera allo Sherwood Festival di Padova. Le distanze e il prezzo del biglietto non hanno fermato la moltitudine di persone che ha riempito la vasta area del concerto. Agnelli, in forma invidiabile, non si è certamente tirato indietro.
E così è partito subito con il primo brano di Ballata per piccole iene, disco che è stato poi suonato per intero. E proprio l’anniversario, il ventennale, di quello che è considerato l’album “maturo” degli Afterhours è stata la scintilla principale per la partecipazione di molti. A ragion veduta, o meglio ascoltata, verrebbe da dire. In particolare ha colpito – su disco come in live – l’intensità di Ballata per la mia piccola iena e di Ci sono molti modi. Ma il risultato, quell’affezione mai sopita e risvegliata a Padova, è stato possibile per la presenza di “quella che è una vera band”, come ha avuto modo di dire Agnelli prima di presentarla al pubblico.
Sul palco sono saliti con lui l’immarcescibile Giorgio Prette (dal 1990 al 2014 con la band, praticamente coprendo tutta la discografia eccetto l’ultimo Folfiri e folfox dell’ormai lontano 2016), un Andrea Viti dedito a fare pulsare un basso messo in risalto nel mix, Dario Ciffo (attivo anche negli onestissimi ma mai granché considerati Lombroso) e il polistrumentista aggiunto per l’occasione Giacomo Rossetti.
Il pubblico é poi esploso, tra salti e accenni di educato pogo (é pur sempre indie, il metal é lontano da qui), con Strategie, il primo pezzo fuori da Ballata per piccole Iene eccettuando la straniante cover di La canzone di Marinella, brano complesso da rendere per intensità dell’originale ma in cui Agnelli ha dimostrato ancora una volta una classe fuori dal comune. E forse anche a causa di una certa penombra in cui si sono mossi la maggior parte dei brani precedenti, l’effetto di Lasciami leccare l’adrenalina e il classico Male di miele è stato davvero detonante. Così come è stato il brano conclusivo dei 23 proposti Voglio una pelle splendida, e ho messo il punto su un concerto ispirato ha reso un po’ meno godibile da un comparto audio non particolarmente equilibrato. Da segnalare l’esordio in questo tour dei brani Varanasi baby e Sulle labbra, e la presenza di Padania, dall’omonimo disco. Niente invece dall’ultimo album, mentre ben tre gli estratti da Non è per sempre, tra cui la scontata e sempre bellissime omonima.
Poco da segnalare sul versante opener: gradevole il rock dei No sex before marriage, invero ascoltati mentre ero in fila per un ottimo kebab (con il prezzo concerto a 8 euro) e forse più interessante, ma vagamente scentrato, il crossover rap-alternative degli Inaria.
Per il resto lo Sherwood si conferma una delle manifestazioni più interessanti dell’estate concertistica con un importante presenza di banchi che propongono vestiario e oggettistica alternativa. Da segnalare anche la presenza di Goldsoundz, il negozio di dischi del quartiere Arcella, il cui proprietario Giorgio Bonomi ha ben esposto dalle 19 alle 20 la storia discografica degli Afterhours. Un bel ripasso ad opera di un ex giornalista che mantiene una capacità divulgativa ottima. È proprio i dischi degli Afterhours sono andati a ruba durante la serata.
Ad onor di cronaca devo anche segnalare la protesta di un collettivo di Vicenza che prima del concerto è stata fatta salire sul palco per testimoniare la propria contrarietà al disboscamento al bosco di Cà Alte. É anche grazie a cittadini come loro, che esercitano il sacrosanto diritto di critica, se tanti alberi rimangono in piedi.
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