Ieri sera al Cinema Teatro Nuovo San Michele Verona ha potuto assistere alla proiezione di Trieste è bella di notte, appena uscito nelle sale italiane. All’evento, voluto da Veronetta129 insieme a One bridge to Idomeni, è seguito il dibattito con uno degli autori, Stefano Collizzolli, in collegamento e in dialogo con la direttrice di Heraldo Elena Guerra e Stefania Berlasso, collaboratrice del giornale.

Il film documenta un gruppo di migranti che cercano di raggiungere Trieste, affrontando molte difficoltà attraverso la rotta balcanica.

Con questa pellicola i registi Matteo Calore, Stefano Collizzolli e Andrea Segre ci fanno incontrare coraggiosi e disperati, che intraprendono questa strada in cui fame, pericolo e violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno. Elemento importante è anche l’utilizzo delle riprese fatte con i cellulari degli stessi migranti, offrendo così al pubblico di vedere a che cosa realmente siano andati incontro.

Lo scandalo delle riammissioni informali

Sfruttando le numerose fonti e archivi, i registi riescono a dimostrare le contraddizioni dello Stato italiano il quale, pur aderendo alla normativa comunitaria che prevede l’obbligo di valutazione caso per caso di ogni singolo richiedente asilo, si appella anche alle cosiddette “riammissioni informali“. Uno strumento che però, come ha dichiarato anche l’onorevole Achille Variati durante un intervento in Senato, verrebbe utilizzato anche quando i richiedenti domandano la protezione internazionale.

La locandina del documentario Trieste è bella di notte. Lunedì 6 febbraio è prevista una proiezione a Roma in Sala Gruppi del Parlamento, alla quale è invitato anche il ministro degli Interni Matteo Piantedosi.

Al centro di questo documentario, il regista ha inserito anche il contributo della giudice Silvia Albano, del tribunale ordinario di Roma, che ha spiegato quanto ciò sia frutto di un accordo bilaterale tra due Paesi, che però non è mai stato ratificato dal parlamento.

Nel solo 2020, l’Italia ha così rimandato in Slovenia 1300 persone (come riporta una didascalia del film), sostenendo che tale operazione fosse legittima nonostante le leggi sulla richiesta di protezione internazionale.

A gennaio 2021 il Tribunale di Roma le ha definite illegali e sono state sospese fino al 28 novembre 2022, quando il ministro dell’Interno Piantedosi le ha riattivate.

(È in corso una campagna per invitare il ministro alla proiezione prevista il 6 febbraio in Sala Gruppi del Parlamento, cui assisteranno gli onorevoli Riccardo Magi, presidente di +Europa, e Matteo Orfini, deputato Pd, per chi volesse unirsi all’iniziativa per sollecitare la presenza di Piantedosi, qui il link con le indicazioni, ndr).

Paura e ansia davanti a Fortress Europe

Sul muro all’interno della casetta abbandonata, dove alloggiano i migranti in Slovenia. “Fight Fortress Europe“, un dettaglio che fa pensare a tutti coloro che sono già stati in questa stessa casa e ha fatto l’identico percorso per arrivare a Trieste o in un’altra città. Una sorta di incoraggiamento a continuare ad andare avanti.

Le testimonianze orali fanno provare una connessione emotiva tra spettatori e protagonisti. Parole e immagini raccontano la paura e l’ansia per chi sta vivendo questa condizione, una realtà che si sta compiendo lungo le rotte balcaniche e che il regista racconta nella sua verità. Una sorta di campanello d’allarme per il pubblico che ignora questi fatti, ai confini tra Slovenia e Italia. Un documentario di grande impatto, da non perdere.

Per seguire gli aggiornamenti sulle sale in cui viene proiettato, questa la pagina dedicata sul sito di ZaLab.

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