In un panorama politico e globale segnato da profonde incertezze, nazionalismi riemergenti e una percezione di “eclissi degli intellettuali”, il Movimento Federalista Europeo (MFE) continua a battersi per la sua visione di un’Europa e di un mondo federale. Il congresso regionale veneto di Schio di domenica 22 giugno 2025 è stato aperto dagli interventi del presidente, il trevigiano Franco Lorenzon e del segretario, il veronese Massimo Contri.

A dirigere i lavori è stato chiamato una persona esterna al Movimento, il consigliere regionale della Lega Marzio Favero, federalista a tutto tondo, dal livello cittadino a quello mondiale passando per quello europeo. Egli ha sottolineato come il mondo sia oggi preda di una “ragion cinica” fondata sull’opportunismo, dove il richiamo agli ideali spesso maschera la ricerca dell’utile individuale anziché dell’interesse generale. In un sistema mediatico che crea “cortocircuiti” fra le esigenze di visibilità della politica e le esigenze dei media di essere attrattivi di attenzione, è ben difficile confrontarsi sui temi seri.

E di questo se ne avuta prova lampante nei resoconti sulla votazione unanime di una risoluzione del Consiglio regionale del Veneto che chiede che si facciano le riforme dei trattati europei per arrivare a un’Europa federale capace di agire: i media si sono invece occupati delle polemiche sull’attualità di alcune affermazioni contenute nel Manifesto di Ventotene del 1941 dal quale si era allontanato il suo stesso autore Altiero Spinelli negli anni ‘50.

Questo contesto favorisce il ritorno di una visione distorta del concetto di Nazione, celata sotto il termine di “sovranismo“, che rievoca le “tristissime esperienze” del secolo scorso. Le Nazioni sono in realtà “costruzioni artificiali”, ha aggiunto, capaci di diventare “prigioni” se non superate da idee capaci di unire milioni di persone che non si conoscono. La realtà è invece l’attualità di una delle intuizioni di Spinelli: la linea di demarcazione fra conservazione e progresso non è oggi quella fra destra e sinistra, ma quella fra nazionalismo e federalismo.

Questa anche la posizione di Chiara Luisetto, consigliere regionale del PD, che ha contribuito dai banchi dall’opposizione regionale al voto unanime sulla Risoluzione n. 125 del 25.03.2025.

Il pensiero federalista, con le sue radici nell’Illuminismo del ‘700, offre strumenti fondamentali per affrontare questa crisi. Primo fra tutti, la consapevolezza che il nazionalismo è “la fine dell’umanità”, un approccio insostenibile di fronte a sfide globali come la minaccia data dalle armi nucleari, dallo sconvolgimento climatico in corso e dal crollo della biodiversità. L’uomo, l’umanità e i diritti umani devono essere posti al primo posto, al di là della famiglia, dello Stato o della Nazione.

Il MFE non si pone l’obiettivo “di unire stati, ma di unire popoli”, considerando la persona umana come centro meritevole di sovranità personale, senza che nessuno debba essere “sovrano” cioè “padrone”. I progetti imperiali e gli stessi Stati continentali, come gli Stati Uniti o la Cina, non sono oggi in grado di affrontare da soli i problemi del mondo, rendendo necessaria una prospettiva ancora più ampia, prendendo atto dell’esistenza di una “comunità di destino” globale. Se vincesse la logica imperiale e l’Europa crollasse, si rischierebbe non solo la fine dell’Europa ma, nel medio termine, quello dell’umanità stessa.

Il Movimento Federalista Europeo ha dimensioni contenute e i suoi attivisti e le sue sezioni rappresentano il suo punto di forza. Essi sono la prova che la politica può essere mossa da “grandi ideali e forti passioni”, evitando il disinteresse individuale e il qualunquismo populista. Questa coerenza nel perseguire l’obiettivo conferisce credibilità, uno strumento più potente di un’effimera visibilità mediatica. Il MFE del Veneto, per il resto, ha mostrato una crescita significativa, passando da 647 iscritti in 14 sezioni nel 2022 a 717 iscritti in 15 sezioni nel 2024, un risultato che, in rapporto agli abitanti, supera anche quello della Lombardia.

La forza del MFE risiede nella sua “elaborazione teorica del pensiero politico” e nella capacità di unire “pensiero e azione”. L’Ufficio del Dibattito e i seminari di formazione, come quelli annuali a Sezano (Verona) e Nocera Umbra, sono cruciali per la crescita culturale e intellettuale dei militanti e per attrarre nuove persone. Il MFE è un’organizzazione che possiede la “lanterna” del federalismo per illuminare la “galleria buia e pericolosa” in cui il mondo si trova.

La sua missione è “cambiare le prospettive e il modo di vedere le questioni politiche”. Si tratta di una “rivoluzione pacifica” ma nello stesso tempo radicale, ha chiarito Giorgio Anselmi, che mira a superare la logica nazionale.

Il MFE è come le talpe che lavorano nel sottosuolo, e il cui lavoro diventa visibile solo quando nei momenti decisivi le classi dirigenti sono indotte a cambiare prospettiva. La battaglia del federalismo è una lotta contro il quadro politico esistente, che si riflette anche nella povertà di idee della politica nazionale, forse proprio perché essa è impotente nel mondo contemporaneo, e nell’eclissi degli intellettuali.

Il Congresso ha salutato con favore l’approvazione unanime di una risoluzione eurofederalista da parte del Consiglio regionale del Veneto. Questo successo, frutto di dialogo costruttivo tra le forze politiche, ha richiesto un salto di maturità e di prospettiva per parlare con una voce sola a favore dell’integrazione europea. Il successo è stato doppio: sia nel merito che nel metodo, dato che è evidente che il nuovo potere federale europeo che si chiede venga istituito deve essere il frutto dell’accordo di tutte le forze politiche.

Non è mancato chi ha proposto di cercare in ogni modo di aumentare la visibilità del Movimento o di rendere accattivanti le sue parole d’ordine. Ma, se da un lato è vero che la grande maggioranza dei cittadini percepisce solo la realtà politica nazionale e quella sovranazionale europea senza conoscere l’esistenza del progetto politico di uno Stato di Stati, cioè di una Federazione europea con livelli multipli e diversi di governo, dall’altro è altrettanto vero che un movimento politico che non si presenta alle elezioni e che dispone dei soli mezzi economici con i quali i suoi iscritti lo finanziano, strumento fondamentale della sua indipendenza da chiunque, non può però reggere un confronto quotidiano con i gruppi di interesse che quotidianamente leggono ogni avvenimento attraverso le lenti della dimensione nazionale.

Sul piano delle grandi battaglie, il MFE ha costantemente tenuto sul tavolo politico la “soluzione” federalista, dalla battaglia per il voto diretto dei cittadini al Parlamento europeo negli anni ‘70 del secolo scorso all’adozione dell’euro nel corso degli anni ‘90, dalla Costituzione europea (divenuta poi il vigente Trattato di Lisbona) alla proposta di un corposo bilancio dell’Eurozona (dall’1% attuale ad almeno il 4-5%). Durante la pandemia di Covid, l’acquisto congiunto di vaccini e il Piano di ripresa e resilienza hanno evitato una “dissoluzione completa dell’Europa”.

Oggi, di fronte alla mancanza di una voce europea nelle crisi globali, come quella mediorientale, si riafferma l’urgenza di una politica estera e di sicurezza unica e di un bilancio europeo capace di sostenere investimenti innovativi e di irrobustire la necessaria transizione ecologica. L’idea di un debito comune europeo, passato durante il Covid, è un “piccolo passo nella direzione giusta” da sostenere, nonostante la tendenza a tornare indietro sui propri passi passata l’emergenza.

La battaglia per la riforma dei trattati europei, sebbene attualmente priva di “volontà politica” negli organismi istituzionali europei, rimane un punto irrinunciabile. Tuttavia, la strategia del movimento prevede anche di insistere su obiettivi intermedi e concreti – difesa, clima, fisco, bilancio – per costruire una consapevolezza europea e federale tra i cittadini. Si è avuto un dibattito sull’opportunità di semplificare la comunicazione per raggiungere un pubblico più ampio, senza però rinunciare al “rigore intellettuale” e alla militanza che costituiscono l’identità del MFE.

L’educazione e la cultura, anche attraverso programmi scolastici più aperti, sono vie fondamentali per diffondere il pensiero federalista. Eppure, si è osservato, anche se per l’Eurobarometro il 70% della popolazione europea è favorevole a un esercito europeo questo però non si fa perché, come ricordava Alcide De Gasperi già negli anni ‘50, “per fare l’Europa bisogna più distruggere che costruire”. In altre parole la vera difficoltà è vincere la lotta di potere che mira a mantenere gli eserciti nazionali più che convincere della necessità di avere istituzioni comuni.

Il MFE è paragonabile quindi a un “giaguaro” che aspetta la preda e si presenta come l’unica organizzazione politica che possiede il lumicino del federalismo per illuminare la “galleria buia e pericolosa” in cui il mondo si trova oggi o, come è stato detto recentemente, quella stanza che oggi è il mondo e nella quale paiono non esserci “adulti all’altezza della situazione”.

A conclusione dei suoi lavori il Congresso ha rinnovato per i prossimi due anni gli incarichi statutari e quindi, grazie alla Sezione MFE Altovicentino, i convenuti hanno consumato un pranzo preparato e servito dai volontari de “Il Bruco – Circolo operario di Magré“, il circolo operaio più vecchio d’Italia con più di 135 anni di storia e il primo luogo nella valle di Schio a tornare a uso pubblico dopo la cacciata dei nazisti che vi si erano insediati durante la Seconda guerra mondiale.

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