Mediterranea Saving Humans è stata rinviata a giudizio. Per la prima volta in Italia, una nave e il suo equipaggio, che presta soccorso e salva vite in mare, verrà processata.

La giudice dell’udienza preliminare di Ragusa, Eleonora Schininnà, ha rinviato a giudizio Mediterranea, Luca Casarini, fondatore della ONG, il Comandante della Mar Jonio Pietro Marrone, Alessandro Metz in qualità di rappresentante legale e altri tre membri dell’equipaggio che sono la medica Agnese Colpani, il soccorritore Fabrizio Gatti e il tecnico a bordo, Geogios Apostolopoulos. Tutti accusati di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare e, nel caso specifico, aggravato dall’ipotesi di trarne profitto.

In passato vi erano state indagini analoghe che però si erano fermate alla fase preliminare, senza rinvii a giudizio. Il caso più eclatante ha interessato la Nave Juventa, che, dopo sette anni di indagini e processo, il giudice, in fase preliminare, prosciolse tutti gli imputati da ogni accusa. Ci furono altri casi che hanno avuto un richiamo mediatico meno clamoroso, si sono sciolti nello stesso modo.

Questa volta invece la cosa è andata avanti, probabilmente pesa il fatto che la Mar Jonio, la nave con cui Mediterranea effettua i salvataggi in mare, è l’unica nave del soccorso civile, a battere bandiera Italiana. Per la legge italiana commette reato chi promuove, organizza o effettua il trasporto di stranieri da un Paese straniero verso il territorio italiano.

La narrazione di chi è contro i flussi migratori, cerca di equiparare i salvataggi in mare con questo tipo di reato, teorizzando che la presenza di navi di soccorso incentivi le persone a migrare dai paesi africani o mediorientali, verso l’Europa. Teorie che non tengono assolutamente conto del fatto che queste persone scappano da guerre, dittature, fame e discriminazione e che rischiano la vita, in molti casi la perdono, lungo il viaggio. Questa teoria, nel corso degli anni e di indagini, non ha trovato alcun riscontro, anzi, è stato constato che è priva di fondamento.

Cosa è accaduto

Nel settembre del 2020, la nave cargo danese Etienne Maersk ha recuperato 27 migranti che erano a bordo di un’imbarcazione alla deriva nel mezzo del mar Mediterraneo. Una volta effettuato il salvataggio, e in un secondo momento, queste persone sono state trasbordate dalla Etienne Maersk alla Mar Jonio per permetterne poi l’attracco nel porto di Pozzallo, consentendo quindi al cargo danese, di continuare il proprio viaggio in mare. Il tema legato al profitto, invece, riguarda un bonifico di 125mila euro, fatta dalla società armatrice della Maersk a favore della Idra Social Shipping, la società armatrice della Mar Jonio.

La replica di Mediterranea non si è fatta attendere: tramite un video diffuso su giornali e social Luca Casarini, afferma di essere ben consapevoli di cosa è stato fatto, ovvero di aver salvato 27 persone nel più lungo abbandono di essere umani nel Mar mediterraneo, 38 giorni. Il processo, dice Casarini, sarà l’occasione di un dibattito pubblico sulle politiche migratorie e l’occasione per chiedere spiegazione dell’abbandono di 27 persone per 38 giorni a bordo di una petroliera a cui veniva impedito l’acceso nei porti italiani. A bordo, risulterà essere presente anche una donna che è stata vittima di violenza sessuale nei lager libici.

Una risposta netta, lucida e serena. Una risposta di chi è pienamente consapevole che l’unico obiettivo è quello di salvare vite umane, facendolo tra accuse, spionaggio, minacce, indagini, controlli, processi e leggi che non fanno altro che ostacolare il salvataggio delle persone, salvataggi necessari per impedire che queste persone muoiano annegando in mare.

Come ulteriore risposta, in attesa del processo che avrà inizio ad ottobre, Mediterranea raddoppia il proprio sforzo con una seconda nave. Infatti la ONG italiana, oltre alla storica nave, la Mar Jonio, ne avrà a disposizione una seconda, una nave che ha già solcato il Mediterranea per effettuare operazione di salvataggio in mare, era la Sea Watch4 che adesso si chiamerà appunto Mediterranea e che a breve partirà per la prima missione in mare.

“Grazie alla cooperazione tra Sea-Eye e Mediterranea, questa nave è anche un simbolo che dimostra che un altro Mediterraneo è possibile, che un altro mondo è possibile”, ha affermato Luca Casarini nel presentare la nuova imbarcazione: Risposte concrete, pratiche che hanno un solo obiettivo: continuare a salvare vita in mare.

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